Ancora qualche altro giorno e poi si ritorna
fra i banchi di scuola dopo oltre due
mesi di vacanza. Quest’anno però per i
docenti sarà un anno ricco di novità a cominciare
dalla scuola primaria (le indicazioni
nazionali) e finire alla secondaria
superiore a causa degli aggiustamenti
che il ministro Fioroni ha operato ma
per i quali ha ottenuto più critiche che
apprezzamenti come la scelta di finanziare
le scuole paritarie.
L’attesa però era di un rinnovamento
profondo e serio della scuola e invece
sembra proprio che la strategia usata sia
la solita e cioè quella di gravare sempre
sul groppone dei professori benché i 64
milioni di euro complessivamente stanziati,
per corsi di recupero e per la sperimentazione
di metodologie didattiche
innovative allo studio delle discipline curricolari, dovrebbero per certi versi
compensarli.
Ma i nodi grossi sono sempre sul carro
fermo a Gordio mentre manca il coraggio
politico per scioglierli e ridare
nuovo vigore a una classe sempre più
demotivata e soprattutto demoralizzata.
Ai tempi della Moratti il programma dell’Unione
prevedeva proprio questo nobile
riscatto e i sindacati si erano ufficialmente
impegnati su questo fronte, spingendosi
anche a promettere la lotta per
l’adeguamento dello stipendio dei professori
italiani a quello europeo.
Senonché, da qualche tempo, di questa
materia non si parla più e altrettanto
silenzio si leva dalle parti del rinnovo del
contratto di lavoro scaduto già quasi da
due anni. A lanciare un timido segnale di
lotta solo la Gilda che denuncia, oltre i
tagli agli organici, rigurgiti di bullismo
nei confronti dei docenti e la precarietà
sempre più diffusa nonostante le recenti
50 mila immissioni in ruolo, anche i
mancati incontri fra le parti per la firma
definitiva del contratto. E questo rinnovo
è assai importante perché si tratterà
di ridefinire non solo la parte salariale
ma anche quella normativa, mentre non
si sa nulla circa la sua durata.
Finora infatti il contratto è stato di validità
quadriennale, con la verifica biennale
solo in relazione all’adeguamento
dello stipendio all’inflazione, ma il nuovo
potrebbe portare con se la semestralità
con l’aggiustamento triennale dello
stipendio con inseguimenti rischiosi sul
veloce paniere del costo della vita. E’questo
un timore che venne espresso a suo
tempo da molte parti e che purtroppo ha
un suo fondamento, intuibile nei temporeggiamenti
a cui si è assistito l‘anno
scorso, quando il ministro disertava regolarmente
gli incontri coi sindacati e
quando furono minacciati scioperi che
però all’ultimo momento venivano sospesi.
Le conclusioni, come è noto, furono
di riaprire le trattative per la firma definitiva
del contratto a settembre, con l’inizio
dell’anno scolastico, in modo di
avere truppe fresche e soprattutto pronte
alla mobilitazione se ci fossero state
defezioni.
In ogni caso gli accordi presi dovrebbero
tenere conto delle risorse inserite
nel prossimo documento di programmazione
finanziaria del governo nel
quale si dovrebbero indicare i luoghi dove
attingere i fondi per onorare le attese
dei professori. E, se si troveranno, bisognerà
attendere ancora febbraio 2008
per averli in busta paga e nella quale dovrebbero
essere presenti pure gli arretrati
relativi al solo 2007 perché per tutti gli
arretrati del 2006 non ci sarebbe il becco
di un quattrino, ad eccezione di circa
11 euro al mese come mancia per la cosiddetta
indennità di vacanza contrattuale,
ma che, essendo stati già previsti
dalla Finanziaria di Tremonti, dovrebbero
essere sicuri.
Non c’è da stare allegri ma neanche
strapparsi i capelli (chi li ha) visto che di
circa 130 euro lordi mensili dovrebbero
essere l’aumento per merito dei famosi
risparmi di sistema degli anni precedenti.
A settembre, si sa, inizia il nuovo
anno e non solo quello scolastico ma
anche quello del surriscaldamento dei
prezzi e degli animi esasperati dei lavoratori.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)