GLI INGEGNERI CHE NON POSSONO INSEGNARE MATEMATICA
Data: Sabato, 14 luglio 2007 ore 20:14:32 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Due anni di studio, sacrifici, sudore. Poi un fonogramma e l’incubo: è stato tutto inutile? Potrebbe riassumersi così la vicenda che ha coinvolto e sta ancora facendo tribolare una trentina di ingegneri ammessi alla Sissis (la scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario) ed esclusi dalla stessa scuola pochi giorni prima dell’esame di abilitazione finale.

In realtà la storia è più complessa. Chiama in causa altre persone, enti, istituzioni. È fatta di carte, molte carte, che rimbalzano (e a volte mancano) da un tribunale all’altro. E adesso la questione sta per giungere al ministero dell’Istruzione. Ma andiamo con ordine. Nell’ottobre del 2005 esce il bando per l’ammissione al settimo ciclo della scuola Sissis. Il corso servirà a formare i futuri professori. Tra le classi d’insegnamento, c’è la 49/A, quella che dà accesso all’insegnamento di matematica e fisica. Quaranta i posti disponibili, molti dei quali vengono occupati da un gruppo di laureati in ingegneria. Sono loro i protagonisti della vicenda. Ma non i soli. Alcuni dottori in matematica, infatti, esclusi dalla 49/A perché giunti dopo la quarantesima posizione, decidono di fare ricorso d’urgenza al Tar chiedendo la sospensione della graduatoria.

Il motivo? È questo il "tasto dolente" della faccenda. Secondo i matematici, il bando di concorso non consentirebbe agli ingegneri l’ammissione alla classe 49/A. Secondo i laureati in ingegneria, invece, il riferimento a due specifici decreti ministeriali estende anche a loro i diritti di far parte di quella classe, come era già accaduto, del resto, ai predecessori.

Il Tar si pronuncia, respingendo il ricorso dei matematici. Siamo nel gennaio del 2006 e gli ingegneri, dice il Tribunale amministrativo, possono continuare a frequentare. E frequentano, in effetti, sostenendo esami, rinunciando a dottorati e master e rimandando matrimoni.

I matematici non ci stanno. Ricorrono in appello al Consiglio di giustizia amministrativa. E stavolta, siamo nell’aprile dello stesso anno, il Cga dà loro ragione, sospendendo così la graduatoria. E lasciando tutti a mezz’aria, ingegneri e matematici, che continuano a frequentare insieme, con la mannaia dei processi che pende sui loro capi. Nonostante la pronuncia del Cga, nessuno dice agli ingegneri di fermarsi anzi, nel successivo ciclo (anno accademico 2006/07), i loro colleghi vengono ammessi alla 49/A, come se nulla stesse succedendo.

Alla fine del 2006, pochi mesi prima della conclusione del corso e del relativo esame di abilitazione, il procedimento giunge al Tar, che deve pronunciarsi nel merito. Il Tar accoglie e respinge in parte il ricorso dei matematici.

In pratica, nella sentenza dell’1 dicembre 2006, il tribunale amministrativo considera la laurea in ingegneria titolo valido per l’ammissione alla 49/A. Ma a determinate condizioni. Vengono differenziati, infatti, gli ingegneri laureatisi prima dell’anno accademico 2000/2001 (che sono ammessi senza problemi), da quelli laureati successivamente. Questi ultimi devono dimostrare di possedere nei loro piani di studi alcune materie delle quali, secondo il Tar, nessuno degli ingegneri coinvolti nella vicenda è in possesso.

Ma qui sorge l’altra questione. Gli ingegneri affermano di avere sostenuto queste materie, o altre ritenute equipollenti (cioè equiparabili a quelle richieste, pur avendo una denominazione diversa), come risulta dai verbali redatti dalla commissione Sissis. Verbali che però, secondo loro, non sono stati inviati al Tar che ha così deciso senza poter appurare la reale adeguatezza dei loro requisiti. Insomma, passano altri mesi. Gli ingegneri sostengono tutti gli esami. Manca solo quello di abilitazione. Ma un fonogramma (in realtà prevedibile, a quel punto) li gela.

È il 22 maggio del 2007, pochi giorni prima dell’abilitazione. L’Università accoglie la sentenza del Tar: gli ingegneri sono esclusi dalla Sissis perché sprovvisti di quelle materie che la stessa scuola aveva accertato attraverso le delibere di equipollenza. A questo punto, gli ingegneri fanno ricorso a loro volta e chiedono anche l’intervento del Rettore. adesso toccherà al ministero e al Cga dipanare la matassa.

ACCURSIO SABELLA (da www.lasicilia.it)







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