A pochi giorni dall’inizio dell’anno
scolastico, cresce a dismisura il malcontento
di molte famiglie per i tagli
degli insegnanti di sostegno. Ad oggi,
secondo dati della Cisl scuola e dell’ufficio
disabilità Cgil, rispetto a 169.345
alunni disabili gli insegnanti di sostegno
in servizio, al 20 settembre, sono
68.297. Mentre su 168.887 dell’anno
scorso gli insegnanti erano 80.318. A
conti fatti mancano all’appello circa
12.000 docenti, che secondo il ministero
della pubblica istruzione, è unicamente
dovuto ad un semplice ritardo
delle nomine.
In realtà tutti sanno, che il calo
enorme di insegnanti di sostegno è
dovuto all’originale intuizione del ministro
Fioroni di aver inserito nella Finanziaria
scorsa l’elevazione del numero
di alunni anche nelle classi con
persone con handicap e per aver reso
molto complessa la certificazione della disabilità da parte delle Asl, col decreto
185/06. Il rapporto docenti di
sostegno/disabili, in provincia di Catania
è di circa 1 a 1,6 mentre a livello
nazionale è di 1 a 2.
Eppure l’articolo 3 della Costituzione
recita che: «E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che limitando
di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica
e sociale del Paese». Anche gli alunni
disabili hanno diritto all’istruzione,
hanno diritto all’insegnante di sostegno,
garantito dalla Diagnosi Funzionale
redatte dalle Asl di competenza
secondo la legge 104. Come può, si
chiedono tante famiglie fortemente
amareggiate, l’amministrazione centrale
togliere questo diritto a migliaia
di ragazzi, nella consapevolezza che
quando lo ha fatto in passato è stata
sempre condannata dai vari Tribunali?
Molte famiglie e associazioni di
genitori sono convinte che il ministero
della pubblica istruzione vuole
espellere più disabili possibile dalla
scuola perché sono un peso per la collettività
tutta, e sono un peso soprattutto
economico.
Il ministero in una nota nega aspramente,
ma fare vivere in apprensione
migliaia di famiglie che alle difficoltà
per avere un figlio disabile devono
pure aggiungere l’incognita dell’istruzione
per loro, non è giusto. Oltretutto,
considerare la scuola, in generale,
e l’insegnamento ai disabili, in particolare,
una spesa da tagliare in tutti i
modi, è una delle cose più sbagliate al
mondo. La scuola come la famiglia è
un investimento per il futuro. E’ un sostegno
a tutti e oggi c’è un grande bisogno
di chi affianchi i ragazzi alla ricerca
di un baricentro, sia che essi
siano disabili sia che siano normodotati.
Alle famiglie che si sentono defraudate
non rimane che una sola strada.
Rivolgersi alla magistratura per ottenere
il riconoscimento del diritto allo
studio per i propri figli. L’anno scorso
i tribunali di Roma, Bologna, Venezia,
Reggio Calebria, Ancona, Siracusa, Salerno
e Messina hanno dato tutti torto
al ministero.
NUCCIO CONDORELLI
-
Sindacato delle famiglie
(sidefct@iol.it)
(da www.lasicilia.it)