Diversamente abili. I problemi all'apertura dell'anno scolastico.
Data: Giovedì, 20 settembre 2007 ore 00:53:08 CEST
Argomento: Rassegna stampa


19.09.2007.

- Lo sfogo del papà della bimba handicappata: «Come è difficile vivere senza alcun aiuto».

- FIORONI CONTESTATO A NAPOLI DAI GENITORI DEI BIMBI DIVERSAMENTE ABILI

- IL DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE: «Ma non mancano gli insegnanti di sostegno».

- LA SITUAZIONE NELL’ISOLA: Buona volontà e poche risorse, così si tira avanti

 

 

Lo sfogo del papà della bimba handicappata: «Come è difficile vivere senza alcun aiuto».

BARRAFRANCA. Sofia è una ragazzina diversamente abile che ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. Papà e mamma a costo di enormi sacrifici si prendono cura della bimba tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti. Con un’eccezione. Sofia frequenta la scuola e in quelle ore la mancanza di papà e mamma si fa sentire, perché la scuola non è in grado di fornire alla bimba cure e presenza costante di una persona. Di qui la decisione del papà di denunciare ai microfoni di «Uno Mattina» il problema che non è soltanto locale ma generale. Un disagio che tocca i genitori di Sofia da anni per la mancanza da un lato di una assistenza qualificata e dall’altro di un confronto con i rappresentanti delle istituzioni.

Il «caso», stavolta, esplode in provincia di Enna, da Barrafranca. A parlare davanti ai microfoni della televisione di Stato è il papà di Sofia, spinto da una situazione faticosa per un verso, intollerabile per l’altro, a causa di una figlia affetta da una malattia grave. La denuncia parte dalla voglia di rimarcare quanto sia difficile affrontare la vita quotidiana in questo modo.

Sofia non può essere abbandonata per un solo secondo. Se non è guardata a vista, distrugge tutto quello che ha attorno, diventa violenta, imprevedibile per se e per gli altri. Un’assistenza è offerta alla bambina dalla scuola elementare barrese frequentata e l’istituto, come da prassi, ha preso tutte le iniziative necessarie, così come era avvenuto l’anno scolastico precedente.

E’ infatti intervenuta una équipe multidisciplinare inviata dall’ufficio scolastico provinciale, con personale adeguato per aiutare la bimba diversamente abile nel suo percorso formativo. Ma per i genitori di Sofia tutto ciò non è sufficiente, proprio perché la bimba, se persa di vista anche per una frazione di secondo, può commettere qualsiasi sciocchezza. Di qui la decisione di mettere in piazza il dramma familiare che vive con la moglie. Di qui la richiesta impellente di aiuto, per trovare una soluzione che tenga conto delle necessità della famiglia e di quelle della bambina. Di qui l’appello a una sinergia tra la famiglia e l’istituzione scolastica, perché il sostegno che è dato a Silvia è un sostegno dato anche ai genitori, fino a oggi «impediti» ad avere momenti di pace e di serenità.

Sono le assistenti sociali, nelle scuole barresi, ad assistere i diversamente abili con diverse patologie. E il grido di dolore del papà di Sofia con la conseguente denuncia per l’incapacità delle istituzioni a risolvere il «caso», accomuna molte altre famiglie non illuminate dai riflettori.

RENATO PINNISI (da www.lasicilia.it)

 

FIORONI CONTESTATO A NAPOLI DAI GENITORI DEI BIMBI DIVERSAMENTE ABILI

«Signor ministro, perché non ci volete più a scuola?» NAPOLI. Proteste, a Napoli, contro il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha inaugurato l’anno scolastico partecipando ad una manifestazione in piazza del Gesù: ad accoglierlo c’erano alunni di ogni ordine e grado, ma anche un centinaio di persone tra insegnanti precari e genitori di bambini disabili, che lo hanno contestato duramente. «Diritti per tutti», «Perché non ci volete più?», ma anche un ironico «Peppe ’a bucia» (“il bugiardo” in dialetto napoletano), sono alcuni degli striscioni esposti ai lati della piazza e innalzati davanti al palco.

È stato necessario l’intervento degli uomini del servizio d’ordine per fare indietreggiare i manifestanti e lasciare spazio ai bambini. Prima dell’intervento del ministro, ha preso la parola dal palco il presidente dell’associazione “Tutti a scuola”, Antonio Nocchetti, che raggruppa i genitori di alunni disabili. «Complimenti signor ministro - ha detto Nocchetti - per aver complicato la vita a milioni di italiani, per le originali intuizioni che avete inserito in finanziaria elevando il numero di alunni per classe e congratulazioni per aver reso sempre più complessa la certificazione della disabilità provando a far sparire i bambini disabili».

Fischi anche da parte degli insegnanti precari, che chiedono un incontro pubblico con il ministro Fioroni e la pubblicazione delle graduatorie per gli incarichi annuali. Il ministro ha replicato alle critiche dei genitori dei ragazzi disabili. «Ho letto sui cartelli che ci sarebbero “190 mila disabili in meno”. Le famiglie vanno ascoltate, ma i dati non corrispondono al vero. Abbiamo nelle scuole italiane 172 mila disabili, cifra probabilmente sottostimata, e 86 mila 500 insegnanti di sostegno nell’anno in corso, oltre 75 mila dei quali hanno già preso servizio».

Secondo il ministro «sono le Asl, in base ad un decreto del 2006, del precedente governo, a certificare la gravità dell’handicap e non la scuole», come sostengono genitori ed associazioni dei disabili. Ma l’errore di fondo - secondo Fioroni - «è quello di considerare l’insegnante di sostegno, che è un supporto degli insegnanti ordinari, anche un assistente sociale ed un educatore». Tali compiti vanno invece «affidati ad altre figure professionali», che debbono essere reclutati dalle scuole «grazie all’impegno congiunto degli enti locali».

A Napoli il ministro per la pubblica istruzione ha firmato un protocollo d’intesa in questo senso con gli assessori all’istruzione Corrado Gabriele, della Regione Campania, Giuseppe Gambale, del Comune, ed Angela Cortese, della Provincia. L’impegno finanziario degli enti locali per pagare assistenti sociali ed educatori, però, non è stato ancora quantificato - hanno precisato l’assessore Gambale ed il ministro ai giornalisti - ed il protocollo ha per il momento un valore sperimentale».

«Pensiamo di esternalizzare il lavoro degli Osa (operatori sanitari) che dovranno integrare l’attività degli insegnanti di sostegno - ha detto il direttore scolastico regionale Alberto Bottino - saranno pagati ad ore». La replica: «I prof di sostegno non competono soltanto al ministero. Sono le Asl a certificare la gravità dell’handicap».

CARLO GAMBALONGA (da www.lasicilia.it)

 

IL DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE: «Ma non mancano gli insegnanti di sostegno». Primato positivo «La Sicilia - dice Guido Di Stefano - è regione "regina" in questo campo». Catania è la città con il maggior numero di portatori di handicap, ultima è Enna.

PALERMO. La Sicilia regione «regina» quanto a numero di insegnanti di sostegno. Mentre, nel resto d’Italia, la media è di un docente ogni 138 alunni, nella nostra Isola si sale a uno ogni 59.

Eppure, qui come in tutta Italia, puntualmente l’inizio della scuola è costellato dalle denunce di genitori di bambini e ragazzi disabili che lamentano la carenza di supporto per i loro figli.

L’insegnante magari c’è, ma per un periodo limitato, non per tutte le ore di lezione. Oppure non è in grado di far fronte a disabilità particolarmente gravi, quali quelle motorie. O ancora si creano paradossi, quali quelli di un handicap lieve supportato più di una patologia grave.

Perché? «I casi – spiega il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano – possono essere vari, e di tipo diverso. Ma non c’è, in Sicilia, carenza di insegnanti di sostegno.

I disguidi, che esistono, come dicevo possono essere causati da vari motivi. Ci sono i cosiddetti "tardivi", quelli cioè che presentano la documentazione con ritardo. Oppure i trasferimenti da una scuola all’altra che arrivano ad agosto, quando l’avvio delle lezioni è ormai alle porte. C’è anche da tenere conto del fatto che la distribuzione dei posti avviene sulla base di una documentazione di massima, che può anche non rispondere alle esigenze reali e che viene poi corretta caso per caso».

Altro capitolo, quello dei motivi per i quali viene dato il sostegno. «Ci sono casi – sottolinea ancora Di Stefano – che vanno valutati attentamente. A volte c’è il supporto per la dislessia, per l’obesità, per difficoltà di apprendimento legate al fatto che si tratta di bambini extracomunitari che non parlano l’italiano, per disagio sociale. Qualche giorno fa il ministro ha giustamente ricordato che gli insegnanti di sostegno non sono badanti. Ed ha ragione. Si dimentica troppo spesso che questi insegnanti sono di supporto all’intera classe, non al singolo, e che i problemi di cui giustamente si lamentano i genitori sono legati alla carenza di altre figure, quali gli assistenti specializzati, che devono essere assegnati dagli enti locali. E poi, in generale, al di là della scuola, manca il supporto all’esterno a chi ha problemi di disabilità.

Ripeto: il diritto all’insegnante di sostegno è sacrosanto, ma il docente ha il compito di favorire l’integrazione in classe, non deve essere un assistente personale».

Sicilia «regina», si diceva, quanto a numero di insegnanti di sostegno. Ma vediamo le cifre. In totale i docenti per l’anno scolastico appena avviato sono 12.793 (rapporto alunni-posti 1,59), 172 in meno dello scorso anno. Sono loro ad occuparsi dei 20.532 alunni portatori di handicap certificati, 358 in più del 2006/2007. «I tagli però – precisa il direttore Di Stefano – sono stati fatti in relazione al calo di alunni».

La provincia siciliana con il maggior numero di alunni portatori di handicap è Catania (5121 alunni, ben 235 in più dello scorso anno scolastico e più 26 docenti di sostegno). Seguono Palermo (4696, più 166 alunni e un incremento di 13 docenti), Messina (2369, meno 88 alunni e meno 86 insegnanti), Trapani (2198, meno 28 alunni e meno 50 insegnanti), Siracusa (1611 portatori di handicap, più 56 rispetto allo scorso anno scolastico e numero di docenti di sostegno invariato), Agrigento (1431 alunni, 34 in meno del 2006, meno 56 insegnanti), Caltanissetta (1333, più quattro rispetto allo scorso anno e due insegnanti in meno). Fanalini di coda Ragusa (974 alunni portatori di handicap, più 59, e nessun incremento di docenti) e Enna (799, meno 12 alunni e meno 17 insegnanti). MARIATERESA CONTI (da www.lasicilia.it)

 

LA SITUAZIONE NELL’ISOLA: Buona volontà e poche risorse, così si tira avanti

CATANIA. Antonella Di Blasi, presidente catanese dell’Associazione nazionale famiglie fanciulli e adulti subnormali, sta tra una posizione di moderato ottimismo e una di giustificata preoccupazione: «Per alcuni aspetti - spiega - nell’assistenza di ragazzi diversamente abili all’interno delle scuole in provincia di Catania i report che abbiamo dalle famiglie sono incoraggianti. Ma servirebbero più accordi di programma, che consentirebbero pianificazioni triennali e, quindi, di evitare di trovarsi spesso di fronte a vere e proprie emergenze».

Dati alla mano la Di Blasi fotografa, dunque, la situazione catanese, mentre in altre province siciliane resta complicato quel processo evolutivo che dovrebbe portare, per esempio, alla creazione di scuole che facciano da Poli di coordinamento distrettuale nel loro territorio. Poli che servono, principalmente, a realizzare concrete indagini conoscitive per sapere, in base alla popolazione, che esigenza c’è nelle scuole di insegnanti di sostegno, di interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, di reperimento di lettini ambulatoriali per il cambio di bambini o soggetti che necessitano di assistenza igienico-personale.

La firma degli accordi di programma, poi, su cui punta l’indice la presidente dell’Anffas, sarebbe, ed è, essenziale per mettere in rete e in sintonia tutti i soggetti che sono chiamati in causa in questo delicato scenario. Cioè scuole, amministrazioni comunali e provinciali, Asl. Ovviamente non bastano intese e buona volontà e, attenzione, bisognerebbe anche allargare l’orizzonte della problematica. Che, purtroppo, presenta molte patologie, alcune più gravi o, diciamo, semplicemente più complicate delle altre da affrontare. E qui vengono a galla altri problemi. E altre figure. Spiega anche Anmtonella Di Blasi: «Ci sono grandi problemi per i bambini autistici, per esempio, perché per la loro situazione è prevista accanto alla figura dell’insegnante di sostegno, anche quella dell’educatore per le autonomie. Ma per mancanza di risorse, così come accade per gli assistenti igienico-personali, il Comune non è in grado di garantire queste presenze essenziali per questi bambini, al contrario degli assistenti per non vedenti e non udenti che sono a carico della Provincia».

In questi giorni i dirigenti scolastici aspettano con ansia di sapere quanti insegnanti verranno loro assegnati e di quante ore potranno, quindi, disporre. Anna Sampognaro, presidente dell’istituto comprensivo Dusmet di Catania, ha 44 bambini che richiedono assistenza speciale su un totale di 875: «Mentre per l’Infanzia ho già avuto tutte le risposte, aspetto di sapere che disponibilità ci sarà per la Secondaria e la Primaria. L’Ufficio scolastico provinciale comunicherà a breve le disponibilità residue. Comunque devo dire che l’aspetto più importante è la grande collaborazione che c’è oggi tra scuola, genitori e l’Asl che è il soggetto che certifica le diagnosi funzionali e, quindi, l’esigenza dell’insegnante di sostegno e delle ore necessarie per l’assistenza».

Nove mesi fu al centro di un caso finito alla ribalta nazionale, quando chiamò il 113 per arginare un alunno gravemente malato che, disse, «metteva a repentaglio l’incolumità di insegnanti e professori». Oggi la preside della Media Vann’Antò di Ragusa, Lucia Aiuto, è pronta a scrivere al ministro. Per denunciare una situazione che giudica «disastrosa».

«Sento tante belle parole, ma la verità è che questi ragazzi non si aiutano con le buone intenzioni. Il ministro assicura assistenza per tutte le figure deboli, ma nei fatti mancano fondi per farlo seriamente. Nella mia scuola il problema è stato risolto semplicemente perché dei due ragazzi diversamente abili che avevo in ingresso, uno ha rinunciato.

Così potremo utilizzare tutte le 18 ore a disposizione per l’assistenza dello studente iscritto. Nel caso contrario avremmo dovuto dividere il tempo per i due. E nove ore sarebbero state insufficienti per garantire l’assistenza di cui parla il ministro».

ANDREA LODATO (da www.lasicilia.it)







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