SETTEMBRE? ANDIAMO, NON È PIÙ TEMPO
Data: Giovedì, 19 luglio 2007 ore 20:15:18 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Archiviati gli esami di stato si incomincia da qualche giorno a fare l’ipotesi della riesumazione di un altro scheletro nell’armadio della istruzione dal 1995: quello degli esami di riparazione a settembre per i rimandati. Pinza e cacciavite, aveva detto l’odierno ministro dell’istruzione all’atto del suo insediamento, e non rifacimento della intera macchina, come ci si aspettava dopo le critiche alla riforma Moratti e come una legge di iniziativa popolare per abrogarla richiedeva.

Spulciando tra le spese delle scuole, Fioroni si è accorto che i fondi Idei, quelli destinati per i corsi di recupero che avrebbero dovuto consentire di togliere il cerchietto rosso sul sei degli alunni, per lo più non venivano spesi con la conseguente ineluttabile promozione “onoris causa” alla classe successiva. Certamente non riusciamo a capire il motivo per cui tante scuole non li abbiano sfruttati, abbiamo però da sempre compreso che tutta l’impalcatura dei debiti e dei recuperi è, non solo farraginosa ma anche inconcludente, soprattutto nel momento in cui non intralcia il cammino verso il diploma. E inconcludente lo è pure allorché vengono assegnate per il recupero non più di 10 ore a materia a conclusione del primo quadrimestre, quando si scrutinano i primi risultati, e 10 ore a inizio d’anno per togliere o confermare il famigerato cerchietto rosso sul sei.

Con sole 10 ore di recupero infatti, svolte non già individualmente ma in gruppi anche numerosi (e quindi con evidenti difformi livelli di partenza nel gruppo-alunni), nessun docente serio può pensare di riprendere o colmare lacune anche profonde. Se poi si aggiunge che non c’è obbligo(!) di frequenza dei corsi di recupero si ha l’idea della sciatteria della legislazione. Da qui l’assurda circostanza su cui fioriscono però le furbizie dei ragazzi che oggettivamente sanno approfittare di ogni possibile falla del sistema.

Introducendo però i vecchi esami di riparazione a settembre, come ventila il ministro, c’è un altro rischio, quello della contestuale riesumazione del mercato delle lezioni private con il conseguente possibile scambio di rimandati tra docenti non del tutto perbene. Ma soprattutto si andrebbero a penalizzare le famiglie meno abbienti che sarebbero costrette a uscire fior di quattrini per la preparazione del figlio rimandato. E allora quale possibile soluzione? Semplice se il ministero, oltre a parlare bene, avesse pure comportamenti altrettanto salutari: finanziare nelle scuole corsi di recupero estivi ma con un numero congruo di ore e nominando i docenti disponibili a sacrificare le vacanze o supplenti abilitati.

D’altra parte con la nuova norma è fatto obbligo di non avere debiti per sostenere gli esami di stato, per cui un Governo serio e sensibile ai bisogni dei cittadini deve farsi carico di consentire a tutti la pari opportunità, come pure di fornire i libri gratis nel momento in cui decide di aumentare l’obbligo scolastico. Ma dovrebbe pure spendere soldi per aggiornare i docenti affinché, come di dice qualcuno, siano preparati ad affrontare le realtà educative e didattiche che la nuova società globalizzata e globalizzante presenta ogni giorno.

Ma ancora di più: è tempo che venga finalmente riesumato quel sacro principio morale del sacrificio perché lo studio stesso è sacrificio e pure rinuncia, come lo è il lavoro al termine del quale si pretende il meritato riposo. E dunque, per chi non si impegna durante l’anno, deve ritornare a scuola a lavorare.

Tuttavia dietro a tutta questa riscoperta materia, sia degli esami di Stato e sia della riparazione a settembre, cogliamo il riso gentilianamante compiaciuto di Giovanni Gentile: dopo quasi tre quarti di secolo infatti la sua, seppure fredda, cena viene regolarmente consumata dai vari Leporello e dai vari cavalieri col pennacchio, in mesto pellegrinaggio verso questo singolare e lungimirante convitato di pietra.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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