VITA DA PRECARI: LICENZIATI E POI RINOMINATI
Data: Domenica, 08 luglio 2007 ore 20:26:02 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La Gilda degli insegnanti ha posto un problema rilevante: perché le imprese private non possono «stipulare consecutivamente oltre tre contratti a tempo determinato, pena la trasformazione automatica in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato», e la pubblica amministrazione invece tiene per anni migliaia di docenti in uno stato immorale di precariato? I dirigenti del sindacato si rifanno alle sentenze della Corte di giustizia europea che ha sentenziato proprio su questa delicata materia e sta invitando i precari a unirsi e dare battaglia anche perché qualora la richiesta non venisse accolta, come sicuramente accadrà, la Gilda ha intenzione di proporre che vengano almeno riconosciuti gli scatti di anzianità e che comunque lo Stato sia sanzionato per «abuso di contratto a tempo determinato».

D’altra parte migliaia di questi lavoratori operano già su posti liberi ma ciò nonostante subiscono l’umiliante e avvilente torto di essere licenziati a giugno per poi essere rinominati a settembre, mentre le sessantamila assunzioni, che meritoriamente questo governo ha messo in atto, si stanno rivelando una insufficiente annaffiata in un continente desertico.

E questa presa di posizione del sindacato interviene proprio mentre altre centinaia di migliaia di neolaureati, con abilitazione e no, con punteggi in tutti i modi raffazzonati e no, si attrezzano per presentare domanda di supplenza nelle scuole di ogni ordine e grado per racimolare altri crediti e per non perdere qualche piccolo privilegio o conquistarne di nuovi.

Per i precari della scuola infatti la sistemazione si sta rivelando ormai una pazza corsa al mezzo punto, a decriptare leggi e norma sibilline la cui non perfetta interpretazione porta diritto a finire in coda alle graduatorie o esserne inesorabilmente esclusi. Un ginepraio di fasce, di codici, di sentenze, di norme di fronte ai quali, se la mente si spaura, si perde tutto ciò che si è conquistato. Anche per costoro vale con ogni probabilità ciò che da altri settori viene gridato: snellire la burocrazia. E ciò crediamo sia possibile, anche per non ingolfare i Csa provinciali che alla fine (un po’ per il troppo lavoro e un altro po’ per interpretazioni unilaterali come spesso avviene) partoriscono graduatorie quasi sempre bersaglio di ricorso e quindi di altri ingolfamenti e di altri inesorabili ricorsi.

La cosa che non si capisce è il motivo per il quale ancora non sia stato messo in opera una vecchia proposta proprio della sinistra che prevedeva di stabilire con scadenza biennale il fabbisogno di insegnanti per ciascuna materia e sulla base di questo presunto organico organizzare corsi abilitanti a numero rigorosamente chiuso. Alle Università, non già alle costosissime ssis, il compito sia di preparare alla didattica e alla legislazione, e sia di operare le dovute selezioni degli aspiranti docenti come garanzia di serietà professionale e soprattutto di certezza di lavoro. E nella fase di docenza si potrebbero pure nominare professori di antico ruolo con particolari titoli e con particolare preparazione documentabile.

E invece quest’anno, con la chiusura delle graduatorie ad esaurimento, non si sa quale valore frequentare una ssis possa avere, tranne quello di essere inseriti nella graduatoria di supplente d’istituto di 2ª fascia, mentre bisognerebbe attendere verso il 2010 per avere concorsi specifici. Ma chi non s’avventura in questo pruneto anche a pagare can profumo? Allo stesso modo la questione delle supplenze temporanee che non possono e non devono innescare vane speranze.

Se dunque le parole pronunciate a Torino da Veltroni: «Per cambiare la scuola italiana, si deve muovere dalla constatazione dei circoli viziosi che la penalizzano, disincentivano gli insegnanti, tradiscono le responsabilità della scuola pubblica», vogliono avere un loro valore non si può non prescindere dai professori e non solo quelli stabilizzati ma anche di quelli cosiddetti precari o annuali.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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