Il ministro Fioroni: La scuola «progettificio» non serve agli studenti
Data: Venerdì, 21 settembre 2007 ore 17:57:49 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«Vi prego di smettere di fare progetti e di dare più peso ai programmi tradizionali" ha detto il ministro dell’Istruzione Fioroni rivolgendosi ai docenti per l’inaugurazione dell’anno scolastico a Napoli. "Un progettificio permanente non serve ai ragazzi", ha concluso.

Sante parole che finalmente ribaltano una prospettiva che si era andata radicando almeno da un decennio nella scuola con conseguenze gravissime e infauste.

Spieghiamo in termini semplici per quanti non sono pedagogisti di mestiere. Una teoria sociologica trasferita alla scuola ordinaria ha suggerito per anni di lavorare "progettualmente", cioè di tenere conto molto limitatamente delle prescrizioni ordinarie e di impegnarsi maggiormente sulle esigenze locali o individuali che risultino più rilevanti.

In una scuola di campagna in cui la risorsa principale siano i pomodori importa relativamente poco studiare la calotta artica e invece è vitale conoscere quali siano le condizioni climatiche che favoriscono lo sviluppo dei vari tipi di agricoltura, quali sono i mercati mondiali interessati alle produzioni e alle lavorazioni di pomodori, quali possano essere le modalità di marketing del prodotto locale.

Dunque il progetto "pomodoro" potrebbe avere un peso preponderante rispetto al normale corso di geografia. Su questo fondamento che di per sé non è del tutto peregrino (a condizione di essere limitato nell’applicazione) si è fondata invece una filosofia dell’insegnare che ha trasformato la scuola italiana in un cantiere di progetti. Si è progettato (e si continua a farlo tuttora) di tutto: dai rapporti con le iole dell’Egeo alla danza celtica, dallo yoga alle muraglie medievali. E tutto questo non come attività marginale, ma come impegno principale di scolari e maestri.

Una preside che voleva mostrare di essere aggiornatissima, qualche stagione addietro, affermava con orgoglio che nella sua scuola si opera solo per progetti e tutto il resto, cioè l’ordinato svolgimento del corso di studio tradizionale, restava solo come fastidioso ricordo del passato.

Conseguenza: in quella scuola (e in molte altre) gli alunni sapevano tutto su Garcia Lorca o sui dromedari (secondo i progetti ideati dai docenti), sono partiti per le Bahamas o per la Bulgaria, mentre il livello delle conoscenze ordinarie (sapere leggere e scrivere correttamente, avere rudimenti di matematica ecc.) è sceso paurosamente.

Va aggiunto che la smania progettifera dei docenti e di alcuni presidi era incoraggiata dai sussidi precuniari che venivano assegnati ai progetti che li trasformavano in affari economici, o almeno in una gitarella fuori porta. Era ora che una voce autorevole si levasse per frenare le smanie per la progettatura. Ma ovviamente non basta levare la voce. Bisognerebbe diradare i finanziamenti (che quasi sempre si risolvono in soldi sprecati) e spingere lo sguardo anche verso l’Università dove di progetti si vive e si ingrassa.

SERGIO SCIACCA (www.lasicilia.it)







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-8419.html