Stanno
giungendo nei vari plessi scolastici i docenti precari che gradualmente vanno a
completare gli organici delle scuole coprendo i posti rimasti disponibili dopo
le individuazioni effettuate dalle scuole polo.
Si tratta, in gran parte, di posti di sostegno assegnati a docenti privi di
titolo che vengono individuati dagli elenchi di posto comune e che possono anche
lasciare una supplenza breve, considerato che il posto sul sostegno, anche se
conferito fino all’avente titolo viene ritenuto equivalente a quello disponibile
fino al termine delle attività didattiche. In qualche caso non sono mancate le
difficoltà in quanto la contemporanea convocazione dei docenti ha determinato
per il supplente l’obbligo di una scelta tra i tanti telegrammi ricevuti, per
cui in qualche scuola non si è avuta alcuna presenza nonostante i numerosi
interpellati. Tutto ciò ha comportato dispendi di energie e ritardi nelle
assunzioni, anche se il completamento delle assunzioni è ormai vicino.
Nonostante le numerose chiamate restano eccessivamente affollati gli elenchi
di coloro che sperano di raggiungere l’obiettivo dell’occupazione, anche se
temporanea. Come si può constatare, la soluzione del problema del precariato è
alquanto lontana. Non si riesce a capire, infatti, che, malgrado i tanti posti
disponibili, ogni anno vengono immessi nei ruoli solo pochi docenti precari.
Come detto in altre occasioni, vi sono precari che hanno anche venti anni di
attività ed ancora ricevono una nomina, che inizia nei mesi di settembre o
ottobre e termina a giugno. Oltre tutto, un docente precario costa allo Stato
quanto un professore di ruolo di prima nomina, per cui come si è detto è assurdo
che detti docenti, senz’altro meritevoli, continuino a svolgere il servizio con
la triste qualifica di docente precario.
MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)