Combattere la dispersione scolastica,
favorire la crescita di una nuova
"classe operaia" e di nuove figure
professionali, con una preparazione
adeguata alle sfide di un mercato,
specie nel settore manifatturiero,
sempre più esigente e concorrenziale.
Sono queste le sfide cui
deve rispondere il mondo variegato
della formazione professionale.
Da rilanciare, sostenere, "calibrare"
rispetto alle esigenze del territorio
per evitare sprechi e doppioni.
In questo contesto da quest’anno,
per la prima volta, sono stati avviati
i percorsi sperimentali di istruzione
e formazione professionale.
L’innovazione è scaturita a seguito
di un accordo quadro tra Stato e
Regione che appunto prevede l’iscrizione
degli alunni per l’anno
scolastico 2007-2008. Le procedure
riguardano il controllo dei ragazzi
interessati all’obbligo scolastico
onde evitare il triste fenomeno della
dispersione, che in molte zone
della Sicilia raggiunge percentuali
molto elevate, in particolare nei
quartieri a rischio. I dirigenti scolastici
hanno adesso il compito di
verificare l’assolvimento dell’obbligo
di istruzione anche per le
iscrizioni nei percorsi sperimentali
di istruzione e di formazione professionale
degli alunni che sono
ancora in
età scolare.
Come si
potrà notare
si tratta
di percorsi
che hanno
l’obiettivo
di impartire
agli studenti l’istruzione e nel
contempo avviarli nel mondo del
lavoro. La normativa, senza dubbio
di particolare importanza perché
assolve a compiti strategici per la
società di domani, indica di seguire
con molta attenzione l’assolvimento
dell’obbligo scolastico gli
studenti a rischio, rilevando i casi
di inadempienza, cioè le ragioni di
inosservanza della normativa. Si
tratta quindi di percorsi sperimentale
di durata triennale, che hanno
il compito, come si è detto, di contribuire
a un più elevato indice di
osservanza dell’obbligo scolastico,
di dare così attuazione al diritto-
dovere previsto dall’articolo 2,
comma 1 della legge del 28 marzo
2003,n.53: dare la possibilità agli
alunni, tenendo conto delle loro
attitudini, di maggiori e qualificate
opportunità di innalzare i loro livelli
culturali e sviluppare capacità
e competenze al fine di potere
realizzare i propri progetti di inserimento nel mondo del lavoro; favorire
i passaggi tra i sistemi di
istruzione e formazione attraverso
l’acquisizione di crediti scolastici e
formativi riconosciuti in entrambi i
sistemi; fare ottenere
agli studenti al termine
del triennio una qualifica
professionale riconosciuta
a livello nazionale,
spendibile nel
mondo del lavoro e idonea
per la prosecuzione
del conseguimento del
diploma professionale
o per il rientro nel sistema
dell’istruzione; concorrere
al successo formativo;
effettuare un’efficace
azione di prevenzione
e contrasto, come
si è detto, della dispersione scolastica
e formativa, in particolare degli
abbandoni, che come si sa portano
alla delinquenza minorile e ad
altre forme di devianze.
Pertanto, potranno frequentare detti
percorsi tutti gli studenti che
hanno superato l’esame di Stato e
quindi potranno assolvere l’obbligo
scolastico frequentando i percorsi
sperimentali di istruzione
e formazione professionale.
Dopo il
triennio, saranno le
scuole secondarie di secondo
grado a certificare
l’avvenuto adempimento
dell’obbligo scolastico,
mentre il rilascio
della qualifica professionale
sarà curata
dal dipartimento regionale
della formazione
professionale.
Come si potrà notare, si
tratta di percorsi che
danno la possibilità di indirizzare i
giovani allo svolgimento di un’attività lavorativa tenendo conto
delle loro inclinazioni professionali,
in particolare per gli studenti che
non hanno attitudini al proseguimento
degli studi dopo avere
completato gli anni utili per assolvere
l’obbligo scolastico. Insomma,
la formazione professionale ha l’obiettivo
di evitare che i
giovani conseguano un
diploma "inutile", che
porta alla disoccupazione
o all’iscrizione in
una facoltà universitaria
"parcheggio".
La scuola, secondo l’orientamento
anche dell’assessore
regionale alla
Pubblica Istruzione,
Lino Leanza, ha l’obbligo
di prevenire ogni
forma di bighellonaggio,
preparando i giovani
a saper fare, a saper
progettare, mete che si potranno
raggiungere attraverso un colloquio
continuo e proficuo tra le istituzioni
scolastiche e titolari di industrie,
aziende, insomma con il territorio.
Oltre tutto, come abbiamo rilevato,
i percorsi danno la possibilità
di apprendere un mestiere, utile
e produttivo dal punto di vista
economico e quindi acquisire la
competenza professionale.
In altri termini,
sono ribadite ed ampliate
le forme di intervento
della Regione a
favore dell’istruzione
professionale post obbligo,
cui si riconosce
il ruolo di volano per la
crescita economica, ma
anche di valori, nella
Regione. «I corsi prevedono
stage in aziende -
dettaglia lo stesso Leanza-
applicazioni pratiche
e laboratori, introducono
attività di formazione professionale
che contemplano, oltre
al nucleo dei saperi di base, un insieme
di saperi professionali, propedeutici
al rilascio di un attestato
di qualifica per l’ingresso nel mondo
del lavoro».
La Sicilia inoltre mira a garantire
un’occupazione a un’altissima percentuale
di laureati e diplomati che incontrano difficoltà nel raggiungimento
di un posto di lavoro con i
tanti problemi di natura psicologica
che ne derivano. Una iniziativa
che per quanto concerne la nostra
Regione è stata portata avanti oltre
che dall’assessore Leanza, anche
dall’assessore per le Politiche del
lavoro, la previdenza sociale e formazione,
on. Formica, e dal direttore
dell’Ufficio scolastico professionale
per la Sicilia, dott. Guido Di
Stefano.
Su queste basi si aprono prospettive
che possono portare a sensibili e
positivi cambiamenti nel mondo
della formazione, necessaria a garantire
il possesso di competenze
indispensabili alla qualificazione
dei sistemi produttivi.
Mario Castro (da
www.lasicilia.it)