IL FASCINO DISCRETO DELLA MATEMATICA
Data: Domenica, 05 agosto 2007 ore 20:20:19 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«E dire che la matematica è il linguaggio della scienza e della tecnologia, e quindi del mondo occidentale contemporaneo. Volerle negare cittadinanza culturale, di fatto se non di diritto, non può quindi che continuare a perpetrare un anacronistico equivoco intellettuale che porta alla schizofrenia delle supposte due culture: la umanistica e la scientifica, di cui solo la prima ha accesso ai diffusi mezzi di informazione, mentre la seconda è relegata ai ristretti mezzi di divulgazione. Purtroppo i programmi ministeriali sono cose che farebbero morire anche una persona piena di volontà. Quel genere di programma che viene seguito a scuola è qualche cosa che noi stessi, che facciamo parte del campo, in realtà aborriamo. Quindi certamente si potrebbe fare, soprattutto nei licei, un approccio alla matematica attraverso la letteratura, cioè andare a vedere le strutture matematiche nelle opere letterarie, che ci sono, grandissimi letterati le hanno usate, Perec ad esempio». Sono le parole di Piergiorgio Odifreddi, matematico e divulgatore scientifico, che abbiamo citato a proposito dell’ulteriore grido d’allarme del ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, per le asinaggini matematiche dei nostri alunni in rapporto alle eccellenze europee.

Ma anche Lucio Lombardo Radice, nel 1968, indicava strade didattiche d’avanguardia per recuperare il fascino discreto della matematica nella risoluzione dei problemi, e non solo di quelli con formule, ma anche di logica deduzione e di quotidiana applicazione. Non sembra tuttavia che tanta brillante parte della nostra intellighenzia culturale venga ascoltata dagli strateghi del ministero se è vero che i programmi di matematica sono ancora fermi al 1929 e che molti professori sono costretti a pretendere solo nozioni mnemoniche. E la misura di tanta indolenza si ha con l’ultimo compito scritto di matematica agli esami di Stato dove si dimostra come gli esperti ministeriali siano ancora fermi a schemi gentiliani, mentre le polemiche per l’astrusa e contestata formulazione del problema assegnato sono di stretta attualità.

Tuttavia la prima impressione che si ha leggendo le dichiarazioni di Fioroni è quella del consueto sfascio da riparare e come primo rimedio si ventila di riesumare gli esami di riparazione a settembre. Non ci saremmo aspettati però che da parte degli alunni ci fosse una robusta maggioranza, come è possibile leggere sul sito “Studenti.it”, che li vede bene, auspicandoli per tutta una serie di motivi ma a condizione che sia la scuola a farsene carico, evitando quindi esborsi alle famiglie per le ripetizioni private. Ma non solo questo il ministero dovrebbe evitare se pretende un margine di successo. Essenziale risulta non formare gruppi classe superiori a due-tre alunni perché altrimenti è come tornare alle lezioni curriculari in cui si è falliti, non risparmiare nelle ore complessive da accordare a ciascun professore, renderli obbligatori, contrariamente a quanto è avvenuto finora, e soprattutto, ma in questo caso sarebbero i consigli di classe a decidere, formare gruppi omogenei in modo che non ci siano ritardi per portare tutti i ripetenti ai livelli di preparazione attesa.

L’annunciato stanziamento di 30 milioni di euro per i recuperi dovrebbe quindi rimettere in piedi una esperienza didattica che molti docenti hanno ritenuto fallimentare proprio a causa di tutte queste mancanze, mentre i consigli di Istituto dovrebbero pure attivarsi a predisporre lezioni aggiuntive già a conclusione dei risultati del primo quadrimestre e per vari motivi, come i rischi di abbandono per l’evidente fallimento e per evitare bocciature irreversibili anche con una sola materia, specie se d’indirizzo.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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