I CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE TRIENNALE. La Regione non ha ancora erogato i fondi né indicato la data d’inizio delle lezioni
Data: Mercoledì, 05 settembre 2007 ore 20:31:44 CEST
Argomento: Rassegna stampa


A giorni tutti i ragazzi dell’obbligo torneranno a scuola, tutti tranne quelli che hanno scelto di seguire i corsi professionali triennali, e in Sicilia sono 8-9.000. Ancora una volta, per il terzo anno consecutivo, la Regione tarda a dare avvio ai corsi e gli iscritti che domandano agli enti formatori la data d’inizio delle lezioni non ottengono alcuna risposta.

Eppure in tutte le altre regioni d’Italia il calendario è già stato fissato. Le famiglie siciliane sono entrate in agitazione e ne hanno motivo. L’anno scorso i corsi professionali regionali triennali sono cominciati quasi tutti ad aprile, a fine anno scolastico. E questo ha significato che molti giovani non hanno frequentato affatto, e peggio, che nei lunghi mesi trascorsi senza far nulla, in strada, si sono perduti alla scuola, sono entrati in giri criminali.

A lanciare l’allarme, ancora una volta, è il presidente dell’associazione «Città solidale». Il prof. Piero Quinci, proprio per evitare che si ripeta quanto accaduto l’anno scorso, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta ai responsabili istituzionali dei corsi, l’assessore regionale al Lavoro Formica (An) e l’assessore regionale alla Pubblica istruzione Lenza (Mpa), e ai rispettivi dirigenti. Una lettera accorata nella quale domanda di quale «mal-formazione» si sono macchiati i giovani che in Sicilia hanno scelto la formazione professionale «per non meritare la certezza e l’uguaglianza dei diritti», di quale difetto sono portatori tanto da essere oggetto di «aborto sociale selettivo» nella formazione? «La verità - dice - è che questi ragazzi sono figli di povera gente, sono figli di operai che non riescono a fare sentire la propria voce. Eppure ritardare di settimane, di mesi, il loro ingresso alla formazione professionale significa perderli, consegnarli, di fatto, alla malavita, colludere con essa. Per questo ho scritto, invocando il loro intervento, anche al presidente della Provincia, al sindaco e al prefetto. Perché è una questione troppo delicata e importante».

Ricorda, il prof. Quinci, che l’anno scorso i funzionari della regione autorizzarono gli enti che gestiscono i corsi a «cominciare l’anno sotto la propria responsabilità», cioè anticipando i costi dei materiali e gli stipendi dei professori. «Come se si trattasse di un’attività lucrativa di interesse privato e non di un diritto- dovere sancito dalla Costituzione e dalla legge, e di una competenza esclusiva della Regione ». Una scelta, questa di avviare i corsi senza fondi, che soltanto gli enti più grandi, i salesiani e le salesiani, hanno potuto fare, «con enormi difficoltà, per non tradire la propria vocazione». Per gli altri è stato impossibile.

«E che non dicano che i problemi derivano da Roma ladrona, perché anche le altre regioni dipendono dal centro, ma hanno ottenuto finanziamenti e autorizzazioni. Il problema è che in Sicilia le pratiche non vengono istituite per tempo e che nessuno controlla che chi deve farlo svolga il proprio lavoro nei tempi previsti. Ed è un’insufficienza grave che, qualora non ci fossero risposte in tempi brevi, entro dieci giorni, segnalerò agli organi competenti denunciando eventuali negligenze e/o omissioni dei dipartimenti regionali interessati.

I responsabili istituzionali devono sapere che così si uccide la speranza dei ragazzi».

PINELLA LEOCATA (da www.lasicilia.it)







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