E’ partita in tutte le scuole dell’infanzia
e dell’obbligo la riforma sperimentale
del ministro Fioroni. Un progetto
che sembrerebbe trovare consensi
tra gli addetti ai lavori e tra i genitori
degli studenti, giacché la riforma
mira a dare attuazione a un concetto
base e "trasversale": integrare saperi
e competenze. Idea, questa, che
era anche presente nella precedente
riforma scolastica, targata Moratti. Solo
che Fioroni rivaluta le competenze
specifiche dell’apprendimento scolastico
basate sul possesso degli strumenti
del sapere. In pratica compie un
passo avanti senza trascurare la tradizione
dell’insegnamento curriculare,
fondato sulla conoscenza della lingua
italiana, in particolare la padronanza
della grammatica e della sintassi, della
matematica, della storia, geografia,
tutte nozioni che consentono all’alunno
di scrivere correttamente e, in sostanza,
interagire con la società.
Certo, da qualche anno a questa parte
le metodologie sono magari diverse rispetto
al passato, anche se non è mai venuto meno lo studio dei vari linguaggi
del sapere. L’obiettivo di Fioroni
però è quello di dedicare più tempo
allo studio delle discipline "di base",
riducendo di fato i tanti progetti "extra"
che ogni anno si portano avanti
nella scuola dell’infanzia, primaria e
secondaria di primo grado. Ovviamente,
anche l’attuale ministro della
Pubblica Istruzione, come del resto
sosteneva la Moratti, mira a preparare
l’alunno "competente", che sia esperto
nel progettare, comunicare, acquisendo
anche, oltre alla preparazione
culturale, quella professionale che gli
consentirà di essere all’altezza per
quanto concerne l’inserimento nel
mondo del lavoro.
Non mancano, comunque, le perplessità.
Per esempio secondo lo Snals,
non vi sono finanziamenti sufficienti
per portare avanti la mini riforma, anche
se il sindacato autonomo condivide
l’iniziativa di Fioroni di fare "più
scuola" e meno progetti, spesso improduttivi
dal punto di vista dell’apprendimento.
Perplessità anche da
parte della Uil Scuola, evidenziate di
recente dal segretario provinciale catanese,
Zammataro, secondo cui se
non si risolveranno problemi strategici,
come l’edilizia scolastica, il rinnovo
del contratto di lavoro al personale
della scuola, adeguando finanziamenti
e stipendi dei docenti ai livelli
europei, ogni riforma avrà un iter difficile.
Sempre secondo la Uil, Fioroni
vuole il ripristino nella scuola primaria
del tempo pieno, ma non parla di
finanziamenti aggiuntivi; inoltre sono
pochissime le scuole dell’infanzia a
tempo normale, cioè con orario continuato
fino al pomeriggio. A tal proposito
secondo il presidente dell’Andis
di Catania, dott. Prastani «la nuova
riforma viene percepita in maniera
più prossima dagli addetti ai lavori sia
per il notevole sforzo di semplificazione
del nuovo testo da considerare
come riferimento generale per l’organizzazione
del programma curriculare,
che per uno stile diverso che traspare
dalla nuova impostazione. Rispetto
e valorizzazione dell’autonomia
scolastica da un lato e riconoscimento
della competenza dei docenti
nel lavoro di progettazione, dall’altro,
sono alquanto evidenti ed esplicitati
nel nuovo testo che risulta molto
più snello delle "vecchie" indicazioni
nazionali. Anche il metodo della flessibilità
attuativa e della sperimentazione
in itinere viene apprezzato e
darà certamente al mondo della scuola
la possibilità di esprimere la propria
voce. Giudico positivo anche l’intento
di proporre l’innovazione senza
trascurare un legame di continuità
con documenti che prima della riforma
Moratti avevano trovato un notevole
livello di espressione pedagogica:
programmi del 1985 per la scuola
primaria e gli orientamenti 91 per la
scuola dell’infanzia. Con la nuova
proposta, che riconduce all’unità tutto
il progetto comprendente anche la
scuola media viene strutturato un documento
che segue un unico filo logico
che inquadra tutto il percorso formativo
che va dai tre ai quattordici anni,
con una scansione che prevede
traguardi per lo sviluppo della competenza
posizionati negli snodi fondamentali
dello sviluppo». Ciò risulterà
sicuramente più pratico per la strutturazione
delle varie fasi della progettazione
didattica con maggiori possibilità
di armonizzare a livello nazionale
i percorsi didattici rispetto all’unico
riferimento di traguardo espresso
dalla riforma Moratti, con l’unico profilo
educativo e culturale fissato a
conclusione del primo ciclo di istruzione.
Mario Castro (da www.lasicilia.it)