Proposta di decreto sui debiti formativi
L’incontro del 5 settembre 2007 al MPI ha poi affrontato anche la questione dei debiti formativi, oggetto in questi mesi di numerose “anticipazioni di stampa” che hanno oscillato tra la reprimenda dei fondi stanziati ma non spesi e la minaccia della restaurazione degli esami di riparazione. In particolare il Ministero ha presentato una bozza di decreto sull’argomento, ancora in gestazione. La bozza del Ministero tuttavia, piuttosto che partire dalla questione del recupero in generale, parte dalla norma introdotta dalla legge 1/2007 sugli esami di stato, la quale prevede che dal 2008-09 tutti i debiti formativi pregressi debbano essere saldati per poter essere ammessi all’esame. Una norma pesante, forse eccessiva, come avevamo già sottolineato, e a questo punto almeno problematica nella sua gestione, per ammissione stessa del Ministero. L’Amministrazione ritiene necessario, sulla scia delle recenti dichiarazioni del Ministro, approntare un decreto di urgenza che modifica, a pochi mesi dalla sua emissione ed ancora prima di applicarlo, il decreto 42 del 15 maggio 2007 sul calcolo dei crediti scolastici e sul recupero dei debiti. In sostanza la bozza del ministero prevede che, per saldare questi debiti, le scuole approntino interventi o veri e propri corsi di recupero nelle terze e nelle quarte sia alla fine del primo quadrimestre (o dei trimestri) sia alla fine dell’anno scolastico “entro il 31 di agosto”. In entrambi i casi gli interventi dovrebbero essere seguiti da una verifica, di cui la seconda sarebbe decisiva per la promozione o la bocciatura: la decisione in merito dovrebbe essere assunta ai primi di settembre, prima dell’inizio delle lezioni. Per fare fronte a questi interventi il Ministero prevede anche il ricorso a soggetti “esterni” alla classe o alla scuola, comprendendo in questa allocuzione sia il ricorso a supplenti sia ad altri soggetti tra cui gli enti locali o, per gli istituti tecnici e professionali, le aziende. Di fronte a queste ipotesi la FLC Cgil ha espresso la sua contrarietà e i suoi rilievi critici. Oltre a sottolineare alcune incongruenze procedurali (il contrasto con recente DM 42/2007, lo sconfinamento nell’anno scolastico successivo ecc.), abbiamo espresso la necessità di un intervento sulle modalità con le quali si realizzano le azioni di recupero, che va inteso come azione ordinaria, strettamente connessa all’attività didattica e affidata alla responsabilità dell’autonomia scolastica. L’ipotesi di decreto si fonda, invece, su una distorsione del concetto di recupero che nasce, ad avviso della FLC Cgil, proprio dall’aver voluto ricollegare il problema del recupero dei debiti alla norma sugli esami di stato. Paradossalmente, le indicazioni date si esercitano solo sul triennio terminale della secondaria di secondo grado, tralasciando proprio il biennio iniziale dove si generano più diffusamente quelle lacune che poi si trascinano per tutto il percorso scolastico e dove, fra l’altro, più alti sono i tassi di selezione, di abbandono e di dispersione. Nello stesso tempo il voler mantenere in sospeso per tutta l’estate l’esito finale introduce surrettiziamente l’esame di riparazione, dal momento che si rinvia a settembre la sua conclusione. Abbiamo, inoltre, respinto con decisione il ricorso a soggetti esterni per l’organizzazione delle attività di recupero sia per gli effetti di aggiuntività e di casualità del tutto, sia per la delega ad altri di un problema che è interno alla didattica e che ha cause molteplici e complesse di cui la scuola, nella sua impostazione ordinaria, deve farsi carico. In particolare appaiono del tutto fuori luogo il ricorso alla collaborazione delle aziende e la sua destinazione alla sola istruzione tecnico-professionale: da un lato emerge una specie di alternanza scuola lavoro “deviata”, rispetto alle sue finalità originarie, dall’altro si reitera l’idea che le attività laboratoriali sono faccenda solo di istituti tecnici e professionali. Nell’uno e nell’altro caso si continua a riproporre un inaccettabile dualismo tra il sapere e il saper fare, tra i percorsi tecnico-professionali e quelli liceali. Infine presupporre corsi nel mese di agosto (luglio è in parte occupato dagli esami di stato) sembra fantascientifico e forse spiega il ricorso agli esterni con tutti gli elementi critici già evidenziati. Il Ministero, nel concludere l’incontro, si è impegnato ad assumere i rilievi critici sollevati in particolare dalla FLC Cgil ed attendiamo ora di verificare nel merito se e quanti di quei rilievi trovano riscontro nelle modifiche annunciate nelle ultime ore dallo stesso ministero.
Roma, 11 settembre 2007