SCIENZA, FILOSOFIA E PAROLE CONTESE
Data: Luned́, 20 agosto 2007 ore 11:02:19 CEST
Argomento: Rassegna stampa


E’ storia vecchia, discorso obsoleto, tematica che da più parti e a più riprese tutti gli intellettuali affrontano: la cultura letterario-umanistica e quella scientifica e tecnica a volte si sopportano malvolentieri, altre poi si guardano in cagnesco, convinte di non potersi mai incontrare.
Se allora prendiamo una parola, possiamo poi provare a dibatterne il significato, nell’ambito di una irrisolta contesa tra sapere filosofico e sapere scientifico, affinchè si illuminino antiche zone d’ombra? Ci ha provato Massimiliano Finazzer Flory in un interessante libro (La parola contesa tra filosofia e scienza, Il Mulino, pp.220, € 16), nel quale, in un incessante dialogo di chiara matrice socratica con famosi pensatori tra i quali Francesco Alberoni, Umberto Galimberti, Margherita Hack, Remo Bodei, egli sviscera il significato di alcune parole chiave della storia del pensiero: psiche, tempo, speranza, amore, morte, ascolto, pensiero, verità, etica.
Ne viene fuori un interessante gioco prismatico di senso, che mai diventa però ultimo e definitivo: come nei dialoghi platonici la conclusione resta aperta e foriera di sempre nuove riflessioni. Perché la parola è contesa quando “contende a sé stessa la massima precisione della filosofia con la migliore improvvisazione della scienza,”; perché la parola è contesa quando ha l’ardita pretesa di riunire i saperi e le pratiche specializzate in una armonica visione d’insieme delle cose. Ricerca e riflessione si svelano, dunque, due lati della stessa forma mentis dell’uomo.
E se il sapere scientifico è la vera impresa dell’età moderna, la filosofia ne segna con decisione, con la sua voglia di porsi come disciplina fondante, il campo, il limite e il confine. Perché è evidente: la scienza, come diceva spesso in una sua acuta osservazione Albert Einstein, “rappresenta il tentativo di far corrispondere la varietà caotica della nostra esperienza sensibile a un sistema di pensiero logicamente uniforme”.
Così, discutendo su nodi fondamentali dell’esistenza umana, scopriamo quello che forse inconsciamente sapevamo già: che l’osservazione è il motore della ricerca della scienza, ma l’interrogazione quello della filosofia. E che, se abbiamo bisogno di ricercare, abbiamo ancora più bisogno di interrogarci per scoprire che nessun ambito può arrogarsi il diritto della superiorità sull’altro. Basta solo usare, con molta umiltà, una ragione ragionevole, un’autorità non autoritaria.


Silvana La Porta
 






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