Ho letto l’articolo "Fare
esperienza con i dislessici"
e non mi sento di condividere
soprattutto l’affermazione
conclusiva che
per la dislessia non è necessario
alcun intervento
riabilitativo poiché tale affermazione
può dare adito
ad una conoscenza errata
del problema. Se è vero
che non è una malattia è
certamente un disturbo da
non trascurare e sottovalutare.
Oggi, purtroppo, la conoscenza
dei Disturbi Specifici
dell’Apprendimento
(DSA) è ancora così vaga
che, spesso, non vengono
neanche riconosciuti e di
conseguenza trascurati
dalla scuola e ancor più dai
genitori. C’è una grande
tendenza a considerare determinate
lacune nell’apprendimento
come comportamenti
caratteristici
del bambino poco attento,
svogliato, che non si impegna
abbastanza, quando
invece, una parte di queste,
sono causate dai DSA.
Tali disturbi, che hanno
una frequenza del 20 %
della popolazione degli
alunni italiani, riguardano
la decodificazione e la codificazione
del linguaggio
scritto (lettura e scrittura)
e vengono comunemente
raggruppati sotto il termine
di dislessia; quando le
difficoltà riguardano le
operazioni di calcolo, la
definizione comune è discalculia.
Più propriamente si intende
per Dislessia la difficoltà
(più o meno accentuata)
di imparare a leggere,
che si manifesta in
un bambino intelligente,
dotato di vista e udito normali,
senza problemi neurologici,
che ha ricevuto
una istruzione convenzionale
adeguata e che, almeno
all’inizio della scuola,
ha motivazione ad imparare
a leggere. Secondo
l’Associazione Italiana Dislessia,
il disturbo si manifesta
quando l’automatizzazione
dell’identificazione
della parola (lettura)
e/o della scrittura non si
sviluppa o si sviluppa in
maniera molto incompleta
o con grave difficoltà.
La dislessia non può essere
predetta anche se un ritardo
di linguaggio può rappresentare
un fattore di rischio.
Nel bambino dislessico
si rilevano infatti un
deficit di codificazione fonologica
con incapacità di
rappresentare e di accedere
al suono di una parola
per aiutarsi a ricordare la
parola stessa e ancora un
deficit di segmentazione
fonetica che riguarda l’abilità
di spezzare la parola
nei suoni che la compongono.
In parole povere la difficoltà
che incontra il bambino dislessico non consiste
solo nella pronuncia errata
delle parole, nella inversione
di lettere o numeri,
ma nella difficoltà che
incontra nella comprensione
del testo o della lettura
ad alta voce visto che ha
una «visione» totalmente
diversa della scrittura rispetto
ad un normodotato
e quindi non facile per lui
da decodificare.
Da un punto di vista riabilitativo
l’intervento, precoce,
cioè quello effettuato
durante le prime fasi di acquisizione
della lettura e
della scrittura al primo insorgere
delle difficoltà,
viene giudicato l’intervento
che apporta i maggiori
benefici. E’ ormai certo che
questi disturbi non tendono
a regredire con normali
attività didattiche ma è
necessario un intervento
riabilitativo adatto per
tempi molto prolungati
(spesso per tutto l’arco
della scolarità obbligatoria).
Non trascurare il problema
è importante per prevenirne
insuccesso scolastico
e successive conseguenze
psicopatologiche e
di disadattamento sociale
che si ripercuotono sul
bambino che, essendo intelligente
ma non comprendendo
il perché delle
sue difficoltà di lettura e
scrittura, si colpevolizza e
viene colpevolizzato da
docenti e genitori e spesso
reagisce con aggressività
o chiusura.
PROF.SSA MARIA GIANNA CAFICI
(da www.lasicilia.it)