Le reazioni alle indicazioni del ministro Fioroni: Si educa attraverso la cultura in cerca del nuovo umanesimo
Data: Domenica, 09 settembre 2007 ore 10:01:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«I giornali hanno semplificato, e persino travisato, il contenuto del documento del ministro alla Pubblica istruzione Fioroni. Il messaggio veicolato è quello di un ritorno indietro, al passato, alle tabelline e alla grammatica, ma le novità sono altre perché questo documento propone il ritorno alla centralità dell’uomo e la ricerca di un nuovo umanesimo».

Santo Gagliano, preside della media Petrarca, una scuola all’avanguardia nel campo pedagogico, interviene sui nuovi contenuti proposti alle scuole dal ministro della Pubblica istruzione ritenendo necessario darne un’immagine corretta. Il ministro Fioroni, dice, non ha revocato la legge Moratti, la n. 53 del 2003, ma l’ha modificata in due modi: con il decreto del 5 settembre scorso, che prevede nuovamente l’ammissione all’esame di terza media e il tempo pieno in tutta la scuola dell’obbligo, e con il documento sui programmi, intitolato «Cultura, scuola, persona», redatto da una commissione presieduta dal prof. Ceruti, pedagogista dell’università di Bergamo.

«Un documento - sostiene il prof. Gagliano - che modifica radicalmente l’idea della scuola proposta dalla Moratti - quella di una scuola efficientista, protesa al successo personale e legata al mondo della produzione - per ricentrarla sulla persona, cioè sugli studenti e sui docenti che, in questo contesto comune, crescono e interagiscono.

Il nuovo obiettivo è quello di educare ogni singola persona al fine di creare una società più giusta e più solidale, una società a misura d’uomo. Una scuola che sappia creare, in sinergia con la famiglia, una nuova cittadinanza».

Il documento dice anche altro, dice che la scuola educa attraverso la cultura e che si educa dando degli obiettivi, dei traguardi che ogni allievo deve raggiungere in ogni materia al termine di un ciclo di studi. Di qui l’attenzione a cose concrete come la grammatica, la sintassi, le tabelline, la lettura, il dettato. «L’informatica non è rinnegata, ma riportata a quello che è: uno strumento del sapere. Si studierà, dunque, così come l’inglese, ma senza dare a queste materie il ruolo salvifico che si era voluto attribuire loro. Meno educazioni, dunque, e più educazione. Inoltre vengono individuate tre grandi aree disciplinari - un’area linguisticoartiscoespressiva, un’area storico-geografica, e un’area matematico-scientifico-tecnologica - in ognuna delle quali lo studente deve acquisire delle abilità. Un esempio. Non basta conoscere i nomi delle città, dei fiumi, dei monti italiani, bisogna saperli collocare nella carta geografica, cosa che i ragazzi non sanno fare».

Obiettivo, dunque, è fare della scuola un luogo dove si sta bene, perché dove si sta bene si apprende meglio. In quest’ottica il documento non è imposto dall’alto, ma, in vista della sperimentazione biennale, proposto al confronto e alla discussione con i protagonisti della scuola. Il ministro ha previsto che entro dicembre i suoi contenuti vengano fatti conoscere a docenti e famiglie e che, in primavera, si tenga una consultazione nazionale per la raccolta ragionata dei commenti e delle proposte. Infine, una scelta non scritta nel documento, ma ribadita a voce: la scuola deve smettere di essere un progettificio e tornare ad educare.

PINELLA LEOCATA (da www.lasicilia.it)







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