Contratto di lavoro e accoglienza
Data: Luned́, 17 settembre 2007 ore 12:03:30 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


“Martedì 18 settembre si riapre la trattativa per il contratto del comparto scuola. I sindacati confederali riprendono il confronto con la ferma determinazione di chiuderlo tempestivamente, in coerenza con gli accordi sottoscritti con il Governo, al fine di assicurare al personale gli incrementi retributivi con relativi arretrati e le legittime garanzie contrattuali nella gestione del rapporto di lavoro.” E in caso contrario? Iniziative di mobilitazione e di lotta, sibilano i sindacati, anche perché la questione contratto si trascina ormai da quasi due anni e allora se nella finanziaria non si trovassero i fondi per gli aumenti e il governo tentasse ancora manovre diversive, anche per la scuola si prevede il classico autunno caldo. La delicatezza di questo rinnovo inoltre investe sia la parte salariale, dove è stata dimostrata l’incoerenza fra l’inflazione e lo stipendio, e sia la parte normativa che non è questione di poco in tempi in cui si dà molto potere ai presidi e si ventila il reale rischio che la validità del contratto passi da quattro a sei anni. D’altra parte i tagli ci sono stati, sia in termini di classi complessive, nonostante gli alunni siano in aumento, e sia in termini di personale soprattutto di sostegno, mentre il precariato non si riesce a contenerlo. E se il Ministro proclama con enfasi stanziamenti di fondi per migliorare il funzionamento della scuola, agli effetti pratici ciò che effettivamente arriva a ogni singola istituzione sono pochi euro e del tutto insufficienti alle attese, tant’è che il fenomeno delle lezioni private, per esempio, sarebbe in piena inarrestabile scalata sull’onda proprio del timore di non essere ammessi agli esami di stato e sulla impotenza pure acclarata di organizzare corsi di recupero seri ed efficaci in durata e gruppo classe. Se poi si tornasse all’esame di riparazione a settembre le cose si complicherebbero perché la scuola non potrebbe più sonnecchiare né lasciare che le famiglie se la sbrighino da sole soprattutto di fronte al principio morale di garantire a ognuno la pari opportunità, evitando che i ragazzi più abbienti paghino per avere una preparazione più adeguata di quella che la scuola possa garantire. Da qui dunque l’incoerenza del ministero che predica giri di vite e cambiamenti di rotta mentre a conti fatti le scuole sono ancora costrette a centellinare le risorse a disposizione e chiedere sempre nuovi impegni ai docenti e soprattutto nuove competenze senza riconoscimenti e gratifiche. E in attesa di vedere gli ulteriori sviluppi, la scuola nel frattempo è iniziata un po’ dovunque e molte hanno deciso di aprire col rito dell’accoglienza: i docenti, il personale e perfino il dirigente in riga danno il benvenuto agli alunni delle prime classi, compresi i genitori e parenti tutti. Una scelta un po’ all’americana tanto che qualche preside si sarebbe perfino spinto a reclutare la banda del paese, altri ad assoldare complessini rock dove è previsto anche il ballo, altri a imbandire brindisi e pasticcini in una sorta di gara a chi accoglie con più fantasia e estrosità. Nessuna meraviglia però perché anche l’accoglienza a scuola è il segno del cambiamento del tempo ma solo nelle apparenze perchè nella sostanza, come è evidente, i grandi temi rimangono; anzi, sull’onda dell’eccesso modernismo, talvolta si è involuto, accentuando guasti che dovevano essere eliminati. Qualche tempo fa si aprì il dibattito attorno alla carriera dei docenti la cui unica possibilità per migliorare la propria posizione era costituita dal concorso a preside. Aggiungere altri gradini era stato l’impegno di alcuni ministri (ricordiamo Berlinguer e il concorsone), mentre ai tempi della Moratti furono pensati dei corsi-concorsi che avrebbero consentito un avanzamento più professionalmente coerente della carriera e pure garantito una maggiore qualifica del personale stesso. Oggi questo importante dibattito è andato perso: sarà ripreso? Forse conviene meglio parlare di rigore e di neghittosità, ma dei docenti non già di chi amministra.

PASQUALE ALMIRANTE







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