Per adesso, sono 1629. Che cosa? I ricorsi (nei
settori amministrativo, lavoro e civile) seguiti
dall’avvocatura distrettuale della provincia di Catania
per quanto riguarda il mondo della scuola
nel triennio 2005-2007.
Un’esplosione di controversie che spinge la provincia
siciliana fino al quinto posto della classifica
nazionale di litigiosità del personale che sul primo
gradino del "podio" pone Napoli con ben 7425
contenziosi. E il numero è già notevole, non è
completo perché il censimento dell’Avvocatura
dello Stato non comprende i casi in cui la scuola è
in causa da sola, i ricorsi straordinari al Capo dello
Stato e tutte le situazioni per le quali si sceglie
la conciliazione. Non solo, probabilmente, in tempi
di nomine il dato è anche destinato ad aumentare.
«In parte, spiega Lucio Alberti, capo di gabinetto
della Pubblica istruzione, il volume di liti è
spiegabile con i grandi numeri del sistema scolastico
». Vengono impugnati principalmente gli atti
illegittimi relativi alle procedure concorsuali, le
omissioni nelle valutazioni dei titoli e nel riconoscimento
delle riserve, le mancate ammissioni ai
corsi-concorsi, il mancato superamento delle prove
congressuali, le violazioni del diritto d’assunzione
(mancato scorrimento della graduatoria) e
poi ancora i casi di mobbing, le sanzioni disciplinari,
l’assegnazione delle classi, e altro ancora.
Ma il vero boom è dovuto ai ricorsi per le bocciature
agli esami di maturità (che sono circa il 40% in
più). E si tocca un tasto dolente, anche perché a
fianco di questi ricorsi aumentano gli esposti sulle
ben più difficilmente valutabili qualità dell’insegnamento
impartito: i professori sono accusati di
"insegnare male".
Da parte propria la litigiosità della classe docente,
invece, è probabilmente dovuta anche ad altro.
La scuola, infatti, è il comparto pubblico con il più
alto numero di precari. Così tanti che, secondo il Miur (Ministero dell’Università e della ricerca)
per esaurire le graduatorie delle scuole elementari,
medie e superiori, dovrebbero trascorrere rispettivamente
27, 32 e 46 anni.
Ai drammi da convocazioni e nomine per la
classe docente, infine, si aggiungono le lamentele
del personale Ata soprattutto legate al trasferimento
dagli enti locali alle scuole.
CARLA CONDORELLI