Sono i punti di vista che hanno rivoluzionato l’arte moderna
ma quelli differenti dei due ultimi ministri che si sono
succeduti alla istruzione generano qualche pizzico di confusione:
dalle osannate tre I (informatica, inglese, impresa)
di Moratti, attraverso una inattesa liana alla Tarzan, Fioroni
sta passando a una sola vocale: la U di Umanesimo nei
nuovi programmi nazionali. Ne siamo felici anche perché
le tre I si sono dimostrate più propaganda che effettiva realizzazione
come ben possono dimostrare i tagli delle ore di
lingua straniera e dei laboratori di informatica mentre di
impresa in Sicilia si avverte solo l’odore.
Con le discipline umanistiche Fioroni intende recuperare
in modo particolare la storia per cogliere i processi dello
sviluppo della condizione umana assieme a quelli della
conoscenza. Una scuola equa e di qualità con cui appianare,
risolvendole, le differenze culturali e di classe? Una
scuola che capisca i dissidi e le complessità dei giovani globalizzati?
Che si adatti alle diversità, alle immigrazioni, alle
multi etnie, creando sapere e dissipando malesseri e bullismi?
Difficile perché oltre all’umanesimo chiede di essere
riscattato il sapere scientifico e tecnologico che soffre di
una discriminazione antica per cui da qualche tempo a
questa parte gli istituti professionali e tecnici deperiscono,
assimilati come sono a luoghi dove si impartisce una sorta
di sotto-cultura, fruibile solo dai meno abbienti e dagli
asini, mentre è quasi del tutto assente lo stimolo alle
espressioni artistiche e creative intraviste nella rifondazione
dei licei musicali.
La speranza resta comunque quella che il «non uno di
meno» di don Milani possa avere cittadinanza anche se la
marcia è lunga e le sue guide ferme a schemi di trasmissione
del sapere antichi per cui queste indicazioni possono
servire a oliare la pinza di Fioroni non già al restyling della
macchina intera. In ogni caso dal 2008, in fase sperimentale,
le nuove indicazioni entreranno alle elementari e alla
media con soddisfazione, crediamo, delle case editrici,
che dovranno rivedere i vecchi testi basati sui punti di vista
della Moratti, ma con più malumore dei docenti, che
dovranno riconvertire programmazioni e impostazioni
didattiche, anche se la sperimentazione darebbe un margine
di manovra ai consigli di classe.
Messo in salamoia è il tutor, che però poteva essere
una buona figura per guidare i ragazzi difficili o a rischio dispersione
o abbandono, condannato sulle secche dei fondi
a disposizione, insieme ai piani personalizzati che avrebbero
gravato tuttavia solo nel lavoro dei docenti e poco sui
risultati effettivi. Al più presto inoltre i piani di revisione dei
programmi dovrebbero fare capolino nelle superiori, anche
qui in fase sperimentale a partire dal 2009, ma dove il ministro
minaccia di reintrodurre gli esami di riparazione a
settembre, cosa che ci fa gioire. E non già per la riesumazione
delle lezioni private a pagamento, che dovrebbero comunque
restare a carico della scuola, ma per quell’indecoroso
cerchietto rosso sul sei che livellando tutti i ragazzi demotiva
chi ha lavorato tutto l’anno.
Ancora una volta però si tratta di fare investimenti seri
per attrezzare le scuole e gratificare i docenti, pianificando
recuperi che vadano oltre le risibili 10 ore, o poco più, finora
assegnate per materia da riparare a inizio d’anno o a
chiusura del primo quadrimestre. E corsi di più ore si renderanno
ancora più necessari anche in funzione delle nuove
disposizioni relative agli esami di stato per partecipare
ai quali è fatto obbligo di non avere debiti. Per questo meraviglia
sapere che i fondi destinati alle attività di recupero
siano stati poco sfruttati dalle scuole, come dichiara il
Ministro, mentre in alcune scuole, per lungimiranza dei
suoi dirigenti, è avvenuto esattamente il contrario.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)