Meno male che c’è sempre qualche sito internet che si incarica
di alleviare le sofferenze pecuniarie delle famiglie
degli studenti contro la scalata dei prezzi dei libri di scuola,
dando nel dettaglio i luoghi delle città italiane dove è
possibile comprarli di seconda mano che con un po’ di fortuna
si possono trovare pure in buone condizioni. Certamente
bisogna cercare bene e bisogna pure fare attenzione
perché talvolta può anche capitare di prendere libri inutili
o superati o diluiti da una decina di fogli che fanno saltare
la più recente impaginazione: la cosiddetta nuova edizione
per rompere le uova nel paniere dell’usato e pure delle
famiglie.
Ma di fronte al famoso caro-libri vale la pena di tentare.
L’associazione dei consumatori parla di un aumento medio
dell’11% rispetto all’anno scorso ma loro conteggiano pure
le attrezzature necessarie per affrontare le avventure
scolastiche, mentre poco si parla di comodato d’uso come
avviene in molte parti d’Europa dove fra l’altro si comprano
molti più libri di quanto accada da noi: chissà perché?
Le poste italiane invece, per mitigare le attese nelle librerie
che si sovraffollano solo in coincidenza con l’apertura
delle scuole, mettono a disposizione la loro professionalità
per recapitare i libri direttamente a casa. Un anticipo per
confermare l’ordine, l’indicazione dell’Istituto e della classe
e Posteshop porterà sul tavolo di studio gli incunaboli richiesti.
Certamente occorre molta fede per credere al dogma
dell’effettiva consegna, ma i miracoli talvolta accadono.
Il ministero tuttavia, piuttosto che dare buoni-acquisto,
potrebbe invitare le scuole a comprarli e darli su cauzione
agli alunni in modo che, a conclusione dell’anno, ciascuno
dei contraenti venga in possesso del proprio, rimettendo in
moto la macchina. Una sorta di leasing fra l’istituzione e il
cittadino o un patto fra gentiluomini. Invece annualmente
si ricicla sempre la stessa notizia: allarme per l’aumento
del costo dei libri e con lo stesso tono di come fosse la
prima volta.
Intanto le spese del ministero lievitano anche se propone
alle scuole di tenere d’occhio i superamenti del tetto fissato,
seppure con l’aggiunta del 10% per l’imponderabile.
Se tuttavia anche l’imponderabile superasse perfino l’inatteso
allora tutte le responsabilità vengono scaricate agli organi
collegiali: ma autonomia non è anche questo? E autonomia
è anche addossare ai professori il compito di dotarsi
di un pallottoliere per fare i conti tra i soldi stanziati, l’aumento
del 10%, i libri già in uso, gli allegati e le proposte che
talvolta i nuovi docenti avanzano. Pure da qui l’invito del Codancons allo sciopero librario o ad acquistare edizioni
economiche, dando sempre addosso ai professori conniventi
con le case editrici e poco accorti nella verificare i
prezzi che il ministero stabilisce tanto da avvertire le famiglie
che «se i tetti di spesa vengono violati dalla scuola devono
essere segnalati al ministero dell’Istruzione, al Provveditorato
agli studi e al Codacons» i quali sapranno come
comportarsi. Con ogni probabilità a farne le spese potrebbero
essere i presidi ma è sempre tutto da dimostrare
perché nella libertà di insegnamento si presume pure ci sia
il manuale adatto con la naturale inclinazione del docente.
Una pennellata alle organizzazioni dei consumatori
per sviare il vero problema: le case editrici vivono soprattutto
di testi scolastici e dietro ci sono tanti rappresentanti
col compito di promuovere i loro datore di lavoro. Ma c’è
pure la scarsa cultura di limitare l’uso dei manuali quando
il docente sa il fatto suo, cosicché tra appunti e fotocopie,
buone spiegazioni e attrezzature didattiche adeguate il
problema si risolve anche meglio. Forse che Platone tra i
viali di Apollo Licio usava aggiornatissimi e illustratissimi
libri per fare il suo lavoro?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)