ORE 8:00: PRONTO?…E LA SUPPLENTE ARRIVO’ ALLE 11 E 30!
Data: Giovedì, 19 luglio 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


ORE 8:00: PRONTO?…E LA SUPPLENTE ARRIVO’ ALLE 11 E 30!


Si potrebbe mai parlare male dei precari della scuola? Effettivamente e per buona pace della coscienza no. E con quale coraggio? Questa manovalanza intellettuale continuamente assunta e licenziata, bistrattata da tutti, scaduta al rango di sottoproletariato dell’istruzione italiana merita considerazione e attenzione, oltre che pronte soluzioni al suo eterno problema.
Ma, al di là di queste considerazioni, ce l’avranno poi qualche difetto questi supplenti, sì o no? Qualche pecca, qualche falla, qualche atteggiamento che non va? Insomma cadono nel peccato ogni tanto?
Dal discorso che ho sentito qualche giorno fa e che adesso vi riferisco, pare proprio che qualche supplente non faccia sempre il proprio dovere. O meglio, pur avendo bisogno di lavorare, se la prende, come dire, un po’ comoda. Dunque a mare, vicina mia di scoglio, avevo una responsabile di un plesso di scuola elementare che raccontava qualche sua disavventura con i docenti precari.
Infatti una mattina, giunta tempestivamente a scuola con il pensiero che quel giorno ci sono molti assenti, afferra il telefono e comincia il solito giro di telefonate alla ricerca di una supplente. Ne trova subito una che abita fortunatamente a soli 5 km dalla scuola: meno male, arriverà, se non subito, presto. Le classi sono scoperte e son cavoli, ma l’ha capito, arriverà. Passano i minuti, cominciano a passare le ore; i bambini ballano, i bidelli sostituiscono gentilmente e come possono la supplente. Già, la supplente: ma che fine ha fatto? Sono le dieci, ammettendo pure che dovesse lavarsi, vestirsi, pettinarsi e truccarsi…che cosa si starà mettendo mai? Un abito da sera?
I minuti passano, l’ansia, e a questo punto la rabbia della responsabile anche, della fantomatica supplente nemmeno l’ombra. Ore undici e trenta: la vedono arrivare bel bella, fresca e asciutta come una rosa, tre ore e mezzo per fare cinque chilometri, manco se dovesse arrivare da New York. Giustificazione: per strada c’era confusione. Si infila in classe, due ore di supplenza, intera giornata pagata.
La supplente: un po’ menefreghista, non credete? Altro che bisogno di lavorare. Caso sporadico, certo. Ma ogni tanto essere supplenti è anche questo.

SILVANA LA PORTA






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