ROMA. Temuto o ciambella di salvataggio,
madeleine proustiana per tanti genitori,
torna l’esame di riparazione. Non
c’è ancora una data certa, per questa
inattesa rentrée, ma sembra ineluttabile
alla luce dei risultati finali degli
scrutini delle superiori. Viale Trastevere
ha dovuto constatare un cumulo di debiti
scolastici spaventoso e il ministro
Fioroni ha annunciato che sta pensando
di ripescare dalla soffitta l’esame di riparazione.
«Non è uno smantellamento
del sistema dei crediti e dei debiti - ha
tenuto a spiegare - ma la traduzione in
pratica della necessità di una certificazione
certa del superamento del debito».
Fra due anni, quando andrà a regime la
riforma della Maturità, chi non ripara i
debiti non potrà essere ammesso all’esame
di Stato; la legge prevede non solo
il dovere del ragazzo di saldare ma anche
quello della scuola di
mettere tutti in grado di
farlo. Nel recente decreto
sulle modalità di attribuzione
del credito scolastico
e di recupero dei debiti
formativi si ribadiva chiaramente
che «il Collegio
dei docenti e i singoli consigli
di classe all’inizio dell’anno
devono programmare
criteri, tempi e modalità
per l’attivazione degli
interventi didattici finalizzati al recupero
dei debiti formativi».
Insomma si sollecitavano le scuole a
organizzare corsi di recupero. Ma evidentemente
ci si è resi conto che le ammonizioni
non bastano. Finora poche
scuole hanno organizzato i corsi di recupero,
solo il 25% dei debiti è stato recuperato perchè soltanto il 60% dei ragazzi
con un debito (per lo più in matematica)
ha frequentato questi corsi e di
questi meno della metà, il 40%, lo ha
fatto con successo. La grande criticità è
nella percentuale molto alta di debiti -
41% - che gli studenti promossi si portano
dietro, e che non vengono nè sempre
nè tutti recuperati. La maggiore concentrazione
di debiti si riscontra al secondo
anno (37,6%) e al quarto (36,8%).E
allora si deve correre ai ripari.
Fioroni si è preso un po’ di tempo, da
qui a settembre, per un monitoraggio.
«Molti soldi finalizzati ai corsi di recupero
non sono stati utilizzati. Ora - ha annunciato
Fioroni - metteremo a disposizione
30 milioni di euro aggiuntivi per la
terza, quarta e quinta classe delle superiori,
che si sommano ai Fondi di istituto,
per poter approntare questi corsi di
recupero. Ma per essere coerenti con
l’impronta di serietà che vogliamo restituire
alla scuola italiana, se anche questi
sforzi si rivelassero vani, non si potrà che
rimetter mano al sistema dei crediti e
dei debiti ripristinando l’esame di riparazione
». La preoccupazione è tanta:
«Stiamo minando le basi del leggere,
scrivere e far di conto e mi chiedo come
si sia potuto accumulare in questi anni
un debito che per mole e gravità dovrebbe
preoccuparci anche di più di
quello delle casse dello Stato in quanto
più destabilizzante per l’economia del
Paese di quello pubblico».
Sulle modalità del nuovo-vecchio esame
di riparazione il discorso è ancora
aperto. Si farà di tutto però per non tornare
al rituale delle «ripetizioni
» private, un business
che affidava la selezione al
censo oltre che al sapere.
Di certo c’è che il mondo
della scuola appare diviso
su questo ipotizzato ritorno
degli esami di riparazione.
D’accordo con l’idea
di tornare alle ’vecchie’ verifiche
di settembre sarebbero
la Uil Scuola, lo Snals,
la Gilda e l’Anp. Più propensi
ad un miglioramento degli attuali
corsi pomeridiani svolti durante l’anno
sarebbero invece la Flc-Cgli, la Cisl
Scuola, l’Unione Studenti e il Moige. Secondo
Massimo Di Menna, segretario
della Uil, reintrodurre gli esami “storici”
di riparazione «andrebbe nella direzione
giusta di dare più valore all’impegno
e allo studio». Rino Di Meglio, coordinatore
nazionale della Gilda degli insegnanti,
taglia corto e definisce l’eventuale
ripristino degli esami d’inizio anno
scolastico «ragionevole e sensata». Di tutt’altro avviso è invece la Federazione
dei lavoratori della conoscenza Cgil, il
cui leader, Enrico Panini, sostiene che
«non c’è alcuna formula salvifica da ripristinare
». Per il segretario della Cisl
Scuola, Francesco Scrima, ripristare l’esame
di riaparazione sposterebbe solo il
problema su studenti e famiglie. «Bisogna
evitare il lezionificio - ha detto Scrima
- a pagamento che non tutti si possono
permettere».
TIZIANA CAROSELLI (da www.lasicilia.it)
E’ la matematica l’«incubo» degli studenti
ROMA. Un incubo, una bestia nera, uno scoglio da cui
stare il più lontano possibile. Sono sempre di più gli
studenti italiani che hanno queste reazioni davanti
alla matematica, che regista un record di debiti
nella scuola superiore tanto da far lanciare un allarme
al ministro Giuseppe Fioroni. Tutto questo nonostante
da anni si cerchi in tutti i modi di far vedere
la matematica con occhi diversi, ad esempio con
i libri che cercano di avere un approccio «amichevole
» a formule, numeri e problemi, e con i festival, come
quello dell’Auditorium di Roma, che a marzo ha
registrato record di presenze e di «audience».
I numeri non lasciano dubbi: il 44% dei ragazzi
ammessi con debito alle classi delle superiori lo ha
proprio in matematica; una lacuna che unisce in
ignoranza l’Italia da nord (44,8%) a sud (43,2%) passando
per il centro (44,4%) e le isole (43,9%) e che
accomuna trasversalmente gli indirizzi di ogni ordine
e grado, in una forchetta che va dal 51,6% dello
scientifico al 41,2% dei professionali.
Se per invertire la tendenza il ministro della Pubblica
Istruzione pensa ad un comitato di matematici
per avere entro tre mesi una serie di proposte
per superare questa emergenza, dall’altra parte si
moltiplicano le iniziative per far comprendere ai ragazzi,
ma tante volte anche ai genitori, che i numeri
sono parte della vita di tutti
i giorni. Uno dei capostipite
della letteratura matematica
divulgativa è l’intellettuale e
poeta tedesco Hans Magnus
Enzensberger, che negli anni
Novanta (in Italia il libro è stato
tradotto nel 1998) ha dato
vita a «Il mago dei numeri»,
un piccolo e burbero pupazzo
che nei sogni spiega a un
bambino i segreti dei calcoli e
le magie dei numeri. Un libro
di cui si consiglia la lettura ai
figli «prima di addormentarsi», per far passare una
volta per tutte la paura. Esperienza replicata dallo
stesso Enzensberger nel 2004, allargando l’approccio
amichevole anche alla scienza.
A parte lo scrittore tedesco, sono decine i libri dedicati
alla matematica, come il saggio di Paul Hoffman
«La vendetta di Archimede» di fine anni Ottanta
o uno degli ultimi usciti come «L’algoritmo del
parcheggio» di Furio Honsel. Infine i Festival, come
quello di Roma, dove a marzo 53 mila persone in 4
giorni hanno affollato l’Auditorium di Renzo Piano
per una full immersion in matematica.
V. N. (da www.lasicilia.it)
IL PROFESSORE:
«Il segreto è condirla con la realtà»
ROMA. Da «bestia nera» a sfida appassionante. Perchè
tra gli studenti italiani e la matematica scatti il colpo
di fulmine, una formula vincente, forse, c’è: «condire»
i numeri con tanta realtà, dimostrando ai ragazzi che
la matematica non è formule astratte ma, al contrario,
qualcosa di molto concreto: il codice di accesso alla vita
di tutti i giorni. Parola di una matematica «doc», la
presidente della Società italiana di storia delle matematiche
Clara Roero.
Che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni abbia
ragione non c’è alcun dubbio, afferma l’esperta: «I
giovani sono sempre più lontani da questa materia,
ben venga dunque la commissione annunciata oggi
dal ministro per superare quella che ha definito una
vera e propria emergenza formativa». Ma il primo
passo, avverte, sta proprio nel dare a questa materia
una veste nuova, calandola nella realtà.
Ed il «trucco» per attrarre l’interesse dei ragazzi sta
appunto in questo: non partire dalle formule bensì
dalla realtà che ci fa risalire alla formula, proponendo
il tutto come un gioco e una sfida. E di esempi ce ne
sono a dozzine: «Uno - dice la “prof” - è sfidare i ragazzi
a vedere la matematica nella natura. Perché, chiedo
ai miei studenti, le celle delle api sono esagonali?
Perché questo è il minimo spazio per il massimo della
produttività, ed ora dimostriamolo con i numeri!».
Ed ancora: «Li metto davanti
a schemi di traiettorie
aeree e la “sfida”,
possibile solo attraverso
la matematica, è quella
di individuare il percorso
minimo più conveniente
che un aereo possa fare».
Senza contare l’aspetto
pratico per eccellenza,
il denaro: «Far capire ai
giovani - prosegue Roero
- che formule ed equazioni
sono anche un modo
per gestire al meglio il proprio denaro ed essere
quindi autonomi, in grado di proporre strategie operative». Insomma, il messaggio è «la matematica è
qualcosa che serve alla vita, quella di tutti i giorni, ed
è una sfida che tutti possono vincere con un po’ di impegno
». Ed i risultati non tarderanno: «Se i ragazzi, ben
guidati, riescono a cogliere la presenza della matematica
nella vita quotidiana, vedendo nei numeri non
elementi astratti ma la chiave per capire i processi alla
base della natura e della vita pratica - afferma l’esperta
- allora questa materia non potrà non piacere».
MANUELA CORRERA (da www.lasicilia.it)