Si parla spesso di "fuga di cervelli". Lo si fa
pensando a tutti i ricercatori, agli studiosi, agli
esperti di settori soprattutto scientifici che
scelgono di emigrare nel vero senso del termine
per poter svolgere il loro mestiere non solo
in termini più remunerativi, ma anche e soprattutto
per una più celere stabilizzazione
lavorativa. Paesi come gli Stati Uniti, soprattutto,
accolgono a braccia aperte le menti del
mondo della ricerca italiana, che
per motivi di varia natura non riesce
a offrire prospettive di impiego
a lungo termine.
Nessuno, però, parla mai della
"fuga" dei precari del mondo della
scuola, verso le regioni del nord
Italia, in province più grandi, con
un minor numero di laureati e uno
maggiore di istituti. Che, in percentuale,
significa una maggiore
disponibilità di cattedre. Forse
perché è noto che si tratta di un’"emigrazione"
solo temporanea. E che nel giro di qualche anno
moltissimi insegnanti mirano al rientro
nella propria città. Forse perché è ormai tacitamente
accettato che - anche per poter insegnare
- sia necessario fare "gavetta". Come se le
scuole di specializzazione abilitanti (le Sis)
non fossero già questo. Non fossero già una
sorta di parcheggio obbligato in attesa che le
graduatorie permanenti scorrano, si alleggeriscano,
si esauriscano.
Nessuno ne parla, anche perché si tratta di
un’esigenza "fisiologica" della classe docente.
Si sta via qualche anno per accumulare punteggio
e si rientra più forti e con un migliore piazzamento
nella propria graduatoria provinciale. Quest’anno, il nuovo regolamento ministeriale
ha dichiarato guerra ai trasferimenti "calcolati".
In parole povere, dal prossimo anno
chiunque chieda trasferimento in altra provincia
lo ottiene al caro prezzo di un posizionamento
in fondo alla graduatoria,
senza punteggio accumulato. Insomma,
si ricomincia da zero.
Questa manovra ha causato
rientri in extremis che hanno provocato
la congestione di graduatorie
fino all’anno scorso esaurite.
Chi aveva scelto di restare a Catania
ha dovuto fare i conti con graduatorie
stracariche e un minor
numero di disponibilità di cattedre
di quanto non fosse atteso.
Chi è rimasto, visto che del maxi-pensionamento
annunciato non si è vista neanche
l’ombra, adesso deve sperare di ottenere qualche
"spezzone", quelle che sono state definite
"briciole di cattedre" ancora da assegnare,
oppure più in là durante l’anno scolastico nelle
supplenze che verranno direttamente assegnate
dai presidi. O, senza voler essere cinici e
macabri (e pensare, quindi, ai decessi), augurarsi
che qualcuno vinca un dottorato di ricerca,
o un concorso per professore associato all’università,
o, ancora, entri in maternità che,
in questo clima d’instabilità, però, sono sempre
di meno.
I più lungimiranti, o coloro che avevano già
messo in conto un trasferimento, o che sono
disposti ad attendere l’immissione in ruolo
per poi chiedere trasferimento e rientrare in
"patria", invece, non si sono fatti scoraggiare
dalla manovra. Anzi, fra i neo abilitati degli
ultimi cicli Sissis catanesi sono stati numerossissimi
gli "emigranti" per forza. E per molti di
loro la scelta ha funzionato. Anziché attendere
i tempi biblici del Csa (l’ex Provveditorato) per
le convocazioni hanno gettonato province come
Roma, Milano, Torino, Ravenna, Alessandria
e tante altre ancora. Il lungo viaggio alla
conquista di una nomina annuale ha dato i
suoi frutti e chi è partito ha trovato quello che
cercava. E sperava. Già a fine luglio, avevano ottenuto
l’assegnazione. Questo ha consentito loro
di organizzarsi nel corso dell’estate per trovare
casa (magari dividendola con qualche collega,
o prendendo una stanza in una casa affittata
a studenti universitari) e trasferirsi con tutti
gli armamenti necessari alla sopravvivenza
di un docente: il libri. Ma anche con tutti i disagi
dovuti alla lontananza, affermano in molti,
la scelta del trasferimento accorcia i tempi
per l’immissione in ruolo. Questa, una volta ottenuta,
consente di rientrare "scalando la graduatoria
ad esaurimento.
Certo, per tornare a casa, la strada da percorrere
sarà comunque lunga.
C. CON. (da www.lasicilia.it)
L’Andis: «La nuova procedura di nomina è più snella»
Un incontro organizzato dall’Andis (Associazione
nazionale dirigenti scolastici) di Catania in vista
dell’avvio del nuovo anno scolastico ha consentito
ai dirigenti scolastici della provincia di
confrontarsi sulle principali problematiche che
devono essere affrontate alla luce delle ultime
novità che riguardano la scuola. Nessun problema
sul ritardo della pubblicazione delle nuove
Indicazioni Nazionali destinate ad orientare le
scelte didattiche dei collegi
dei docenti delle scuole dell’infanzia,
primaria e secondaria
di primo grado. L’autonomia
riconosciuta alle scuole
offre ampi spazi di flessibilità
organizzativa e didattica
che le scuole sapranno certamente
gestire nell’approntare
itinerari didattici per l’intero
anno scolastico. Sarà semplice
per i docenti, hanno rilevato i dirigenti scolastici,
adeguare alle nuove esigenze gli strumenti didattici
che vengono elaborati da un trentennio
tenendo conto delle condizioni di ciascuna realtà
territoriale.
E’ stato necessario approfondire il discorso
sul nuovo regolamento per le supplenze, in
quanto sono già in vigore le disposizioni che
modificano il precedente meccanismo di individuazione
dei supplenti che fatto tanto discutere
negli anni precedenti. Si è detto che, applicando
il nuovo regolamento sarà più facile per le scuole
individuare i supplenti ed evitare sprechi di risorse
e ritardi che nel recente passato hanno
influito negativamente sulla garanzia del diritto
allo studio e sulle possibilità occupazionale dei
supplenti. «La nuova procedura - ha rilevato il
presidente dell’associazione Nino Prastani, al
termine dei lavori - risulta notevolmente semplificata
e più praticabile. considerata la diminuzione
del numero di istituzioni scolastiche che gli
aspiranti supplenti hanno potuto richiedere. Per
le scuole dell’infanzia e primaria esiste una procedura
ancora più snella per le supplenze fino a
10 giorni, per le quali sarà consultata una graduatoria
speciale nella quale sono inseriti i docenti
che hanno dichiarato la disponibilità ad accettare
supplenze brevi con assunzione immediata.
L’applicazione delle nuove disposizioni non dovrebbe
far scaturire particolari problemi, ma è
ugualmente necessario un approfondimento che
l’Associazione curerà a brevissimo termine e la
divulgazione di precise informazioni ai supplenti
che rischiano il collocamento in coda alle graduatorie
a seguito della seconda rinuncia».
M. C.
(da www.lasicilia.it)