Il nascente partito democratico, veltronico
ed ecumenico, deve sentirsi
già il partito unico della società
italiana, una sorta di Partito nazionale
fascista o di Pcus dell’ex Unione Sovietica
in cui partito e Stato s’identificavano.
Solo in questa visuale distorta, che
non distingue interessi particolari e
generali, si può spiegare la pretesa di
utilizzare le scuole per un evento interno
ad un’organizzazione politica, le
elezioni primarie che devono incoronare
il nuovo segretario. E’ solo per
una tardiva resipiscenza che il ministro
della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni della Margherita, l’ha vietato.
Lo scandalo però è già nella naturalezza
con cui a destra e a sinistra hanno
concesso l’uso degli edifici, come se
non bastassero a turbare la didattica
elezioni europee, nazionali, regionali,
provinciali, comunali, di quartiere e di
condominio. Dove c’è un rappresentante
del popolo da eleggere, là c’è un
seggio elettorale e una scuola da chiudere.
In nome della democrazia, beninteso!
Tutto ciò, al di là dei buoni propositi,
implica una svalutazione oggettiva
del ruolo della scuola e della formazione
della coscienza critica dei cittadini.
Si abusa della democrazia per negarla.
Ciò in sintonia con il capo designato
del Pd, Walter Veltroni che, indifferente
al principio delle distinzioni e del
buon gusto, vuole inglobare tutto e
tutti, persino Veronica Lario, la moglie
del capo dell’opposizione Berlusconi.
Se tutto è bianco o tutto è nero, diventa
difficile anche capire che cosa sia
giusto o no, che cosa sia il bullismo e il
rispetto degli altri. Come farà Veltroni
a dire che la scuola è una cosa seria?
SALVATORE SCALIA (da www.lasicilia.it)