Nello scorso anno scolastico quasi la
metà delle scuole siciliane è stata diretta
da presidi incaricati, e addirittura
si è verificato il caso di istituti
privi di «vertici» disponibili dal momento
che anche la graduatoria dei
professori che avevano chiesto un
incarico di presidenza si era esaurita.
Una condizione non certo agevole,
che ha portato il direttore dell’ufficio
scolastico regionale dott. Guido
Di Stefano, per assicurare alle scuole
la direzione e quindi tutta l’organizzazione
didattica, a nominare, a
scavalco, i dirigenti scolastici di ruolo,
che due tre volte la settimana
dovevano raggiungere la scuola assegnata
per reggenza per affrontare
tutti gli adempimenti dovuti. Che
sono numerosi, dalla direzione del
collegio dei docenti, al compito di
presiedere i consigli di classe, seguire
tutta l’attività amministrativa, nominare
i docenti supplenti, eccetera.
Una situazione questa particolarmente
complicata dal momento che
nella scuola dell’autonomia il dirigente
scolastico ha un ruolo di rilievo
per assicurare tutti i servizi nella
scuola di titolarità, per cui sarebbe
stato difficile seguire e quindi fare
bene in due scuole, non potendo appunto
garantire la sua presenza giornaliera
in entrambi gli istituti. Una
condizione che non ha mancato di
penalizzare l’attività in diverse
scuole, e che ha evidenziato la necessità
di un cambiamento pensato
per dare risposte rapide ed efficaci,
senza gravare oltre sulla scuola dell’autonomia
e sulle sue prospettive.
La nuova svolta nel settore direttivo
si ebbe, come si è detto, con l’inizio
del nuovo anno scolastico, quando,
finalmente, dopo i tanti ricorsi anche
di natura giudiziaria che hanno
fatto ritardare i lavori concorsuali, il
direttore Di Stefano ha nominato i
nuovi dirigenti scolastici che hanno
superato il concorso ordinario, in
tutto 278, di cui 220 nel primo settore
(scuola primo ciclo) e 58 nel secondo
settore (scuola secondaria di
secondo grado). Ovviamente, detti
nuovi dirigenti scolastici hanno
scalzato quasi tutti i presidi incaricati,
i quali, se avessero voluto continuare
a dirigere scuole, sarebbero
dovuti andare in altre province,
sempre che vi fossero presidenze rimaste
senza dirigente scolastico di
ruolo. Molti professori, che per tanti
anni hanno avuto l’incarico di presidenza,
sono rimasti a spasso, ovviamente
da preside e non da professore.
E’ superfluo stare a rilevare (in questo
caso giustamente) che per un docente
il quale per tanti anni aveva
diretto presidenze, sarebbe stato difficile
ritornare all’insegnamento,
magari nella scuola di titolarità. Alcuni
professori, prossimi alla pensione,
per uscire da tale stato di cose
hanno pensato alla quiescenza,
naturalmente a partire dall’anno
scolastico 2008-2009, essendo ormai
scaduti i termini per chiedere di
andare in pensione. Insomma, non
si può distogliere dalla presidenza
un capo di istituto che anche da incaricato
aveva fatto bene, senza provocare
ripercussioni sull’attività direttiva
di un istituto scolastico.
Sono rimasti in servizio solo pochissimi
presidi incaricati, che andranno
via nel prossimo anno considerato
che fra pochi mesi si espleterà un
concorso riservato ai docenti che
avevano fatto i presidi almeno per
un anno. Il problema non si pone
per coloro che stanno sostenendo
detto concorso e supereranno le prove
di esame.
A questo punto è il caso di dire che
lo Stato ti elogia quando sei indispensabile,
nel giorno in cui non sei
utile ti manda a casa senza alcun riconoscimento,
ma senza comprendere
appieno quante conseguenze
questo può provocare.
MARIO CASTRO
(da www.lasicilia.it)