Dopo un’estate torrida e tropicale, stiamo tutti scivolando
verso la normalità, ovvero verso il rientro
alle attività di lavoro, di impegni, di studio che è la
nostra quotidiana “sofferenza”. Così pronti in pole
position i docenti tra le carte della programmazione,
dei test di accoglienza, elenchi di iscritti, e assegnazioni
di cattedre a tempo determinato e indeterminato,
si stanno rimboccando le maniche per
riprendere il lavoro che hanno scelto, con la passione
e l’entusiasmo di sempre, sì perché continuo a
credere che questo è un lavoro fatto per passione.
Certo le indicazioni dell’ultima ora (che potevano
arrivare qualche giorno prima per essere attuabili)
circa l’obbligo dell’istruzione esteso fino a 16 anni,
l’incremento delle materie scientifiche e della conoscenza
della lingua, il no alle tre "i" di recente
memoria, ci rincuorano e magari ci fanno ben sperare
perché stia iniziando una nuova era della scuola,
nella quale si potrà insegnare veramente la
grammatica italiana, la geografia di monti e fiumi,
la matematica delle tabelline, e magari si dovrà realizzare
una insolita interdisciplinarità tra quelli che
vengono definiti i due assi culturali portanti: la
matematica e la lingua, si dovranno organizzare
percorsi che ne sottolineino le affinità, attraverso il
rigore delle leggi che regolamentano questi due linguaggi
(entrambi sottostanno infatti a regole ferree
e parimenti rigorose). A fronte di testi già adottati
che non sempre consentiranno queste nuove indicazioni.
Arrivano anche disposizioni relative agli arredi
scolastici che siano più “ergonomici” e “antropometrici”
mentre a livello locale si requisiscono
tra le scuole le sedie rimaste in sovrappiù per classi
con un maggior numero di iscritti, sedie anche
vecchie ovviamente. E come si potrebbe contestare
una serie di buoni propositi come questi provvedimenti?
Sono tutti volti al principio di Più autorità,
più serietà, più grammatica, più matematica. E poi,
ciliegina sulla torta, vi sono le disposizioni sugli insegnanti
fannulloni … E già, dopo aver visto cadere
le certezze degli insegnanti brava gente, la cui
configurazione stessa era una garanzia di etica e
impegno che prescindeva dalla esiguità dei compensi,
dopo avere relegato la categoria a ranghi sociali
non trend, dopo le uscite imbarazzanti di taluni
politici della passata legislatura circa la produttività
dei docenti, ecco arrivare la voce grossa del
ministro che minaccia tempi brevi per i procedimenti
contro le inadempienze o gli errori dei docenti,
magari un processo per direttissima come
per i peggiori delinquenti!
Certo è un onore per i
docenti avere addosso l’attenzione del ministro, finalmente!
Non trascurando la recente inchiesta
ad essi dedicata da un settimanale che poneva la
categoria docenti non proprio ai primi posti del
segmento impiegati per stipendi, e mentre i sindacati
difendono a voce sempre più bassa, la categoria
e mentre si costruiscono sempre più spesso gli
identikit dei docenti fannulloni, giunge gradita la
voce del ministro sui docenti, e non tanto per esaltarne
l’etica e la serietà del compito ad essi assegnato
dalla società ma per richiamarli al dovere (?).
Ma dov’è la voce dei cittadini che se, da una parte,
chiede che gli insegnanti interpretino con serietà il
proprio mandato costituzionale, dall’altra faccia
sentire che il rispetto, il rientro nei ranghi sociali
più autorevoli devono essere garantiti da una classe
politica che non si ricordi dei docenti solo il
giorno prima dell’inizio delle lezioni, per bacchettarli,
ma sempre, tutto l’anno e non con il rinnovo
di un contratto dell’ultim’ora, ma offrendo il supporto
dello stato alla formazione non selettiva e costosissima
(come quella della SISSIS), all’aggiornamento,
all’acquisto di testi agevolato, insomma
che investa sui docenti, non trattandoli come bassa
manovalanza, ma per quello che essi sono e che
si pretende che siano: una classe sociale autorevole
la cui dignità non deve cadere dinanzi alle campagne
mediatiche denigratorie, perché le mele
marce esistono in ogni settore: dalla sanità alla
politica! Ma forse la gente lo sa e aspetta che queste
disposizioni servano a valorizzare il latente valore
della scuola e che questo richiamo alla serietà
sia l’inizio di una nuova era tesa al rispetto e alla
credibilità della classe insegnante.
COSTANZA DAMANTI
(da www.lasicilia.it)