SE TUTTO RUOTA SUI DOCENTI, PERCHÉ NON PUNTARE SUI PROF?
Data: Domenica, 07 ottobre 2007 ore 21:10:05 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Se in Francia la scuola elementare si ridurrà a quattro giorni la settimana, in Italia la faccenda è diversa, nonostante il ministro Rutelli vorrebbe le vacanze dilazionate nell’arco dell’anno per favorire il turismo e gli studenti chiedano almeno un giorno libero, preferibilmente il sabato.

Ma le resistenze all’abitudine sono dure perché con gli attuali orari, circa 36/40 ore a settimana, significherebbe almeno due rientri pomeridiani di due/tre ore ciascuno che la gran parte dei docenti tollera poco. Ma anche le famiglie sembrano restie, perché ciò significherebbe sopportarsi a casa i figli, a parte il fatto che è sempre meglio andare a scuola piuttosto che per strada visto che mancano strutture adeguate per i giovani ad eccezione dei videogiochi o della tv.

Fra l’altro, in una società dove i poveri diventano sempre più poveri sembrerebbe colpevole lasciare le famiglie più disagiate in balìa di loro stesse senza garantire un luogo dove tutti i ragazzi possano almeno competere sui livelli della cultura in pari opportunità.

Da qui nasce pure l’esigenza di tenere sempre aperte le scuole con offerte formative di prestigio, ma che non siano i velleitarismi legati a progetti finanziati dalla comunità europea e utili solo a chi li gestisce e su cui ancora manca una effettiva valutazione soprattutto in riferimento al grave fenomeno della dispersione e degli abbandoni i cui deleteri risultati interessano con più favore il Sud d’Italia.

E a parlare di tale fenomeno con più cognizione è stato pure il recente Quaderno bianco sulla scuola, presentato giorni addietro dai ministri dell’Economia e della Pubblica istruzione in una congiunzione simbiotica che indurrebbe all’ottimismo se non fosse per l’inflazione di proclami e buoni propositi a cui si è da lungo tempo abituati. 289 pagine in cui subito si dimostra che il divario fra Nord e Sud è sempre più ampio, e non già sui noti livelli occupazionali e di servizi, ma su quelli più squisitamente culturali e di competenze, dando con ciò ancora una volta una sferzata contro quell’andazzo sudista che non vuole riscattarsi nemmeno sull’altare della istruzione.

E non si capisce perché ciò avvenga: se sia dovuto al pressappochismo dei professori, alla lontananza, per non dire assenza, della classe dirigente che dovrebbe provvedere alle strutture, o agli scarsi livelli educativi di partenza dell’utenza.

Ma questo studio, avallato anche dall’Ocse, mette in luce un altro aspetto significativo su cui però lo stesso ministro Fioroni non ha fatto piena chiarezza: il divario fra quantità di risorse professionali impiegate e risultati ottenuti. In altri termini il numero di docenti per alunni in Italia sarebbe il più alto di Europa mentre i livelli di apprendimento sarebbero fra i più bassi: come dire che si stanno sprecando tanti soldi senza i risultati attesi. Il che potrebbe essere vero, se il calcolo venisse fatto tenendo a parte le numerose compresenze (docenti madrelingua e di sostegno) e gli assistenti di laboratorio.

E il ministro questo lo sa bene per cui c’è il timore fondato che una tale sortita possa essere alibi alla riduzione dell’organico e al blocco di nuove assunzioni. Ma c’è un’altra nota che vorremmo sottolineare a proposito del Quaderno bianco: la questione della valutazione del sistema scuola. «Avviare una rilevazione nazionale, annuale, di alto livello tecnico, diffusamente condivisa, dei livelli di apprendimento degli studenti e dei loro progressi e, assieme, un programma permanente di supporto alle scuole per l’analisi e l’utilizzo della valutazione e per l’elaborazione di diagnosi valutative di scuola», vi si legge. All’Invalsi, dunque, il compito di giudicare, attraverso i risultati ottenuti dagli studenti, la scuola e di conseguenza l’operato degli insegnanti. Chiediamo: se tutto gira attorno ai docenti, perché non puntare tutto sui docenti?

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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