Dislessia: serve anche la riabilitazione
Data: Sabato, 27 ottobre 2007 ore 18:18:31 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Ho letto l’articolo "Fare esperienza con i dislessici" e non mi sento di condividere soprattutto l’affermazione conclusiva che per la dislessia non è necessario alcun intervento riabilitativo poiché tale affermazione può dare adito ad una conoscenza errata del problema. Se è vero che non è una malattia è certamente un disturbo da non trascurare e sottovalutare.

Oggi, purtroppo, la conoscenza dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) è ancora così vaga che, spesso, non vengono neanche riconosciuti e di conseguenza trascurati dalla scuola e ancor più dai genitori. C’è una grande tendenza a considerare determinate lacune nell’apprendimento come comportamenti caratteristici del bambino poco attento, svogliato, che non si impegna abbastanza, quando invece, una parte di queste, sono causate dai DSA.

Tali disturbi, che hanno una frequenza del 20 % della popolazione degli alunni italiani, riguardano la decodificazione e la codificazione del linguaggio scritto (lettura e scrittura) e vengono comunemente raggruppati sotto il termine di dislessia; quando le difficoltà riguardano le operazioni di calcolo, la definizione comune è discalculia.

Più propriamente si intende per Dislessia la difficoltà (più o meno accentuata) di imparare a leggere, che si manifesta in un bambino intelligente, dotato di vista e udito normali, senza problemi neurologici, che ha ricevuto una istruzione convenzionale adeguata e che, almeno all’inizio della scuola, ha motivazione ad imparare a leggere. Secondo l’Associazione Italiana Dislessia, il disturbo si manifesta quando l’automatizzazione dell’identificazione della parola (lettura) e/o della scrittura non si sviluppa o si sviluppa in maniera molto incompleta o con grave difficoltà.

La dislessia non può essere predetta anche se un ritardo di linguaggio può rappresentare un fattore di rischio. Nel bambino dislessico si rilevano infatti un deficit di codificazione fonologica con incapacità di rappresentare e di accedere al suono di una parola per aiutarsi a ricordare la parola stessa e ancora un deficit di segmentazione fonetica che riguarda l’abilità di spezzare la parola nei suoni che la compongono.

In parole povere la difficoltà che incontra il bambino dislessico non consiste solo nella pronuncia errata delle parole, nella inversione di lettere o numeri, ma nella difficoltà che incontra nella comprensione del testo o della lettura ad alta voce visto che ha una «visione» totalmente diversa della scrittura rispetto ad un normodotato e quindi non facile per lui da decodificare.

Da un punto di vista riabilitativo l’intervento, precoce, cioè quello effettuato durante le prime fasi di acquisizione della lettura e della scrittura al primo insorgere delle difficoltà, viene giudicato l’intervento che apporta i maggiori benefici. E’ ormai certo che questi disturbi non tendono a regredire con normali attività didattiche ma è necessario un intervento riabilitativo adatto per tempi molto prolungati (spesso per tutto l’arco della scolarità obbligatoria).

Non trascurare il problema è importante per prevenirne insuccesso scolastico e successive conseguenze psicopatologiche e di disadattamento sociale che si ripercuotono sul bambino che, essendo intelligente ma non comprendendo il perché delle sue difficoltà di lettura e scrittura, si colpevolizza e viene colpevolizzato da docenti e genitori e spesso reagisce con aggressività o chiusura.

PROF.SSA MARIA GIANNA CAFICI

(da www.lasicilia.it)







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