Compiti per le vacanze, le «istruzioni» e i consigli per i ritardatari
Data: Martedì, 04 settembre 2007 ore 20:52:03 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La scuola sta per riaprire i battenti e bambini e ragazzi corrono ai ripari. Il tempo stringe e ci sono pile di compiti delle vacanze da fare interamante o da completare, se si è stati un minimo lungimiranti. Ritardatari? Forse. Perché le vacanze sono sinonimo di libertà dagli impegni, dagli obblighi. Quello che è certo è legato alle implicazioni familiari che questa "insana" pratica comporta.

I figli sono svogliati, vorrebbero godersi gli ultimi giorni di libertà e andare a mare, giocare con gli amici, uscire. I genitori, invece, si sentono assaliti dalle responsabilità, dal rischio dello scontento e del biasimo che i loro figli rischiano di suscitare in maestri e professori.

Non è una novità. E anche quest’anno, così, ritorna puntuale il "dramma" di bambini e ragazzi alle prese con questionari, versioni, ricerche, esercizi di matematica, schede di verifica dei libri assegnati per le letture estive. Tutto questo a una settimana dall’inizio delle lezioni. E la difficoltà sta proprio in questo: nel riuscire a iniziare e finire quello che sarebbe stato opportuno dividere nell’arco delle dodici settimane di break appena trascorse, le vacanze più lunghe di tutti i Paesi europei. I buoni propositi fatti all’inizio dell’estate sono svaniti, fra un "ancora c’è tempo!" e un "oggi vado al mare, domani, però, una versione non me la risparmia nessuno". L’illusione che un piccolo elfo dei compiti notte tempo li svolga per noi è svanita nel nulla. Le preghiere e le speranze che qualche compagno di classe si sia immolato e, soprattutto, abbia voglia di condividere i propri risultati, le proprie riflessioni, definitivamente scomparse.

Le soluzioni, c’è poco da fare, non sono molte. Anzi, per essere più precisi è una sola. Farli. E per riuscirci, occorre che i ragazzi si sappiano organizzare per bene. Dividano la grande mole di lavoro in piccoli comparti sensati che permettano loro di gestire l’intensa attività intellettuale senza sfiancarsi prima ancora dell’avvio dell’anno scolastico. Insomma, meglio privilegiare la qualità alla quantità.

Tutto sommato, il dramma può essere contenuto. Dopo un’estate senza orari, con bibite e gelati, feste e mare, la scuola, con i suoi ritmi, torna a dettare legge per quanto riguarda lo scorrere delle giornate. Torna a essere metronomo degli impegni di bambini e ragazzi fra i sette e i quattordici anni. E’ bene, suggerisce la Fimp (Federazione italiana medici pediatri), che tutti gli scolari riprendano in maniera regolare le proprie abitudini, non solo per quanto riguarda gli orari di veglia e sonno, ma anche per quanto attiene l’alimentazione. Ovviamente perché questo possa accadere il ruolo dei genitori è assolutamente indispensabile. Bisogna concordare con i ragazzi un programma giornaliero di ore da dedicare allo studio (magari al mattino, sia perché più fresche, sia perché consentono di affrontare il resto della giornata senza l’incubo pressante dei compiti da fare). Nel frattempo, magari, si potrebbe associare qualcosa di gradevole al concetto di scuola e, se possibile, nonostante il caro-libri pesi molto sull’economia familiare, accontentare qualche capriccio: per esempio lo zaino all’ultima moda che i vostri figli desiderano ardentemente (qualche suggerimento? i più amati - e venduti - sono quelli di Harry Potter e delle Winx per i più piccoli, lo stile "street" meno lezioso e di matrice americana dai tredici anni in su) oppure quaderni, diario e "necessaire" di varia natura.

Certo, se la scuola riuscisse a essere considerata, non come una condanna, ma come un’esigenza formativa importante che va al di là del nozionismo spicciolo dei compiti da inghiottire come una medicina, forse il "dramma" di inizio anno non esisterebbe. Un po’ com’è successo per la lettura, che, soprattutto dai ragazzi è percepita sempre più come un piacere se non viene soffocata dagli obblighi di schede dettagliatissime sulla trama, sull’articolazione del sistema dei personaggi.

Insomma, se si lascia alla lettura solo la bellezza dell’avventura tra le pagine scritte e il piacere della scoperta. Solo così, se si riesce ad accendere la scintilla della passione per lo studio, la voglia di approfondire, di leggere e di impegnarsi - anche in vacanza - diventa naturale. Questo nonostante il diritto alla semplice spensieratezza.

CARLA CONDORELLI (da www.lasicilia.it)







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