CENERE, RICORSI RESPINTI
Data: Giovedì, 04 ottobre 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


CENERE, RICORSI RESPINTI

Al contrario, per il settore militare, il Tar ha riconosciuto legittime le 128 rate.

 La lunga vertenza cenere, cominciata nel 2002 con la pioggia nera sulla città, si conferma a distanza di anni schizofrenica e pronta a colpire duro soltanto quei lavoratori che hanno ottenuto quanto in un primo tempo lo Stato aveva concesso.



L’ultima beffa è arrivata dal Tribunale del lavoro che, appena poche settimane fa, ha ribaltato la sentenza del Tar di Catania che nel 2006 ha annullato l’ordinanza n. 3442 che la presidenza del Consiglio (allora guidata da Silvio Berlusconi) aveva emanato il 10 giugno 2005 per fare chiarezza sulla materia. Il Tribunale amministrativo, accogliendo i ricorsi dei dipendenti del settore militare e dei vigili del fuoco, aveva riconosciuto il diritto ad ottenere i contributi per i danni dalla cenere del 2002 e la possibilità di rimborsare queste somme in 128 rate mensili e non in 24 rate «capestro» per stipendi medi che si oscillano sui 1500 euro, come disposto dall’ordinanza 3442. Adesso però, a conferma che le disparità di trattamento non finiscono mai in questa vicenda frutto di grossolani errori delle amministrazioni statali, il Tribunale del lavoro ha sancito l’esatto contrario del Tar, emettendo una ordinanza di rigetto dei ricorsi presentati dal personale civile dell’Inpdap. Così capita, ad esempio, che alla Capitaneria di Catania (Corpo che ha ottenuto i contributi) oggi il personale militare, grazie al Tar, avrebbe ripreso a restituire le somme in 128 rate mensili, mentre il personale civile della stessa struttura si è visto confermare i rimborsi in 24 rate.
 Il problema sarebbe stato causato, come riferiscono dall’ufficio provinciale del Tesoro di Catania, oltre che da una diversa interpretazione della norma, anche da una circolare dell’Inpdap del 27 luglio che prevederebbe sì la sospensione dei rimborsi, ma soltanto per quelli che dovevano essere versati in un’unica soluzione e non in 24 rate.
 Si ripropone quindi per gli oltre 1700 lavoratori Inpdap interessati ai rimborsi una disparità di trattamento che va ad aggiungersi a quella che qualche anno fa vide per mesi contropporsi i lavoratori del settore privato, che per un secco rifiuto dell’Inps a recepire le note della Protezione civile erano stati esclusi dal diritto ad ottenere i contributi e i dipendenti Inpdap che invece i soldi li hanno ottenuti e che per questo, adesso, la stanno pagando cara. Il tutto davanti a una classe politica assente. Sia a destra, che ha provocato questa paradossale vicenda, sia a sinistra che una volta al potere non ha finora ottenuto dal legislatore una legge che chiuda positivamente e senza disparità una vicenda che ha ridotto sul lastrico centinaia di oneste famiglie.







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