Apprezzano molto, i siciliani, le novità
introdotte nei programmi scolastici
dal ministro Fioroni: pienamente
condivisa appare l’esigenza
di incrementare l’apprendimento
della grammatica, di tornare a privilegiare
lo studio dell’italiano, della
matematica, della storia e della geografia
per fornire basi culturali più
solide agli studenti.
Le proposte del ministro della
Pubblica Istruzione sembrano attivare
nell’Isola una forte nostalgia
per la scuola di un tempo, per un ritorno
alla tradizione educativa italiana,
contro la frammentarietà delle
troppe recenti riforme.
Le materie tradizionali
Il 45 per cento dei cittadini con più
di 15 anni, intervistati dall’Istituto
nazionale di ricerche Demopolis,
condivide la decisione di dedicare
maggiore attenzione alle materie
tradizionali rispetto alle tre «i»,
informatica, inglese ed impresa,
simbolo della riforma Moratti.
Il 48 per cento vorrebbe che si desse
più peso a italiano e matematica,
ma senza rinunciare a informatica e
lingue straniere.
Nove siciliani su dieci ribadiscono
poi l’esigenza imprescindibile di
tornare a studiare in modo efficace,
tra i banchi della scuola dell’obbligo,
grammatica e sintassi.
La legalità e il dialogo
Analogo apprezzamento (88 per
cento) riscuote il suggerimento dell’assessore
regionale al ramo Lino Leanza di dedicare, nelle classi dell’Isola,
maggiore attenzione allo studio
dell’educazione civica: per la
diffusione di una forte consapevolezza
dei diritti di cittadinanza e
per la crescita, tra le nuove generazioni,
dei valori della legalità e del
dialogo interculturale.
Più controverso è il giudizio dei siciliani
sul decreto del ministro Fioroni
che reintroduce, dopo più di
dodici anni, l’esame di riparazione a
settembre.
Nell’ultimo anno, nelle scuole secondarie
superiori italiane, il 14 per
cento non è stato ammesso alla
classe successiva; quasi il 40 per
cento è stato promosso con uno o
più debiti formativi, per lo più in
matematica, lingue straniere e italiano.
Due terzi dei siciliani si dichiarano
favorevoli al ritorno, a settembre, di
una prova per la verifica del superamento
delle carenze formative da
parte degli studenti che abbiano
avuto insufficienze in alcune materie;
contrario invece, significativamente,
il 52 per cento degli under
25 intervistati.
Un argine al bullismo
Voglia di serietà, di nuova disciplina,
di un argine al dilagante fenomeno
del bullismo, di pieno rispetto delle
regole, dunque, come testimonia
anche l’esigenza del divieto di utilizzo
del cellulare in aula, ribadita
da oltre il 90 per cento dei siciliani.
Potrebbe partire proprio dai programmi
la ripresa del grado di fiducia
dei cittadini nell’istituzione scolastica,
oggi attestato nell’Isola intorno
al 56 per cento.
Emergenza educativa
Negli ultimi anni si è infatti leggermente
appannata, nella percezione
dei siciliani, l’immagine della Scuola,
alla quale - oltre la funzione professionalizzante
- si richiede sempre
più da parte delle famiglie, di
«dare sicurezza», di educare e motivare
i ragazzi nel periodo più delicato
e decisivo della loro crescita.
PIETRO VENTO
Direttore Istituto Demopolis
(da www.lasicilia.it)
«Più disciplina in classe
Il ministro ha ragione».
Il sondaggio. Il 92% dei siciliani condivide divieti e nuove direttive
Quattro settimane dopo la riapertura
delle scuole in Sicilia, si stila il primo
elenco dei comportamenti non corretti
da parte degli studenti, rinvigorito dalle
nuove iniziative del ministro della Pubblica
istruzione Giuseppe Fioroni. Tempi
duri, dunque, per le mode del momento:
cellulari, I.pod e videogiochi, ma anche
minigonne, pantaloni con strappi e scollature
eccessive si ritrovano a fare i conti
con una lunga serie di divieti, a volte
anche insoliti, decisi dai singoli istituti.
Secondo l’indagine demoscopica sulla
scuola nell’Isola, condotta dall’Istituto
Demopolis, i siciliani invocano più regole
e disciplina all’interno delle classi: «Il
ministro ha ragione». Oltre nove intervistati
su dieci approvano il divieto – peraltro
esteso anche agli insegnanti – di utilizzo
del cellulare in aula.
Dopo i recenti episodi di cronaca, riguardanti
casi di bullismo e violenza nelle
classi, non sono pochi i siciliani che richiedono,
oggi, maggiore disciplina e
autorità nelle scuole. A tale proposito, oltre
la metà degli intervistati suggerirebbe
di rendere obbligatorio, per gli studenti,
il saluto in piedi all’ingresso degli
insegnanti: proposta che evidenzia una
significativa divergenza generazionale
d’opinione. L’idea è condivisa da oltre il
75% degli over 55, ma contrastata da due
terzi degli studenti siciliani.
GIUSY MONTALBANO (da www.lasicilia.it)
La «rivoluzione
Fioroni» spacca studenti e genitori. Il dibattito. Ok all’assessore Leanza: «L’educazione civica ci vuole»
«Come se non sapessimo parlare l’italiano…
Sarà una fissazione del ministro,
tutta ’sta grammatica». Il giudizio
è perentorio, ma non unanime, fra i
ragazzi. Le novità della «scuola di Fioroni
» spaccano gli animi. Degli studenti,
chiaramente, ma anche dei genitori.
«È sacrosanto puntare sulle materie
tradizionali. Abbiamo corso il rischio
di produrre una generazione di presunti
tuttologi, che pensano di poter
scrivere un saggio o un articolo per la
prova di maturità, ma poi stentano a
leggere fluidamente a voce alta». A
parlare è un’insegnante in pensione,
con figli già laureati «che – sostiene –
hanno fatto tesoro di una robusta preparazione
di base, di una scuola senza
debiti e crediti, con gli esami di riparazione
all’antica, per affrontare non solo
l’università, ma anche la vita».
Una questione di metodo, dunque,
non solo di studio nozionistico. Sulla
reintroduzione degli esami di riparazione,
il giudizio di chi i figli li ha ancora
a scuola non è poi così fermo. «Può
essere che senza gli esami a settembre
le lacune non si recuperino… Ma i
corsi estivi costano, e non ci credo che
non saranno a spese delle famiglie.
Certo, però, che è esagerato far perdere
un anno ad un ragazzo, per una sola
materia».
Ovazione degli studenti. Della scuola,
come istituzione formativa, i ragazzi
si fidano poco. Troppo distante
da loro, troppo vecchia. Anche per
questo, accolgono con favore le proposte
dell’assessore Leanza per un approfondimento
dell’educazione civica
in classe. «Dovremmo parlare di più
della società, delle problematiche che
ci troveremo ad affrontare, finita la
scuola».
Ma di cosa discutere? «Dovremmo
studiare le culture diverse dalla nostra,
confrontarci sulla presenza degli immigrati
nella nostra città…». Le sfide
delle nuove società multiculturali ai
ragazzi interessano più che ai grandi.
Ed i diritti di cittadinanza? La questione
li incuriosisce meno. Per illuminarli,
basta ricordare che, in quanto
cittadini, abbiamo il diritto, ad esempio,
di essere informati su come vengono
amministrate le nostre città, e
quindi di poter vigilare sulla gestione
di un bene collettivo che è di ciascuno
di noi. Non ci avevano mai pensato.
«E poi dovremmo parlare di legalità
». Ma legalità è conoscenza e rispetto
delle regole. E dunque, niente
temi in formato micro dentro i calzoni,
niente telefonini ed aiuti esterni
per gli esami di maturità. Risata collettiva,
e molto imbarazzo.
MARIA SABRINA TITONE (da www.lasicilia.it)