ROMA - Giocano a tennis sulla cattedra, usano i quaderni come racchette e un foglio accartocciato come pallina. Tirano, provano colpi a effetto, si divertono. Soprattutto quando fanno il punto più bello: centrare il prof che sta seduto al suo posto, chino a scrivere sul registro. Loro lo usano come rete. Lo spettinano con un passante o una schiacciata. Ridono. Filmano tutto con il telefonino, zoomano su quel signore con il pulloverino azzurro, gli occhiali dalla montatura grossa, la faccia d´altri tempi, lo sguardo basso tra mite e rassegnato. Impaurito? Segna le assenze. Ignora i presenti. Non li ferma, sta fermo. I ragazzi ricominciano daccapo, servizio, dritto, rovescio: «È la partita più famosa del mondo» dice il regista. Piccola cattiva bravata, crudele non senso, allegro sopruso. Uno dei tanti che si giocano nelle aule e che diventano spettacolo pubblico in rete.
L´anno scolastico è iniziato da poco, non si direbbe dalla quantità di video fin qui girati e in circolo su YouTube e su siti simili. Un´epopea di imprese registrate dagli alunni tra i banchi, molto spesso alla presenza dei docenti, molto spesso. Che non se ne accorgono, che fanno finta di, che cercano di sopravvivere. Eppure i telefonini sono "fuorilegge" a scuola da quando il 15 marzo scorso il ministero dell´Istruzione li ha vietati con una direttiva: sanzioni per chi li tiene accesi, possibilità di sequestro per chi trasgredisce. Agli insegnanti il diritto dovere di vigilare e se non lo fanno ci vanno di mezzo. Ai genitori di collaborare, e se i figli non rigano dritto conseguenze pure per loro.
Eppure tra la lettera della direttiva e le immagini su Internet sembra non esserci comunicazione, nesso. Gli adulti nei filmati ci sono ma come assenti, in disparte. Recitano pure loro forse, sopraffatti dall´arroganza dello show. I ragazzi si prendono le aule da attori. Bulli hi-tech. Poche le denunce, due giorni fa quella di un insegnante di Imperia contro uno studente che usava il cellulare per riprendere una lezione. Ora rischia 18 mila euro di multa: violazione della privacy. La prima sanzione così. E dire che tutto sommato il video incriminato dello studente del tecnico geometri Ruffini sembra innocente, non documenta "crimini". Uno dei pochi, gli altri che si trovano mettono paura. Uno a episodi, cinque, dove si inscena una guerra in classe con un insegnante lì in un angolo, i titoli parlano chiaro: l´assassino, guerra in trincea, l´arresto e l´esecuzione (del prof, ovvio). O quello del ragazzino più piccolo, i compagni più grandi gli mettono un casco e lo lanciano in aria, lo "omologano". «Questo è gay» dice uno, e schiaffeggia un bambinone con gli occhiali. Un altro usa un bastone come pistola e spara a un docente in cattedra, bang bang dice, poi gli fa le corna. La vittima tace. Di sesso molto, maschi che simulano amplessi con maschi ma anche con chi capita, pure oggetti, e vicendevoli masturbazioni. Sorridono all´obiettivo. Ragazze che si tolgono le magliette. Reality, il modello è quello lì. Sit-com della violenza e dell´impudicizia on demand, pochi secondi ecco tutto, altro che i vecchi e pop 15 minuti di celebrità dei loro genitori. La fama è più veloce, ci vuole niente per essere cliccati: banchi azzurrini, una bottiglia di plastica che salta dalla finestra durante la lezione di matematica. Una grandiosa banalità alla ribalta. Silenziosa crudeltà di immagini così, con un dono perverso: pesanti, eppure volatili.
da Repubblica