A COLLOQUIO (AL VOLO) CON DACIA MARAINI
Data: Domenica, 09 settembre 2007 ore 14:20:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


 

D. Ben trovata Sig.ra Maraini

 

R. Sono arrivata da qualche ora e ho avuto, anche il tempo, venendo in albergo di allungare il tragitto ed apprezzare meglio la città (Catania). Ho visto il centro storico che è piacevolmente cambiato, specialmente la zona di Piazza Teatro Massimo o di Piazza Università e di Piazza Duomo  che sono diventate ben altra cosa, un vero salotto. Ma, Catania si presenta diversamente già, dall’aeroporto più funzionale ed accogliente.

 

D. Come mai in Sicilia?

 

R. Vengo in Sicilia con una certa regolarità. Per me è un pò la mia terra: il profumo della zagara, la vista degli alberi di ficodindia, il suono del marranzano, i colori e gli odori della Conca d’Oro fanno parte di me stessa e non li dimentico, anche quando, sono in giro per il mondo. Sono qui, poi, perché non vengo da diversi anni e perché ho avuto tanti inviti per delle conferenze. Mi fermerò una settimana e chiuderò sabato a Palermo dove presenterò la mia ultima pubblicazione. Di recente ho, poi, anche lavorato sui quaderni di appunti di mio padre Fosco, dandone una stesura definitiva.

 

D. Di che appunti si tratta?

 

R. Mio padre, come lei sa, è un antropologo, è vissuto in Giappone per molti anni e ha fatto degli studi sulle popolazioni HAINU. Io, in questo lavoro, rielaboro queste sue esperienze trasformandole in mie storie.

 

Per me si tratta di un’ulteriore esperienza nella mia vita di scrittrice che mi ha molto arricchita facendomi scoprire dimensioni ed aspetti nuovi della realtà. L’arte, in questo caso la letteratura è come una spugna che assorbe tutto, un tutto che con la “penna della mente”si rigenera continuamente dando forma a storie nuove e a vite nuove, che hanno comunque, qualcosa di esemplare e quindi di affascinante.

 

Lo scrittore deve attingere da tutto ciò che lo circonda e qui cogliere spunti, suggestioni, motivi di riflessione siano questi fatti, idee o persone, uomini semplici o personalità straordinarie, sapendo, però distinguere la scorza da quello che è il tronco dell’albero. Lo scrittore deve cercare di capire la realtà del suo tempo, ma deve anche cogliere il trapassare dello ieri nell’oggi e viceversa, deve cogliere l’intreccio e l’intrigo del mondo dei sentimenti, l’evolversi del costume e delle mentalità, il silenzio o la voce della propria coscienza personale e di quella collettiva, il malessere sociale ed esistenziale, il senso d’incanto o di disincanto legato alla modernità, la tessitura ritmica della ricerca dei nuovi linguaggi.

 

Questo, io ho imparato nella mia vita, che per me è stata una vera avventura.

 

D. Lei ha parlato di personalità straordinarie

 

R. Si, in questo sono stata veramente fortunata, intanto bada bene, questi incontri sono arrivati naturalmente, senza forzature, fermo restando, che lo scrittore, non mi stanco mai di dirlo, impara sempre e impara da tutti. Basta leggere delle pagine di un mio romanzo e di un mio racconto o le “Ore dei ricordi” per rendersi conto che devo molto a molti grandi ed in modo particolare ad Alberto Moravia.

 

Intanto, l’auto corre, siamo già, al casello di Acireale. Lo attraversiamo e dato che c’è ancora un po’ di tempo, propone un veloce giro della città.

 

 Arriviamo con facilità in Piazza Duomo e vedo che rimane colpita dalla bellezza del barocco della città, che conosce e dove è stata altre volte.

 

Una breve passeggiata nell’area dell’isola pedonale, dove non c’è molta gente.

 

 Le dico, che dipende dal fatto, che oggi è il primo giorno del ritorno dell’ora legale e che è un po’ duro cambiare le proprie abitudini di colpo. I negozi, sono comunque aperti, per questo si allontana con discrezione, dice, per fare una ricarica e torna quasi subito.

 

Ritornata, ricorda che ha avuto il tempo di scambiare qualche battuta divertente con l’esercente del tabacchino che pure in uno scarsissimo spazio ha un’edicola fornitissima e parla del suo rammarico per non poter  apprezzare, purtroppo, come avrebbe voluto la famosa pasticceria acese.

 

Risaliamo, a questo punto in auto. Il tempo per sentire, ancora uno scampolo di umanità ed arriviamo all’ingresso del Liceo Classico, al di là dell’inferriata si intravedono dei cameraman.

 

 Il colloquio è finito.

 

M. A. Pulvirenti ......Da AKIS







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