Quando inizia la scuola? La data ufficiale è
il 18 settembre, ma siccome ogni scuola in
autonomia può spostarla, capita che molte
famiglie debbano aspettare i primi di
settembre per saperlo, quando cioè si insedia
il nuovo collegio dei docenti. E la cosa
oggettivamente appare un po’ subdola
soprattutto per chi magari vorrebbe sfruttare
il proprio periodo di ferie subito dopo
gli affollamenti di agosto.
Parte del dibattito di questa estate, fra
l’altro, si è incentrato proprio sulla proposta
di spalmare le lunghe vacanze estive
della scuola nell’arco dell’anno purché rimangano
inalterate la data di chiusura e
un minimo di 200 giorni di lezione. Dibattito
capzioso, visto che già da tempo moltissime
scuole anticipano l’apertura per
allungare le interruzioni pasquali o quelle di carnevale, mentre rimane misterioso
il motivo per il quale queste decisioni, di
pertinenza del collegio dei docenti e del
Consiglio di istituto, non siano prese a
giugno, a chiusura della scuola, piuttosto
che a settembre in modo da dare all’utenza
la possibilità di organizzarsi. Stabilire
tre mesi prima il futuro calendario scolastico
apparirebbe come un doveroso atto
di considerazione alla famiglie e alle loro
attese visto pure che, oltre a questo responso,
attendono di sapere a quanto ammonterà
il costo complessivo per l’acquisto
dei nuovi libri e dell’armamentario
correlato alla scuola.
Nasce anche da queste incertezze la recente
accusa che qualche associazione di
consumatori fa agli insegnanti, quella cioè
di essere una lobby in consorteria con le
case editrici e magari coi grandi magazzini
e le cartolerie, in attesa di esserlo pure
con le sartorie se tornassero i grembiuli. In
ogni caso, settembre rimane il mese dei
grandi svelamenti e domani dovrebbero
comparire 600 mila copie di un volumetto
di circa 60 pagine diretti a tutti gli insegnanti
delle elementari e medie con le
nuove indicazioni nazionali in sostituzione
di quelle di morattiana memoria.
Da un primo esame tuttavia sembra
che tutto rimanga immutato soprattutto
per quanto riguarda lo studio della storia
che incomincerà, nella primaria, dalle origini
fino alla caduta dell’impero romano e
si concluderà col 900 nella secondaria di
primo grado (la ex scuola media). Moltissime
le delusioni e moltissime le critiche
per questa verticalizzazione dello studio
dello storia nella quale si innesta tutto il
corso degli eventi del pensiero occidentale,
per cui approfondirla e ripeterla, alla luce
pure dei contenuti delle nuove discipline
dei successivi corsi di studio, potrebbe
solo giovare e allargare le prospettive dei
giovani. A difendere il ministro su questo
fronte, la sola Cgil-scuola con Panini che
però lo attacca, assieme ad Alba Sasso, vicepresidente
della commissione cultura
alla Camera, sul fronte dei finanziamenti
alle scuole paritarie di secondo grado, in
contravvenzione all’art.33 della Costituzione,
soldi che Moratti non aveva osato di
elargire.
«Per chiedere il finanziamento
ha detto Fioroni ai ciellini di Rimini – le
scuole devono essere costituite da corsi
completi e da classi funzionanti con un
minimo
di otto alunni effettivamente
iscritti e frequentanti e non devono avere
fine di lucro».
Dopo la parità giuridica, ecco ora quella
economica sancita ancora una volta da
un governo di centrosinistra che richiede
solo un minimo di otto alunni per dare finanziamenti
che però lesina agli insegnanti
di sostegno o risparmia accorpando
più classi. Uno scherzo forse della storia,
come quell’altra boutade di Veltroni
che, se fosse lui il premier, chiamerebbe
nel governo Gianni Letta e Letizia Moratti.
Non ha spiegato che ministero darebbe
all’attuale sindaco di Milano ma nessuno
dubita che sia proprio quello dell’istruzione
nella probabile convinzione che forse
farebbe meno danni?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)