Dovrebbe essere di circa 130 euro lordi mensili l’aumento
previsto per gli insegnanti se le trattative riprese giorni
addietro tra Aran e sindacati non si interrompono prima.
Tutto però lascia prevedere un buon esito anche
perché entrambi ci paiono con le spalle al muro: i sindacati
per un verso e il governo per l’altro, mentre nel mezzo
ci stanno, sia gli inevitabili scioperi sia la credibilità della
politica del centrosinistra ormai sotto inchiesta e messa
pure alla berlina. Nel sito Internet dei sindacati sono
pubblicati tutti i fondi e le risorse disponibili per il biennio
economico 2006/07 compreso il rinnovo del quadriennio
normativo 2006/09 che poi non è questione
secondaria di fronte alla strisciante verve restauratrice
che ci pare di avvertire in molte dichiarazioni del ministro.
In ogni caso qualche euro si dovrebbe vedere a gennaio
e nei mesi successivi (febbraio, marzo?) gli arretrati
che però riguarderanno solo il 2007, mentre il 2006 si
esaurirà con gli spiccioli previsti della cosiddetta vacanza
contrattuale.
Importante appare pure la volontà di riprendere nel
nuovo contratto, ma anche nel libro bianco sulla scuola di
recente pubblicazione, la questione relativa al riconoscimento
del merito e della carriera dei professori che sono
bloccati da qualunque dinamica di avanzamento e ingessati
dentro una funzione che livella sia chi lavora con impegno
e dedizione sia chi va a scuola a prendere il caffé.
Certamente anche su questo fronte si corrono evidenti rischi
di strappi e dissapori perché qualcuno dovrà stabilire
cosa si intende, per esempio, col concetto di merito e
chi dovrà scegliere a chi e in che modo e in quale quantità
attribuirlo e secondo quali parametri. Il lavoro dei docenti
è particolare, mentre i risultati sono visibili a lungo termine
per cui non è semplice quantificare gli esiti prodotti
né elaborare grafici percentuali né tantomeno rivolgersi,
come qualcuno suggerisce, al giudizio dell’utenza più
sensibile ai sibili dell’ignominia che al grido del giusto.
D’altra parte se lo stesso ministero, proprio in questi
giorni, non è stato spesso in grado di cogliere il lavoro e lo
sforzo di molte scuole impegnate anche nella costruzione
di una coscienza critica nel paese, immaginarsi con
quale proprietà potrebbe valutare chi si aspetta dalla
istituzione solo il diploma e l’aurea ed esclusiva salvaguardia
del proprio pargolo. Per questo pensiamo che si
corra il rischio che antipolitica faccia rima con antiscuola
anche perché sembra di avvertire una similare allitterazione
tra il populismo del V-day e i proclami restauratori
di Fioroni: l’uno dice che è sufficiente mandare dal
parlamento i condannati per avere una politica più seria,
l’altro annuncia tolleranza zero e pugno di ferro contro i
bulli e i professori fannulloni, accomunati entrambi dal
loro evidente disprezzo verso l’autorità e l’ordine, per cui
basta mandarli a casa e la pace ritorna come nella migliore
tradizione favolistica dove la felicità vive nell’uccisione
del lupo.
Anche questo nuovo libro bianco sulla scuola, presentato
venerdì alla stampa, ha tutti i requisiti della elargizione
di sicurezza all’utenza e per certi versi pure agli osservatori-analisti, ma fino a quando il dibattito politico rimane
avvitato sulla spasmodica ricerca di denaro e sui proclami
contro le tasse tutto è buono per giustificare i tagli
dei finanziamenti per gli insegnanti di sostegno, per adeguare
le strutture o per dilazionare sempre una radicale
e moderna e più europeista riforma della scuola. E fino a
quando la politica non riprende in mano la sua funzione
di guida e di regolamentazione dei fenomeni sociali investendo
sulla cultura ogni libro bianco ha il tempo che trova.
Talvolta si ha l’impressione che il sapere sia una sorta
di merce accessibile solo a pochi e solo a pochi lasciarlo
in mano.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)