21.07.2007. Allarmanti i dati relativi al
primo semestre del 2007.
Maimone: «Necessario intervenire sulle famiglie e investire sulla formazione degli insegnanti».
Con la presentazione dei dati preliminari
relativi alla diffusione del fenomeno anche
nelle scuole catanesi, si è conclusa la prima
fase del progetto promosso dagli Assessorati
comunali alle Politiche Scolastiche e ai
Servizi sociali, in sinergia con la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università e con gli
istituti monitorati.
Il progetto, finalizzato alla prevenzione,
prevede un’attività di ricerca scientifica e
un corso di formazione per il personale
docente e non docente. La causa principale
che favorisce il dilagare delle violenze tra
coetanei è, per ammissione degli stessi genitori,
la disinformazione: nell’ambito del
progetto è stato pertanto realizzato il fumetto-
opuscolo «Bullo non è Bello» destinato
ai ragazzi e alle famiglie.
Ogni giorno viviamo, direttamente o indirettamente,
esperienze in cui adolescenti
e anche bambini sono implicati nel ruolo
di vittime o aggressori in episodi di bullismo,
termine con cui definiamo la violenza
tra coetanei. Il bullismo è diventato un’emergenza:
basta guardare i dati degli studi
condotti in varie nazioni, per accorgersi
che si presenta ovunque con livelli di frequenza
simili e diventa sempre più un fenomeno
di gruppo, con conseguenze negative
per i ragazzi coinvolti. Sarebbe certo
comodo liquidare il bullismo come opera
di piccoli gruppi di emarginati; occorre invece
pensare che è un problema di tutti e
che insieme dobbiamo affrontarlo.
È evidente che la scuola è il luogo privilegiato
in cui spesso si scatenano queste
esplosioni di violenza e dalla scuola bisogna
iniziare per tentare di trasformare tali
dinamiche. La prevenzione è appunto l’obiettivo
del progetto «Promozione del benessere
in bambini e adolescenti con problematiche
di bullismo», promosso dagli
Assessorati comunali alle Politiche Scolastiche
e ai Servizi Sociali e dalla Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università, in collaborazione
con le scuole Caronda, Dusmet,
Parini, Vespucci.
L’iniziativa - coordinata, per l’Università,
dall’esperta Giuseppina Mendorla e, per
l’Assessorato alle Politiche Scolastiche, dalla
funzionaria Margherita Matalone - ha
messo in campo in primo luogo un’attività
di ricerca e un corso di formazione per il
personale docente e non docente, curato
ancora dalla Mendorla, responsabile scientifica
del progetto.
Ieri nel Refettorio Piccolo delle Biblioteche
Riunite Civica e Ursino Recupero, in occasione
della chiusura della prima parte del
corso che riprenderà in settembre, sono
stati resi noti i dati preliminari del monitoraggio
effettuato nelle scuole interessante.
Cifre allarmanti, relative al primo semestre
2007, che hanno mostrato che il bullismo è
in crescita, come è evidente dal confronto
con risultati di una ricerca simile condotta
nel capoluogo etneo nel 1999.
Se allora i ragazzi che ammettevano di
essere coinvolti - vuoi come attori, vuoi
come vittime - erano circa il 50%, oggi sono
circa l’80%. Percentuali che concordano con
quelle degli altri paesi, che per questo motivo
ritengono che il bullismo sia una realtà
drammatica da affrontare con strumenti
specifici. Altro dato interessante è che è la
classe il luogo privilegiato e che il bullo
agisce in gruppo, attraverso una sottile forma
di violenza psicologica che ha esiti dannosi
per la crescita della vittima, la quale
accusa spesso una varietà di sintomi psicosomatici,
per evitare di andare a scuola.
Pronte e stimolanti le valutazioni compiute
dal folto uditorio. L’assessore alle Politiche
Scolastiche Giuseppe Maimone,
promotore del progetto, ha rivolto un ringraziamento
ai dirigenti scolastici, referenti,
insegnanti, che con interesse e passione
hanno dato vita agli articolati interventi
di prevenzione, sottolineando «la necessità
di intervenire sia sulle famiglie che
sui bambini ma soprattutto di investire
sulla formazione degli insegnanti, stabilendo
al contempo un’indispensabile sinergia
tra le istituzioni».
Se il vice prefetto Michela La Iacona ha
ribadito il grande interesse che la Prefettura
ha nei confronti del tema e della realtà
giovanile, Marcello La Bella, funzionario
della Polizia di Stato ha evidenziato come il
fenomeno si sia allargato anche su Internet
e ha ricordato storie di bulli recentemente
messe in rete. Preoccupazione e impegno
anche da parte dell’Ufficio scolastico provinciale,
rappresentato dalla dirigente Anna
Maria Battiato.
«Dagli incontri con allievi, insegnanti e
genitori - ha sottolineato Giuseppina Mendorla,
docente di Psicodinamica dello sviluppo
e delle relazioni familiari nell’ateneo
catanese - è emersa la grave disinformazione
sul tema, che rende insegnanti e genitori
poco preparati ad ascoltare e aiutare i ragazzi».
Urgente è dunque l’esigenza di aumentare
la consapevolezza della drammaticità
del fenomeno, conoscerlo meglio e trovare
insieme valide soluzioni. In quest’ottica è
stato realizzato e presentato un opuscolo
rivolto sia agli studenti che ai genitori, elaborato
dalla stessa Mendorla, con i disegni
del maestro Angelo Pavone. Il fumetto, dal
titolo «Bullo non è Bello», nasce proprio
come strumento d’informazione sulle cause,
sui rischi e sulle opportunità di intervento
per la prevenzione della violenza tra
coetanei.
(da www.lasicilia.it)