Le riforme si possono fare nella sostanza ma anche nella
forma e quest’altra che sta proponendo il ministro della
istruzione, Fioroni, si inquadra nella forma: allungare le vacanze
pasquali, le natalizie e le carnascialesche, ma accorciando
quelle estive purché rimangano invariati sia il numero
complessivo di 200 giornate di scuola sia l’inizio degli
esami di Stato a metà giugno circa. Il suggerimento per
la riformina tuttavia è venuto da parte dell’altro ministro ai
Beni culturali, Rutelli, che già da semplice deputato qualche
anno addietro aveva seminato questa proposta per
consentire più mobilità turistica nei periodi poco frequentati
per le vacanze.
Ora entrambi si trovano d’accordo e Fioroni dice: «Sul tema
delle vacanze presenteremo in conferenza Stato-Regioni
una bozza di documento che, nel rispetto dell’esclusiva
competenza delle Regioni e dell’autonomia organizzativa
delle scuole in materia di calendario scolastico, possa comunque
consentire aperture e chiusure secondo le diverse
esigenze». In una nazione come la Germania per lo più
le vacanze sono distribuite nell’arco dell’anno ma da quelle
parti la struttura scolastica è divisa in semestri e poi la
più prolungata chiusura di Natale è quasi una esigenza per
la rigidità del clima.
Se dunque per le superiori il problema si pone poco, nella
primaria e negli asili bisognerebbe fare più attenzione
prima di decidere a scanso di proteste di quella schiera di
genitori che con le vacanze hanno poca confidenza ma
hanno rapporto di simbiosi coi turni di lavoro. In ogni caso
sarebbero sempre le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia,
a scegliere e formulare orari adatti.
Cosicché sul piano amministrativo si viene a sapere che
molte scuole, soprattutto secondarie, non utilizzano fino in
fondo i soldi del ministero e non finanziano, sembra incredibile,
né corsi di recupero, né comprano materiale e attrezzature
didattiche, né migliorano l’agibilità. Una stranezza
che però è ampiamente documentata e sulla quale
il ministero vuole intervenire tanto che si parla di un ulteriore
«tesoretto» ritrovato pure tra le cattedre e gli uffici
delle presidenze. Sul piano didattico, invece, ogni novità
genera una sorta di smarrimento perché si devono fare i
conti con le più consolidate abitudini come quella di non
adottare, per esempio, la settimana corta che se per un verso
eviterebbe tante assenze al sabato degli alunni, dall’altro
avvierebbe una più razionale strutturazione dell’orario
delle lezioni. Basterebbero solo due rientri pomeridiani di
tre ore e il problema sarebbe onorevolmente risolto.
Ma si potrebbero adottare altre formule sul tipo della
«full immersion», nel senso di concentrare tutte le ore
quadrimestrali di ogni singola materia, e in modo particolare
quelle di indirizzo, in un pacchetto temporale stabilito
ma che comprenda un minimo di 5 ore al giorno. A conclusione
un esame oggettivo verificherebbe i risultati raggiunti
e quindi la possibilità per gli alunni di frequentare o
il secondo quadrimestre oppure, se la scansione temprale
è più ampia, l’anno successivo. Negli intervalli fra un pacchetto
di materie e l’altro i ragazzi andrebbero in vacanza,
magari in coincidenza con le festività natalizie e pasquali,
accontentando così la richiesta di Rutelli e Fioroni ma soprattutto
dell’industria delle vacanze che da sempre soffia
sul fuoco. D’altra parte formulazione didattica similare è
ampiamente usata nei corsi estivi di lingua straniera dove
nell’arco di un mese o poco più si consuma, a seconda del
livello di partenza, una intera preparazione certificata da
un attestato spendibile a qualsiasi livello. Se, dunque, gli insegnanti
recuperassero un po’ più di spirito d’avventura rivoluzionaria
forse le riforme formali di Fioroni non sarebbero
più tali.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)