BUTTANE…QUANTE NE VUOI!
Ah, gli accenti, gli accenti. Quei piccoli segnetti obliqui sulle vocali quanti problemi che creano. Se non ci fossero, quasi quasi sarebbe meglio. Ma come faremmo a distinguere parole che si scrivono allo stesso modo, ma si pronunciano in modo diverso? Dunque, dopo avere appreso le fondamentali regole fonetiche, speriamo sempre che gli alunni prestino attenzione nella lettura. Perché, in caso contrario, possono succedere delle strane cose, ovvero venire fuori frasi singolari, cioè sconce, cioè scurrili.
Un bel giorno in classe un alunno sta leggendo una brano dal libro di grammatica. A titolo esemplificativo compaiono in sequenza una serie di frasi per spiegare il modo imperativo. “Fai quel che ti dico!” “Obbedisci!” “ Smetti di ridere!” e così via dicendo. L’alunno legge, l’insegnante, ad ogni frase, spiega che l’imperativo è il modo del comando e dell’esortazione. Poi invita il ragazzo a leggere il successivo esempio. E qui viene il bello.
L’alunno, con un sorriso tra lo stupito, il biricchino e il semiimbarazzato, dapprima indugia un attimo, poi legge nel siffatto modo: “ Buttàne quante ne vuoi!”
Cosaaaaaa! Ma che cavolo leggi? Buttàne?! Ma dove c’è scritto? La classe si sganascia dalle risate, mentre tu, incredulo, afferri con veemenza il libro di testo. Ma che sono, impazziti, in questo libro di testo, ma che si sono, adeguati al linguaggio dei giovani? Dammi qua, ma di quali buttane vai cianciando?
Poi leggi. Era solo questione di quel piccolo segnetto sulla vocale. Stava, per l’alunno, al posto sbagliato. La frase infatti recitava così: “Bùttane quante ne vuoi!”
Buttane. Insomma gettane quante ne vuoi. E lascia in pace le povere “lucciole”…
SILVANA LA PORTA