Effettivamente è un mondo con pochi controlli: un docente
che invece di fare lezione legge il giornale in classe vale
esattamente, in termini stipendiali, quanto un altro
che fraziona la sua ora diligentemente fra spiegazione, interrogazioni,
verifiche scritte. Ma è anche un mondo sbilanciato:
un docente che ha compiti da correggere il pomeriggio
vale esattamente quanto un altro che ha solo
materie orali e dopo la scuola può con gioia fare altro; così
come un insegnante che si aggiorna vale esattamente
quanto chi non ha toccato mai un libro, e non solo di didattica.
Ma è anche un mondo di contenziosi: ci sono cattedre
fisse e altre ballerine e quindi insegnamenti inamovibili e
altri a discrezione dell’utente, posti in organico stabile e
posti fluttuanti come quelli delle lingue straniere. E proprio
su questo versante si viene a sapere che la riforma
Moratti, sebbene sospesa, continua a fare danno nella formazione
delle cattedre della seconda lingua comunitaria.
Infatti per far fronte all’impegno dell’incremento dell’inglese
(una delle tre famose I), nella legge di riforma fu inserito
un articolo col quale si dava possibilità di optare per
il potenziamento dell’inglese a danno della seconda lingua.
L’utente cioè poteva scegliere di non avvalersi di un’ora,
delle tre previste, dell’altra lingua straniera e farne
quattro di inglese, senza che nessuno si rendesse conto
della possibile cancellazione di posti di lavoro e dello
stravolgimento dell’organico di diritto in ogni scuola. E
questo bizantina opzione ha in effetti significato la logica
cancellazione di molte ore di materie come il francese, il
tedesco e lo spagnolo con la conseguente legittima costernazione
non solo di chi era già titolare di cattedre ma anche
di chi attendeva da anni l’immissione in ruolo. Da qui
il contenzioso e il clima di sospetto che a scuola non di raro
si respira, sia nei confronti dei dirigenti pronti a soddisfare
le richieste e sia tra gli stessi docenti di lingue per
contendersi i clienti.
Ma a parte il danno di questo preciso articolo della
riforma Moratti, la inopportuna singolarità, da sempre
presente tuttavia nell’organigramma legislativo, di fare
scegliere all’utenza quale lingua straniera studiare ha
continuamente posto pesanti problemi e spesso pure arroventati
dibattiti nei collegi dei docenti dove ciascun docente
di lingua ha cercato di portare acqua al suo mulino
e con motivazioni talvolta persino demagogiche. Perché se
si segue puntualmente la disposizione ministeriale, nel
momento in cui un ragazzo, o un gruppo di ragazzi, sceglie
di avvalersi dello studio del portoghese o dell’olandese
o di una di quelle 27 lingue comunitarie previste dalla
legge, la scuola è obbligata a provvedere cosa che invece
puntualmente non fa, come ben sanno anche i dirigenti
dell’ex provveditorato che non dispone fra l’altro di 27
specifiche graduatorie.
Allo stesso modo se al primo anno di un istituito tecnico
per il turismo o di un liceo linguistico tutti i ragazzi
chiedessero, come seconda lingua, lo spagnolo significherebbe
trovare subito i docenti necessari e mandare di
conseguenza fuori tutti gli altri, cosa che nessuno, per fortuna,
fa. Da qui la evidente contraddizione della legge che
affida però, per togliersi dall’impiccio, all’autonomia didattica
di ciascuna scuola la possibilità di provvedere alla bisogna.
Autonomia didattica che però spesso si scontra o
con l’incapacità del dirigente a gestire la materia o con gli
egoismi delle varie parti in causa e pure, e spesso, con la
scarsa preparazione legislativa dei docenti, adusi più a tradurre
Cicerone che a capirlo e interpretarlo. Anche da tali
evidenti contraddizioni nasce la sfiducia da parte di moltissimi
insegnanti nei confronti dell’autonomia scolastica
che in casi similari diventa campo minato e non già luogo
di sereno dibattito. Per questo sarebbe opportuno che il
Ministero desse indicazioni chiare non solo nella quantità
di ore da assegnare a settimana per le lingue ma anche
quale lingua comunitaria studiare come avviene, per capirci,
con la storia e la geometria.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)