Le reazioni alle indicazioni del ministro Fioroni: Una lettera al quotidiano ''La Sicilia''
Data: Domenica, 09 settembre 2007 ore 10:06:03 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Dopo un’estate torrida e tropicale, stiamo tutti scivolando verso la normalità, ovvero verso il rientro alle attività di lavoro, di impegni, di studio che è la nostra quotidiana “sofferenza”. Così pronti in pole position i docenti tra le carte della programmazione, dei test di accoglienza, elenchi di iscritti, e assegnazioni di cattedre a tempo determinato e indeterminato, si stanno rimboccando le maniche per riprendere il lavoro che hanno scelto, con la passione e l’entusiasmo di sempre, sì perché continuo a credere che questo è un lavoro fatto per passione.

Certo le indicazioni dell’ultima ora (che potevano arrivare qualche giorno prima per essere attuabili) circa l’obbligo dell’istruzione esteso fino a 16 anni, l’incremento delle materie scientifiche e della conoscenza della lingua, il no alle tre "i" di recente memoria, ci rincuorano e magari ci fanno ben sperare perché stia iniziando una nuova era della scuola, nella quale si potrà insegnare veramente la grammatica italiana, la geografia di monti e fiumi, la matematica delle tabelline, e magari si dovrà realizzare una insolita interdisciplinarità tra quelli che vengono definiti i due assi culturali portanti: la matematica e la lingua, si dovranno organizzare percorsi che ne sottolineino le affinità, attraverso il rigore delle leggi che regolamentano questi due linguaggi (entrambi sottostanno infatti a regole ferree e parimenti rigorose). A fronte di testi già adottati che non sempre consentiranno queste nuove indicazioni.

Arrivano anche disposizioni relative agli arredi scolastici che siano più “ergonomici” e “antropometrici” mentre a livello locale si requisiscono tra le scuole le sedie rimaste in sovrappiù per classi con un maggior numero di iscritti, sedie anche vecchie ovviamente. E come si potrebbe contestare una serie di buoni propositi come questi provvedimenti? Sono tutti volti al principio di Più autorità, più serietà, più grammatica, più matematica. E poi, ciliegina sulla torta, vi sono le disposizioni sugli insegnanti fannulloni … E già, dopo aver visto cadere le certezze degli insegnanti brava gente, la cui configurazione stessa era una garanzia di etica e impegno che prescindeva dalla esiguità dei compensi, dopo avere relegato la categoria a ranghi sociali non trend, dopo le uscite imbarazzanti di taluni politici della passata legislatura circa la produttività dei docenti, ecco arrivare la voce grossa del ministro che minaccia tempi brevi per i procedimenti contro le inadempienze o gli errori dei docenti, magari un processo per direttissima come per i peggiori delinquenti!

Certo è un onore per i docenti avere addosso l’attenzione del ministro, finalmente! Non trascurando la recente inchiesta ad essi dedicata da un settimanale che poneva la categoria docenti non proprio ai primi posti del segmento impiegati per stipendi, e mentre i sindacati difendono a voce sempre più bassa, la categoria e mentre si costruiscono sempre più spesso gli identikit dei docenti fannulloni, giunge gradita la voce del ministro sui docenti, e non tanto per esaltarne l’etica e la serietà del compito ad essi assegnato dalla società ma per richiamarli al dovere (?).

Ma dov’è la voce dei cittadini che se, da una parte, chiede che gli insegnanti interpretino con serietà il proprio mandato costituzionale, dall’altra faccia sentire che il rispetto, il rientro nei ranghi sociali più autorevoli devono essere garantiti da una classe politica che non si ricordi dei docenti solo il giorno prima dell’inizio delle lezioni, per bacchettarli, ma sempre, tutto l’anno e non con il rinnovo di un contratto dell’ultim’ora, ma offrendo il supporto dello stato alla formazione non selettiva e costosissima (come quella della SISSIS), all’aggiornamento, all’acquisto di testi agevolato, insomma che investa sui docenti, non trattandoli come bassa manovalanza, ma per quello che essi sono e che si pretende che siano: una classe sociale autorevole la cui dignità non deve cadere dinanzi alle campagne mediatiche denigratorie, perché le mele marce esistono in ogni settore: dalla sanità alla politica! Ma forse la gente lo sa e aspetta che queste disposizioni servano a valorizzare il latente valore della scuola e che questo richiamo alla serietà sia l’inizio di una nuova era tesa al rispetto e alla credibilità della classe insegnante.

COSTANZA DAMANTI

(da www.lasicilia.it)







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