La professione docente tra passione e disagio
Data: Domenica, 07 ottobre 2007 ore 13:30:16 CEST
Argomento: Opinioni


04 ottobre 2007 - ilcavalierdellamanica.it
Presentazione del libro “I professori” di Aldo Ettore Quagliozzi

Terza paginetta consecutiva tratta, al pari delle precedenti, dallo splendido volume “ Solo se interrogato “ di Domenico Starnone. In verità, paginetta molto intrigante, che con straordinario candore mette a nudo uno degli artefizi propri dell’insegnare: quel predicare spesso a vuoto ed inopportunamente, non avendo maturato l’insegnante o gli insegnanti la consapevolezza della impossibilità di proporsi quale esempio o esempi di vita. Quel meglio da essi sempre additato e molto spesso non realizzato nel loro stesso vissuto; fonte, l’incongruenza loro, di feroci lazzi giovanili, ma anche di grandi ottundimenti o spaesamenti nelle menti giovanili bisognevoli di veri, indiscussi “ maestri di vita “.

“ ( … ) - Devi migliorare - è la formula imperativa. La gran parte dei giovani, quando finisce nelle grinfie della scuola, è sottoposta quotidianamente alla pressione del ‘miglioramento’. Io stesso dico - Ho notato qualche miglioramento-. Per tutti gli insegnanti il giovane ( … ) è sempre costituzionalmente un gradino più sotto del ‘meglio’ a cui deve volgersi senza lasciarsi traviare. Il docente pare lì apposta per indicargli quanto dista dalla meta. Indicazione di solito vaga. Questo ‘meglio’ ha infatti una dislocazione misteriosa: forse è una meta esterna; ma certamente si raggiunge con percorsi che il giovane deve fare dentro di sé, obbedendo alle prescrizioni dei suoi insegnanti. I quali (bisogna pensare), se sono in grado di dare prescrizioni, vuol dire che hanno già conquistato quel meglio a cui il giovane deve volgersi. Senonché, per quanto il giovane osservi l’insegnante, non riesce a vederne le tracce. A volte il meglio sembra, addirittura, pura propaganda della voce docente: pistolotti; prediche; discettazioni; affermazioni imperative che indicano da qualche parte ( … ) il ‘luogo superiore’ dove correre a migliorarsi. I ragazzi però sono scettici. Non vedono negli insegnanti segni visibili di miglioramento e dubitano sempre più che il meglio sia lì dove lo indicano loro. ( … ) “







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