AUTONOMIA DIDATTICA, EGOISMI E INCAPACITÀ
Data: Domenica, 29 luglio 2007 ore 18:23:19 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Effettivamente è un mondo con pochi controlli: un docente che invece di fare lezione legge il giornale in classe vale esattamente, in termini stipendiali, quanto un altro che fraziona la sua ora diligentemente fra spiegazione, interrogazioni, verifiche scritte. Ma è anche un mondo sbilanciato: un docente che ha compiti da correggere il pomeriggio vale esattamente quanto un altro che ha solo materie orali e dopo la scuola può con gioia fare altro; così come un insegnante che si aggiorna vale esattamente quanto chi non ha toccato mai un libro, e non solo di didattica.

Ma è anche un mondo di contenziosi: ci sono cattedre fisse e altre ballerine e quindi insegnamenti inamovibili e altri a discrezione dell’utente, posti in organico stabile e posti fluttuanti come quelli delle lingue straniere. E proprio su questo versante si viene a sapere che la riforma Moratti, sebbene sospesa, continua a fare danno nella formazione delle cattedre della seconda lingua comunitaria.

Infatti per far fronte all’impegno dell’incremento dell’inglese (una delle tre famose I), nella legge di riforma fu inserito un articolo col quale si dava possibilità di optare per il potenziamento dell’inglese a danno della seconda lingua. L’utente cioè poteva scegliere di non avvalersi di un’ora, delle tre previste, dell’altra lingua straniera e farne quattro di inglese, senza che nessuno si rendesse conto della possibile cancellazione di posti di lavoro e dello stravolgimento dell’organico di diritto in ogni scuola. E questo bizantina opzione ha in effetti significato la logica cancellazione di molte ore di materie come il francese, il tedesco e lo spagnolo con la conseguente legittima costernazione non solo di chi era già titolare di cattedre ma anche di chi attendeva da anni l’immissione in ruolo. Da qui il contenzioso e il clima di sospetto che a scuola non di raro si respira, sia nei confronti dei dirigenti pronti a soddisfare le richieste e sia tra gli stessi docenti di lingue per contendersi i clienti.

Ma a parte il danno di questo preciso articolo della riforma Moratti, la inopportuna singolarità, da sempre presente tuttavia nell’organigramma legislativo, di fare scegliere all’utenza quale lingua straniera studiare ha continuamente posto pesanti problemi e spesso pure arroventati dibattiti nei collegi dei docenti dove ciascun docente di lingua ha cercato di portare acqua al suo mulino e con motivazioni talvolta persino demagogiche. Perché se si segue puntualmente la disposizione ministeriale, nel momento in cui un ragazzo, o un gruppo di ragazzi, sceglie di avvalersi dello studio del portoghese o dell’olandese o di una di quelle 27 lingue comunitarie previste dalla legge, la scuola è obbligata a provvedere cosa che invece puntualmente non fa, come ben sanno anche i dirigenti dell’ex provveditorato che non dispone fra l’altro di 27 specifiche graduatorie.

Allo stesso modo se al primo anno di un istituito tecnico per il turismo o di un liceo linguistico tutti i ragazzi chiedessero, come seconda lingua, lo spagnolo significherebbe trovare subito i docenti necessari e mandare di conseguenza fuori tutti gli altri, cosa che nessuno, per fortuna, fa. Da qui la evidente contraddizione della legge che affida però, per togliersi dall’impiccio, all’autonomia didattica di ciascuna scuola la possibilità di provvedere alla bisogna.

Autonomia didattica che però spesso si scontra o con l’incapacità del dirigente a gestire la materia o con gli egoismi delle varie parti in causa e pure, e spesso, con la scarsa preparazione legislativa dei docenti, adusi più a tradurre Cicerone che a capirlo e interpretarlo. Anche da tali evidenti contraddizioni nasce la sfiducia da parte di moltissimi insegnanti nei confronti dell’autonomia scolastica che in casi similari diventa campo minato e non già luogo di sereno dibattito. Per questo sarebbe opportuno che il Ministero desse indicazioni chiare non solo nella quantità di ore da assegnare a settimana per le lingue ma anche quale lingua comunitaria studiare come avviene, per capirci, con la storia e la geometria.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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