DA ORIENTE AD OCCIDENTE DONNA, DOVE SEI?
Data: Giovedì, 02 gennaio 2003 ore 11:39:49 CET
Argomento: Rassegna stampa


Ancora uno scritto sulle donne.

Da Oriente ad occidente donna dove sei?  è il nuovo saggio di Angela Barbagallo sulla condizione femminile..

L’autrice, letterata e poetessa garrese e già autrice di  valide opere in prosa e in versi, vincitrice della XVIII edizione del Premio internazionale di poesia e narrativa “Val di Magra – R. Micheloni” di La Spezia,   attraverso un excursus storico, ideologico e psicologico, che parte dalla concezione della donna nel mondo antico e nel Cristianesimo, puntualizza i nodi cruciali che hanno significato per le donne conquiste e disillusioni e perviene ad una proposta alternativa e costruttiva.

L’autrice rintraccia nel Cristianesimo il valore proprio di un contesto trascendente in cui donna e uomo sono collocati e afferma che la vera storia del femminismo si ha origine  in quel momento storico  proprio perché  Cristo  dà alla creatura femminile la dimensione di libertà e soggettualità.

Altra tappa importante della storia delle donne si ritrova nella ideologia egalitaria dell’Illuminismo che mostra però le sue contraddizioni perché,  se da un lato proclama parità di diritti nell’uomo e nella donna, nella prassi trascura la donna o la rende colpevole di alcune degenerazioni della società perché ella trascura figli e famiglia. Certo l’Illuminismo offre alle donne l’opportunità di gettare le basi per una battaglia di libertà,  resta però un movimento d’élite borghese  contaminato da paternalismo filantropico offensivo della dignità e della dimensione della donna.

Nel periodo coincidente con l’affermarsi delle teorie freudiane il problema della donna  viene considerato come fatto di natura squisitamente esistenziale. Occorre allora liberare la donna dal concetto di amore inteso come sentimento e, di conseguenza, rigettare le tradizioni religiose, morali, culturali e familiari: tutte quelle cose che Freud chiama espressioni del Superego e che, in antagonismo con l’inconscio, causano una lotta tra volontà di morte e cieca frenesia di vita e precipitano la donna in una alienazione nevrotica.

Il mondo moderno è caratterizzato dal significato plurivalente di libertà. Due dimensioni accompagnano la vita della donna:  la dimensione sociale e la dimensione domestica. La realizzazione integrale della donna, per l’autrice, è legata ad una serie di strutture e di situazioni esistenziali che decidono della sua utilità in senso pubblico. Ma fuori del contesto pubblico tutta la vita dell’uomo ruota intorno alla donna

La Barbagallo riporta la problematica del femminismo nel contesto della società contemporanea che, bombardata da ridondanze di senso, da modelli contraddittori, instabili e transeunti trova un fondo comune: la violenza

Quindi il problema femminile è problema dell’uomo e del mondo dell’uomo come genere umano.

            La donna ha lottato e conquistato tanti diritti, ma la conquista della pienezza di tali diritti si è sempre sviluppata in un ritmo dialettico oggettualizzazione-soggettualizzzione. Ciò ha reso sempre parziali le conquiste e spesso la donna ha subito delusioni. La questione femminile va quindi contestualizzata nel quadro complessivo della società contemporanea che manifesta una alienazione patologica. La donna e l’uomo spesso sono spinti verso comportamenti che estremizzano l’eros o il tanatos o si cristallizzano verso forme di rifiuto del rapporto normale uomo-donna.

Non debbono, però, essere  considerate inutili le lotte e le conquiste fin qui ottenute. Le parole chiave per comprendere la storia dell’emancipazione della donna sono uguaglianza, differenza, diversità, come dice Emma Baeri, e a queste tre potremmo aggiungerne una quarta: reciprocità. Lotta per l’uguaglianza ha significato per le donne in un primo  momento  l’unica possibilità di pervenire, nella relazione con gli uomini, alla cittadinanza, ai diritti politici. La generazione femminista ha poi individuato nel termine differenza, ribaltando il termine inferiorità,  la misura relazionale del diritto e del valore di ciascuno in quanto persona nella concretezza del proprio corpo della propria esperienza del mondo e della storia. Il termine diversità ha esteso il concetto oltre il biologico e riguarda gli altri, diversità negli uomini e nelle donne come nelle culture, nelle religioni, diversità come diritto alla singolarità, alla ricchezza delle relazioni tra donne e tra  uomini.

Reciprocità è il  termine che abbraccia e sintetizza quelli precedenti perché contempla il ruolo delle donne e degli uomini, il rapporto tra i sessi, il destino delle famiglie, l’organizzazione della società e la politica.

Con tale termine è in sintonia la Barbagallo quando afferma che “l’alternativa al femminismo, come alternativa che realizza e concreta il recupero dei valori umani, è ancora possibile, e che l’ultima vera definitiva parola tocca tanto all’uomo quanto alla donna.”

 

La Barbagallo non vuole concludere il saggio senza compiere un viaggio nella contemporaneità e ci conduce a riflettere sulla condizione della donna in uno dei paesi più feriti, l’Afganistan: la terra dove la donna non esiste.

 La cronaca dei nostri giorni si fa storia: i fatti recenti, infatti sono cronaca, nella loro specificità, ma divengono storia quando testimoniano avvenimenti che, al di là delle diverse culture, investono la razza umana.

 L’uguaglianza, l’emancipazione, la differenza e la diversità non valgono soltanto nel Nord del Mondo e non bisogna, forti delle parziali conquiste di diritti,  trascurare indifferenti nell’indiferenza  le violazioni dei diritti in terre vicine o lontane.

Le bianche, le donne italiane, le occidentali, debbono gridare e aiutare gridando le sorelle afgane che civilmente non esistono, in quel paese dove, non solo non volano gli aquiloni, ma dove la donna non esiste e, dove l’uomo  può vivere libero solo se la donna accetta di non vivere e paradossalmente non può che avere una libertà limitata..

 

La tesi della Barbagallo può essere accettata o respinta, ma non può dirsi che non faccia riflettere. Ella, coraggiosa della sua verità,  non indulge a mode propugnanti pseudoemancipazioni, e coniugando il presente saggio con le opere di poetessa, afferma la spiritualità e l’eticità del diritto della donna (e dell’uomo) oltre le conquiste giusnaturaliste, le libertà pubbliche e i diritti soggettivi, in una dimensione dove vengano rispettate la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, non solo, ma anche, e soprattutto, la solidarietà, la fraternità, la famiglia.

L’autrice ha fiducia e speranza nella scuola e nei docenti  educatori i quali sanno che la vera libertà non può essere settoriale e non può sottostare all’oggettualizzazione della donna, ma deve essere  integrale, fatta, cioè, di libertà giuridico-sociali e di valori spirituali ed umani significanti.  E’, quindi, un  invito  alle insegnanti e agli insegnanti di iniziare con alunne ed alunni un viaggio nel tempo e nel cuore del genere umano per capire le fasi storiche del rapporto fra uomini e donne, per promuovere l’educazione al rispetto della differenza di genere e per favorire la cultura della reciprocità.

La forza argomentativa, tipica del genere saggistico, non  impedisce alla Barbagallo di utilizzare un periodare fluente come un fiume, un andamento quasi da poesia. Si può affermare che il saggio ha l’andamento della poesia o che la poesia di Angela Barbagallo abbia scelto l’argomentare tipico del saggio.  Questo, venuto alla luce nel 2002,  sembra infatti precorso da ricorrenti riflessioni poetiche  della stessa autrice su argomenti che a distanza di anni  manifestano una evidente attualità. Si riporta come esempio, e per concludere, il  brano tratto dall’opera della stessa  Non datemi mimose:

Che poi la donna-bambina sbilanciata nella corsa affannosa del recupero del tempo che le è stato rubato, a volte incanaglisca per la disperazione dell’ottusità di un mondo che corre, corre, corre, e non si accorge di travolgere il diritto alla vita e, perciò, ripieghi o nell’aridità che la mascolinizza, o nell’elegia funebre della rinuncia a se stessa, è un, o meglio,  il dramma che può sfociare nella morte dell’umanità: per questo è necessario che le si consenta di poter vivere, di poter recuperare la dimensione del sentimento, mentre la si integra in quel mondo che non è il mondo “solo dell’uomo” come la poesia è il privilegio dell’essere umano al quale Dio, senza distinzione di sesso, ha donato la capacità di esprimere il bello nella parola, nel colore, nella nota in cui Lui si cala nella “sua” creatura.

 

Carmelo Torrisi







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