Due anni di studio, sacrifici, sudore. Poi un fonogramma
e l’incubo: è stato tutto inutile? Potrebbe riassumersi così
la vicenda che ha coinvolto e sta ancora facendo tribolare
una trentina di ingegneri ammessi alla Sissis (la
scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario)
ed esclusi dalla stessa scuola pochi giorni prima dell’esame
di abilitazione finale.
In realtà la storia è più complessa. Chiama in causa altre
persone, enti, istituzioni. È fatta di carte, molte carte,
che rimbalzano (e a volte mancano) da un tribunale all’altro.
E adesso la questione sta per giungere al ministero
dell’Istruzione. Ma andiamo con ordine. Nell’ottobre del
2005 esce il bando per l’ammissione al settimo ciclo della
scuola Sissis. Il corso servirà a formare i futuri professori.
Tra le classi d’insegnamento, c’è la 49/A, quella che
dà accesso all’insegnamento di matematica e fisica. Quaranta
i posti disponibili, molti dei quali vengono occupati
da un gruppo di laureati in ingegneria. Sono loro i protagonisti
della vicenda. Ma non i soli. Alcuni dottori in
matematica, infatti, esclusi dalla 49/A perché giunti dopo
la quarantesima posizione, decidono di fare ricorso
d’urgenza al Tar chiedendo la sospensione della graduatoria.
Il motivo? È questo il "tasto dolente" della faccenda.
Secondo i matematici, il bando di concorso non consentirebbe
agli ingegneri l’ammissione alla classe 49/A.
Secondo i laureati in ingegneria, invece, il riferimento a
due specifici decreti ministeriali estende anche a loro i diritti
di far parte di quella classe, come era già accaduto, del
resto, ai predecessori.
Il Tar si pronuncia, respingendo il ricorso dei matematici.
Siamo nel gennaio del 2006 e gli ingegneri, dice il Tribunale
amministrativo, possono continuare a frequentare.
E frequentano, in effetti, sostenendo esami, rinunciando
a dottorati e master e rimandando matrimoni.
I matematici non ci stanno. Ricorrono in appello al
Consiglio di giustizia amministrativa. E stavolta, siamo
nell’aprile dello stesso anno, il Cga dà loro ragione, sospendendo
così la graduatoria. E lasciando tutti a mezz’aria,
ingegneri e matematici, che continuano a frequentare
insieme, con la mannaia dei processi che pende sui loro
capi. Nonostante la pronuncia del Cga, nessuno dice
agli ingegneri di fermarsi anzi, nel successivo ciclo (anno
accademico 2006/07), i loro colleghi vengono ammessi
alla 49/A, come se nulla stesse succedendo.
Alla fine del 2006, pochi mesi prima della conclusione
del corso e del relativo esame di abilitazione, il procedimento
giunge al Tar, che deve pronunciarsi nel merito. Il
Tar accoglie e respinge in parte il ricorso dei matematici.
In pratica, nella sentenza dell’1 dicembre 2006, il tribunale
amministrativo considera la laurea in ingegneria titolo
valido per l’ammissione alla 49/A. Ma a determinate
condizioni. Vengono differenziati, infatti, gli ingegneri
laureatisi prima dell’anno accademico 2000/2001 (che
sono ammessi senza problemi), da quelli laureati successivamente.
Questi ultimi devono dimostrare di possedere
nei loro piani di studi alcune materie delle quali, secondo
il Tar, nessuno degli ingegneri coinvolti nella vicenda
è in possesso.
Ma qui sorge l’altra questione. Gli ingegneri affermano
di avere sostenuto queste materie, o altre ritenute
equipollenti (cioè equiparabili a quelle richieste, pur
avendo una denominazione diversa), come risulta dai
verbali redatti dalla commissione Sissis. Verbali che però,
secondo loro, non sono stati inviati al Tar che ha così deciso
senza poter appurare la reale adeguatezza dei loro requisiti.
Insomma, passano altri mesi. Gli ingegneri sostengono
tutti gli esami. Manca solo quello di abilitazione. Ma
un fonogramma (in realtà prevedibile, a quel punto) li gela.
È il 22 maggio del 2007, pochi giorni prima dell’abilitazione.
L’Università accoglie la sentenza del Tar: gli ingegneri
sono esclusi dalla Sissis perché sprovvisti di quelle
materie che la stessa scuola aveva accertato attraverso le
delibere di equipollenza.
A questo punto, gli ingegneri fanno ricorso a loro volta
e chiedono anche l’intervento del Rettore. adesso toccherà
al ministero e al Cga dipanare la matassa.
ACCURSIO SABELLA (da www.lasicilia.it)