Leggo con attenzione l’articolo di Salvatore Scalia sul “Crocifisso preso a martellate” e condivido la riflessione e la condanna di tale gesto riprovevole. Sento di comunicare che in questi giorni di esami, trovandomi in un liceo di Catania, girando tra le aule mi si è presentata una scena similare a quella di Rovigo, anche se non se ne conoscono gli autori.Le parti dell’aula, recuperate da tramezzi posticci, erano sovraccariche di scritte e di messaggi banali e insignificanti ed anche la parete dietro la “cattedra “, si fa per dire, era tappezzata di scritte e disegni, proprio la centro dove restavano ancora appiccicati i resti di un crocifisso mutilato, braccia e gambe spezzate, ed anche il legno era spezzato dalla parte della braccia. In quell’aula, per tutto l’anno fino alcuni giorni fa si sono svolte regolarmente le lezioni; ventidue ragazzi per un intero anno hanno guardato quel crocifisso mutilato, otto docenti si sono avvicendati nell’insegnare materie , contenuti e… valori ed anche il docente di Religione cattolica ha fatto lezione in quella classe spiegando la storia di non so quale religione, se non si è accorto neanche del misero stato di quel “povero Cristo” e non ha fatto nulla per provvedere, dato che neanche l’ufficio di presidenza si era accorto, né era stato informato dello stato di deplorevole degrado dell’aula.“Restino pure anonimi simboli di tanta inciviltà”, ma la coscienza civile ha il dovere di reclamare.
Giuseppe Adernò