Da un po’ di tempo si ha l’impressione
che il ministro della Pubblica Istruzione,
Fioroni, abbia linguaggio bivalente. Da un
lato loda il lavoro dei professori, ne riconosce
l’impegno e la professionalità, dall’altra
scazzotta ai loro fianchi per fiaccarli. La
prima sensazione si ebbe allorché minacciò
visite fiscali a tappeto contro chi aveva
presentato certificato medico per non partecipare
agli esami di Stato, facendo in ciò
intuire il pugno forte contro una classe neghittosa
e che lui avrebbe provveduto a rimettere
in riga.
E siccome si nutrivano tante speranze,
gli insegnanti perdonarono questa sua
prima autoritaria esternazione, anche perché
da ben 6 anni gli esami di Stato erano
una sorta di proforma per elargire diplomi
e in modo particolare ai candidati di certe
scuole private. Col tempo però ci si comincia
a rendere conto che il ministro,
oltre a sbagliare nel dire, sbaglia anche nel
fare e proprio in occasione sempre di questi
esami su cui lui si è speso molto per fare
rientrare un po’ di serietà perduta dal
suo predecessore dall’ingresso principale.
E il riferimento va ai compensi per i commissari
che poi sono quegli stessi professori
a cui Piero Citati darebbe il doppio
dello stipendio per risollevarli nella considerazione
sociale e nella loro rispettabilità.
Fioroni invece cosa ha fatto dopo una
stagione di elogi mielosi per i docenti?
Prima di tutto ha emanato il decreto dei
compensi appena qualche giorno prima
dell’insediamento delle commissioni e
con un buon 30% di euro in meno di quanto
si percepiva prima, dimostrando appunto
coi fatti che prima viene il dovere
verso la scuola e poi tutto il resto. Una furbata per mettere i docenti davanti al
fatto compiuto e ben sapendo che alla fine
la stragrande maggioranza avrebbe regolarmente
continuato il suo lavoro e la
sua missione(?).
Ma non si è accontentato solo di questo.
Ha messo ancora più a fondo il bisturi
della sua sicumera dottorale pure contro
la minoranza dei docenti di lingue che saranno
pagati (se lo saranno) in proporzione
agli alunni che esamineranno. E’ successo
infatti che nei licei linguistici e negli
istituti per il turismo molti consigli di classe
con correttezza e professionalità hanno
scelto tra le materie interne proprio la lingua
che in queste scuole comprende ben
tre lingue straniere. Ebbene per consentire
ai ragazzi più larga scelta, i tre docenti
si sono presentati ogni mattina - sia per lo
scritto sia per l’orale, in commissione per
svolgere gli esami ben sapendo però che le
loro propine risultano composte dalla divisone
in tre di un solo emolumento: praticamente
399 euro lorde diviso tre che
sono pari al netto a circa 100 euro per
due settimane e passa di lavoro. Ma la cosa
ancora più penosa e vessatoria consiste
nel fatto che ha impedito, Fioroni, perfino
di formare gruppi omogenei di candidati
di lingue cosicché i tre docenti a seconda
degli elenchi si sono dovuti alternare nelle
interrogazioni giorno dopo giorno.
Ma non è ancora finita. La Cgil-scuola fa
notare che nel decreto dei compensi per
gli esami la lingua italiana usata dal ministero
si presta ancora una volta a equivoci.
Infatti nel testo si legge: nel caso in cui
un commissario interno sia impegnato su
due o più commissioni questo raddoppia
il proprio compenso. E se un commissario
interno ha due classi quinte ma con un solo
presidente che è proprio colui che fa la
discriminante fra classe e commissione?
Allora se il professore interno, titolare di
due quinte, opera con due presidenti
prende il doppio, se invece ha sempre le
due classi ma con un solo presidente deve
accontentarsi di un solo compenso? E c’è
altro. Sempre la Cgil-scuola fa sapere che
il decreto a firma congiunta non è stato
ancora firmato da Padoa Schioppa per cui
«non possono essere spiccati mandati né
per gli anticipi né per i conguagli”. E allora
vorremmo dire al ministro: la serietà è
come l’ombra, parte sempre dalla cima
della montagna, tranne che perfino l’ombra
venga venduta.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)