''DISSIMULARE'' E' IL CONTRARIO DI ''SIMULARE''?!
Data: Domenica, 26 agosto 2007 ore 20:48:59 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Simulare, dissimulare

Diverse strategie si possono adottare per evitare  di manifestare in modo palese il proprio pensiero, i propri sentimenti  o propositi e frequentemente ci si trova a scegliere fra simulazione e dissimulazione.  Un primo, sicuro, aiuto nella scelta ci viene offerto da Torquato  Accetto che nel trattato Della dissimulazione onesta (1641)  così descrive i due non opposti atteggiamenti: "Io  tratterei pur della simulazione e spiegherei appieno l'arte del  fingere in cose che per necessità par che la ricerchino;  ma tanto è di mal nome che stimo maggior necessità il  farne di meno, e, benché molti dicono: Qui nescit fingere  nescit vivere, anche da molti altri si afferma che sia meglio  morire che viver con questa condizione [...] Basterà dunque  il discorrer della dissimulazione in modo che sia appresa nel suo sincero significato, non essendo altro il dissimulare che  un velo composto di tenebre oneste e di rispetti violenti, da  che non si forma il falso, ma si dà qualche riposo al  vero, per dimostrarlo a tempo".

Simulare e dissimulare sono entrambe  voci dotte che provengono dal latino e che solo etimologicamente,  con riferimento al significato proprio, potrebbero essere considerate  l'una il contrario dell'altra. Il latino simulare, infatti,  deriva dall'aggettivo similis "simile" e ha  un primo significato proprio, "rendere simile", nel  quale viene costruito sia con l'accusativo che, più frequentemente,  con il dativo; da questa accezione ne deriva, per traslato, una  seconda nella quale il verbo acquista il valore di "fare  finta, fingere" che ritroviamo, poi, come principale, nel  suo equivalente italiano. Il latino dissimulare, invece,  deriva da simulare con l'aggiunta del prefisso dis-  e ha il significato proprio di "rendere dissimile, rendere  irriconoscibile"; anche da questa accezione, come nel caso precedente, se ne sviluppa, per traslato, una seconda, nella  quale il verbo assume il valore di "nascondere, celare,  occultare", quello che poi si ritrova nell'uso più largamente  diffuso del suo corrispondente italiano.
 Il fatto che spesso per nascondere i propri sentimenti o il proprio  pensiero, e cioè per dissimulare, si finga il contrario contribuisce ad avvicinare  semanticamente i nostri due verbi, tant'è che in alcuni contesti e,  specialmente con uso assoluto, dissimulare assume proprio il significato  di "fingere, simulare" (sai dissimulare con molta abilità;  smettila di dissimulare!).

Non si può, infine,  tralasciare che nella dissimulazione si  nasconde un formidabile strumento retorico, largamente usato  dagli antichi, che lo avvicinavano all'ironia socratica - coma  fa, per esempio, Cicerone nel De oratore ("urbana  dissimulatio est, cum alia dicuntur ac sentias", "Socrates  [...] libenter uti solitus est ea dissimulatione, quam Graeci eirwneian vocant") - e apertamente lodato da Dante nel  terzo trattato del Convivio ("questa cotale figura in  rettorica è molto laudabile, e anco necessaria, cioé quando  le parole sono a una persona e la 'ntenzione è a un'altra  [...] questa figura è bellissima e utilissima e puotesi  chiamare dissimulazione").

Luigi Romani






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-8106.html