La Gilda degli insegnanti ha posto un
problema rilevante: perché le imprese
private non possono «stipulare consecutivamente
oltre tre contratti a tempo
determinato, pena la trasformazione automatica
in un rapporto di lavoro a tempo
indeterminato», e la pubblica amministrazione
invece tiene per anni migliaia
di docenti in uno stato immorale di
precariato? I dirigenti del sindacato si rifanno
alle sentenze della Corte di giustizia
europea che ha sentenziato proprio
su questa delicata materia e sta invitando
i precari a unirsi e dare battaglia anche
perché qualora la richiesta non venisse
accolta, come sicuramente accadrà,
la Gilda ha intenzione di proporre che
vengano almeno riconosciuti gli scatti di
anzianità e che comunque lo Stato sia
sanzionato per «abuso di contratto a
tempo determinato».
D’altra parte migliaia di questi lavoratori
operano già su posti liberi ma ciò nonostante
subiscono l’umiliante e avvilente
torto di essere licenziati a giugno
per poi essere rinominati a settembre,
mentre le sessantamila assunzioni, che
meritoriamente questo governo ha messo
in atto, si stanno rivelando una insufficiente
annaffiata in un continente desertico.
E questa presa di posizione del
sindacato interviene proprio mentre altre
centinaia di migliaia di neolaureati,
con abilitazione e no, con punteggi in
tutti i modi raffazzonati e no, si attrezzano
per presentare domanda di supplenza
nelle scuole di ogni ordine e grado per
racimolare altri crediti e per non perdere
qualche piccolo privilegio o conquistarne
di nuovi.
Per i precari della scuola infatti la sistemazione
si sta rivelando ormai una
pazza corsa al mezzo punto, a decriptare
leggi e norma sibilline la cui non perfetta
interpretazione porta diritto a finire
in coda alle graduatorie o esserne inesorabilmente
esclusi. Un ginepraio di fasce,
di codici, di sentenze, di norme di
fronte ai quali, se la mente si spaura, si
perde tutto ciò che si è conquistato. Anche
per costoro vale con ogni probabilità
ciò che da altri settori viene gridato:
snellire la burocrazia. E ciò crediamo sia
possibile, anche per non ingolfare i Csa
provinciali che alla fine (un po’ per il
troppo lavoro e un altro po’ per interpretazioni
unilaterali come spesso avviene)
partoriscono graduatorie quasi sempre
bersaglio di ricorso e quindi di altri
ingolfamenti e di altri inesorabili ricorsi.
La cosa che non si capisce è il motivo
per il quale ancora non sia stato messo in
opera una vecchia proposta proprio della
sinistra che prevedeva di stabilire con
scadenza biennale il fabbisogno di insegnanti
per ciascuna materia e sulla base
di questo presunto organico organizzare
corsi abilitanti a numero rigorosamente
chiuso. Alle Università, non già alle costosissime ssis, il compito sia di preparare
alla didattica e alla legislazione, e sia
di operare le dovute selezioni degli aspiranti
docenti come garanzia di serietà
professionale e soprattutto di certezza di
lavoro. E nella fase di docenza si potrebbero
pure nominare professori di antico
ruolo con particolari titoli e con particolare
preparazione documentabile.
E invece quest’anno, con la chiusura
delle graduatorie ad esaurimento, non si
sa quale valore frequentare una ssis possa
avere, tranne quello di essere inseriti
nella graduatoria di supplente d’istituto
di 2ª fascia, mentre bisognerebbe attendere
verso il 2010 per avere concorsi
specifici. Ma chi non s’avventura in questo
pruneto anche a pagare can profumo?
Allo stesso modo la questione delle
supplenze temporanee che non possono
e non devono innescare vane speranze.
Se dunque le parole pronunciate a Torino
da Veltroni: «Per cambiare la scuola
italiana, si deve muovere dalla constatazione
dei circoli viziosi che la penalizzano,
disincentivano gli insegnanti, tradiscono
le responsabilità della scuola
pubblica», vogliono avere un loro valore
non si può non prescindere dai professori
e non solo quelli stabilizzati ma anche
di quelli cosiddetti precari o annuali.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)