ROMA. È ormai assodato che «metodi di
educazione rigidi ed autoritari, che utilizzino
comportamenti punitivi, violenti
o costrittivi, siano non soltanto pericolosi,
ma anche dannosi per la salute psichica
» degli allievi, specie se si tratta di
bambini piccoli. Lo sottolinea la Cassazione,
che mette al bando le «maniere
forti» dalle aule scolastiche, condannando
per maltrattamenti un maestro
violento della scuola elementare «Buon
fanciullo» di Siracusa.
In particolare, la VI sezione della Cassazione
– con la sentenza n. 34674 – ha
reso definitiva la condanna a tre mesi di
reclusione, per abuso dei mezzi di correzione
nei confronti dei suoi piccoli
alunni, nei confronti del maestro elementare
Giuseppe C., che percuoteva i
bambini, in alcuni casi li faceva spogliare,
li rinchiudeva in un armadio o si
metteva sopra di loro con una sedia per
punirli della loro irrequietezza. La Cassazione
ha convalidato la ricostruzione
delle dichiarazioni rese dai minori maltrattati.
Dal racconto dei piccoli emergeva
che il maestro Pippi, per mantenere
la disciplina in classe, «ci dava legnate,
poi ci dava i soldi per non farci parlare».
Oppure «mi dava calci, mi faceva spogliare,
chiudeva la porta».
Bocciando il ricorso del maestro, che
sosteneva di non aver provocato alcun
danno ai suoi allievi, la Suprema Corte
sottolinea che «gli atti compiuti dall’imputato
– come emerso nel corso del
processo – hanno realizzato traumi psicologici
per le piccole vittime e, perciò,
fatti da cui deriva pericolo di una malattia
nella mente delle parti offese».
Alla
stregua delle più «recenti acquisizioni
scientifiche», prosegue la Cassazione,
tale pericolo «sussiste ogni qualvolta ricorre
il concreto rischio di rilevanti conseguenze
sulla salute psichica del soggetto
passivo, essendo ormai opinione
comune nella letteratura scientificopsicologica
che metodi di educazione rigidi
ed autoritari, che utilizzino comportamenti
punitivi, violenti o costrittivi,
come quelli realizzati dall’imputato,
siano non soltanto pericolosi, ma anche
dannosi per la salute psichica, così da
essere responsabili di una serie di disturbi
variegati e complessi». Tra questi
i giudici di Piazza Cavour annoverano
«lo stato d’ ansia, l’insonnia e la depressione
» e, «quando il trauma si è verificato
nei primi anni di vita», si possono
manifestare «veri e propri disturbi caratteriali
e comportamentali nell’età
adulta». Insomma, i bambini rischiano
di essere segnati per sempre. Così il ricorso
di Giuseppe C. è stato rigettato.
(da www.lasicilia.it)