LA PROTESTA. Trecentomila in piazza in 130 città. Più fondi e stop ai test d’ingresso universitari «No al ritorno degli esami di riparazione»
Data: Domenica, 14 ottobre 2007 ore 15:43:39 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. È stato il giorno degli studenti. In 130 città i ragazzi della scuola italiana hanno detto «no alla riforma Fioroni, agli esami di riparazione e alle punizioni più severe». E hanno chiesto maggiori risorse per scuola e università, sia per la didattica che per l’edilizia, oltre a una risposta chiara sul decreto sui debiti formativi. Trecentomila, secondo un primo bilancio, gli studenti scesi in piazza.

A Milano hanno lanciato uova contro i muri di Palazzo Marino, sede del Comune. A Potenza è stata portata in corteo una bara nera, «simbolo della morte della scuola pubblica». A Roma si sono vissuti momenti di tensione a causa dell’infiltrazione nel corteo di una ventina giovani di destra di Blocco studentesco.

La manifestazione, hanno precisato gli organizzatori, «non è il vaffa-day della scuola». Unione degli studenti, Rete degli studenti, Studenti di sinistra, StudentSX e Unione degli universitari, in una nota congiunta hanno contestato che «non è una giornata all’insegna dei "vaffa", definizione dalla quale prendiamo le distanze in quanto riduttiva di una piattaforma che presenta punti di criticità sull’operato dei ministri dell’Istruzione Giuseppe Fioroni e dell’Università Fabio Mussi, ma che tenta di portare in piazza proposte costruttive».

A Roma. A sfilare le principali associazioni di sinistra, fra cui l’Unione degli studenti e la Rete degli studenti. I giovani in piazza si sono difesi dall’epiteto che Padoa Schioppa, ministro dell’Economia, ha usato per descrivere i giovani che non se ne vanno di casa. «Bamboccione sarà lui - hanno tuonato - che non ci garantisce il diritto allo studio e ci condanna alla precarietà».

A Milano. I giovani hanno chiesto «l’abrogazione della riforma Formigoni, ennesima minaccia alla scuola pubblica», e hanno sollecitato «l’annullamento delle riforme Moratti e Fioroni». Perché gli studenti si dicono «contrari a un sistema scolastico che tratta l’istruzione come una merce e non come un diritto». Oltre a lanciare slogan contro il ministro, gli studenti hanno tirato alcune uova contro i muri di Palazzo Marino, sede del Comune.

A Genova, Palermo, Torino e Bari. A Palermo, secondo gli organizzatori, hanno manifestato in 10 mila, per le forze di polizia i partecipanti sarebbero stati meno della metà. Altri cortei si sono svolti a Trapani, Catania e Siracusa. Palermo.

Le manifestazioni siciliane sono state caratterizzata anche dalla richiesta di interventi di edilizia scolastica. Corteo studentesco anche a Genova: il ministero è stato accusato di aver agito «senza pensare che il nostro Stato e le scuole stesse non saranno economicamente in grado di attivare corsi di recupero estivi ». Centinaia di giovani in piazza anche a Bari, mentre a Torino la manifestazione ha fatto saltare l’incontro che il segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, avrebbe dovuto avere con gli studenti dell’istituto alberghiero Beccaria.

ELISABETTA MARTORELLI (da www.lasicilia.it)

 

Anche Catania è scesa in piazza

Anche gli studenti catanesi sono scesi in piazza per la manifestazione di protesta contro la riforma dell’ordinamento scolastico proposta dal ministro Fioroni. Alla manifestazione catanese ha partecipato Riccardo Messina, coordinatore nazionale della Fgci, la federazione giovanile del Pdci, ed ha ricordato che «la Fgci oggi è in piazza in molte città d’Italia insieme ai sindacati studenteschi per chiedere maggiori fondi per la scuola pubblica in finanziaria e l’immediata abolizione di ogni barriera di accesso all’università.

Siamo in piazza oggi così come saremo in piazza il 20 ottobre. Scuola e precarietà sono due facce della stessa medaglia». Di segno opposto la presa di posizione di Forza Nuova Studenti. «Non condividiamo questa manifestazione, si tratta solamente di un maldestro tentativo di ritrovare visibilità e credibilità in una base studentesca fortemente delusa dalle promesse non mantenute dell’attuale governo di centrosinistra. In particolare riteniamo giusta la reintroduzione degli esami di riparazione a settembre per l’evidente fallimento della riforma Moratti sui crediti e debiti formativi».

(da www.lasicilia.it)







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