Manifestazione ieri mattina in piazza Duomo
degli studenti del liceo scientifico Principe Umberto
in agitazione da qualche giorno per il
mancato abbattimento delle barriere architettoniche
nella succursale del liceo nella scuola
Meucci e più in generale per la situazione precaria
dal punto di vista logistico in cui versa da
qualche anno l’istituto. Gli studenti chiedono al
Comune di intervenire nei locali della Meucci
per adattarli alle esigenze degli studenti e alla
Provincia di risolvere una volta per tutti i problemi
di edilizia scolastica per il liceo.
«Vogliamo
sicurezza, garanzia di diritto allo studio per
quei ragazzi che hanno dei seri disagi fisici - è
scritto in una nota dell’Acer Collettivo studenti
di sinistra - vogliamo che ci siamo maggior controllo
da parte degli organi garanti. Protesteremo
fintanto che non giungeremo alla risoluzione
del problema, perché riteniamo che tutti
debbano avere le stesse opportunità indipendentemente
dalle proprie condizioni di salute».
A latere della protesta continua la polemica a
distanza fra l’assessore provinciale Margherita
Ferro e l’on. Enzo Bianco che controbatte alla replica
dell’assessore alla segnalazione giunta da
parte di Franceschini (Pd): «L’assessore Ferro sostiene
che al Principe Umberto non c’è carenza
di aule e spazi? Io sono disposto ad accompagnarla
e a farle vedere ciò che ho visto anch’io:
un vero disastro. Mi chiedo se la Ferro si sia mai
recata in quell’istituto dove ci sono aule senza finestre,
dove si fa lezione nei corridoi e dove due
classi sono costrette a fare lezione nell’aula Magna.
Un liceo dove alunni e professori sono costretti
ad occupare anche le aule di Fisica e di
Chimica pur di fare lezione - sottolinea Bianco -
Aggiungo anche che è inimmaginabile l’opzione
di utilizzare il terzo piano della "Meucci"
perché senza ascensore; come faranno i ragazzi
portatori di handicap?". Anche il rappresentante
di Azione Studentesca al Principe Umberto
Luca Zuccarello contesta le dichiarazioni dell’assessore
Ferro. «Ci sono classi - che dovrebbero
fare lezione nei corridoi con armadi come divisori.
Non vogliamo strumentalizzare niente,
dunque, ma continuare una lotta che, viene
considerata dall’intera comunità studentesca
utile e necessaria».
(da www.lasicilia.it)