CALENDARI, COSTI E STORIA, SPINE DELLA SCUOLA
Data: Martedì, 04 settembre 2007 ore 01:02:05 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Quando inizia la scuola? La data ufficiale è il 18 settembre, ma siccome ogni scuola in autonomia può spostarla, capita che molte famiglie debbano aspettare i primi di settembre per saperlo, quando cioè si insedia il nuovo collegio dei docenti. E la cosa oggettivamente appare un po’ subdola soprattutto per chi magari vorrebbe sfruttare il proprio periodo di ferie subito dopo gli affollamenti di agosto.

Parte del dibattito di questa estate, fra l’altro, si è incentrato proprio sulla proposta di spalmare le lunghe vacanze estive della scuola nell’arco dell’anno purché rimangano inalterate la data di chiusura e un minimo di 200 giorni di lezione. Dibattito capzioso, visto che già da tempo moltissime scuole anticipano l’apertura per allungare le interruzioni pasquali o quelle di carnevale, mentre rimane misterioso il motivo per il quale queste decisioni, di pertinenza del collegio dei docenti e del Consiglio di istituto, non siano prese a giugno, a chiusura della scuola, piuttosto che a settembre in modo da dare all’utenza la possibilità di organizzarsi. Stabilire tre mesi prima il futuro calendario scolastico apparirebbe come un doveroso atto di considerazione alla famiglie e alle loro attese visto pure che, oltre a questo responso, attendono di sapere a quanto ammonterà il costo complessivo per l’acquisto dei nuovi libri e dell’armamentario correlato alla scuola.

Nasce anche da queste incertezze la recente accusa che qualche associazione di consumatori fa agli insegnanti, quella cioè di essere una lobby in consorteria con le case editrici e magari coi grandi magazzini e le cartolerie, in attesa di esserlo pure con le sartorie se tornassero i grembiuli. In ogni caso, settembre rimane il mese dei grandi svelamenti e domani dovrebbero comparire 600 mila copie di un volumetto di circa 60 pagine diretti a tutti gli insegnanti delle elementari e medie con le nuove indicazioni nazionali in sostituzione di quelle di morattiana memoria.

Da un primo esame tuttavia sembra che tutto rimanga immutato soprattutto per quanto riguarda lo studio della storia che incomincerà, nella primaria, dalle origini fino alla caduta dell’impero romano e si concluderà col 900 nella secondaria di primo grado (la ex scuola media). Moltissime le delusioni e moltissime le critiche per questa verticalizzazione dello studio dello storia nella quale si innesta tutto il corso degli eventi del pensiero occidentale, per cui approfondirla e ripeterla, alla luce pure dei contenuti delle nuove discipline dei successivi corsi di studio, potrebbe solo giovare e allargare le prospettive dei giovani. A difendere il ministro su questo fronte, la sola Cgil-scuola con Panini che però lo attacca, assieme ad Alba Sasso, vicepresidente della commissione cultura alla Camera, sul fronte dei finanziamenti alle scuole paritarie di secondo grado, in contravvenzione all’art.33 della Costituzione, soldi che Moratti non aveva osato di elargire.

«Per chiedere il finanziamento ha detto Fioroni ai ciellini di Rimini – le scuole devono essere costituite da corsi completi e da classi funzionanti con un minimo di otto alunni effettivamente iscritti e frequentanti e non devono avere fine di lucro».

Dopo la parità giuridica, ecco ora quella economica sancita ancora una volta da un governo di centrosinistra che richiede solo un minimo di otto alunni per dare finanziamenti che però lesina agli insegnanti di sostegno o risparmia accorpando più classi. Uno scherzo forse della storia, come quell’altra boutade di Veltroni che, se fosse lui il premier, chiamerebbe nel governo Gianni Letta e Letizia Moratti.

Non ha spiegato che ministero darebbe all’attuale sindaco di Milano ma nessuno dubita che sia proprio quello dell’istruzione nella probabile convinzione che forse farebbe meno danni?

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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