Il Decreto della Direzione generale regionale presenta l’elenco che prevede
l’attuazione del progetto sperimentale nel Circolo didattico “santa Chiara” di
Enna , in due circoli didattici ad Agrigento, Caltanissetta, (Gela e Niscemi)
Ragusa e Vittoria e Siracusa (Avola e Sortino) in tre circoli a Palermo, a
Messina e Capo D’Orlando, a Trapani, Alcamo e Mazara del Vallo, in cinque
istituti in provincia di Catania, di cui tre in città: “Grazia Deledda”, “Cesare
Battisti”, “Parini” e due in provincia: il circolo didattico “Padre Pio” di
Misterbianco e “Giuffrida” di Adrano.
In questi istituti sono accolti nelle classi prime bambini di due anni e mezzo
per la materna e cinque anni e mezzo per l’elementare, si applica il nuovo
sistema didattica che prevede 27 ore di lezioni in classe e in piccoli gruppi,
l’insegnamento dell’inglese e dell’informatica, con la guida del “docente tutor”,
vengono aboliti gli esami di licenza elementare e la valutazione avrà una
cadenza biennale.
Vivere la sperimentazione dall’interno significa scoprire pregi e difetti per
proporre eventuali aggiustamenti e modifiche al progetto di riforma che,
approvato dal Senato, si dirige verso la definizione e l’entrata in vigore nella
scuola italiana.
Ammessi a far parte del gruppo delle scuole sperimentali ad anno scolastico già
avviato, abbiamo adattato l’organizzazione, già orientata verso il sistema di
scuola riformata, alle disposizioni ministeriali che guidano il progetto di
sperimentazione.
La riforma della scuola, attesa da tanto tempo, lascia non poche perplessità ed
incertezze circa la mescolanza del nuovo, del nuovissimo e del consolidato
vecchio sistema.
Se sperimentare vuol dire come affermava Galileo e Bacone, “tentare la natura
perché si riveli”, nello specifico del momento storico che vive la scuola
italiana, si tende a rinsaldare la vera natura della scuola che educa e forma,
che pone l’alunno al centro del sistema , che valorizza il docente nel suo ruolo
di “educatore” e non solo “professionista e tecnico dell’insegnamento”, che
indirizza la formazione alla certificazione delle competenze, documentate
nell’apposito “portfolio”, credito formativo per l’accesso alla professione ed
all’inserimento nel tessuto sociale.
C’era una volta la maestra, ora c’è il docente tutor, guida formativa per il
gruppo classe , capace di “saper guardare tutti ed osservare ciascuno” e
costruire per ciascun alunno un percorso didattico e formativo personalizzato,
individualizzato che viene documentato attraverso il “portfolio delle
competenze”.
Il docente tutor ”cura la continuità educativa e didattica, il rapporto con la
famiglia, la coerenza e la gradualità dei percorsi formativi di ciascun alunno”.
Certamente questa azione e ruolo di “tutoring” non si può improvvisare, né si
acquisisce “per decreto”, ma necessita una formazione specifica per lo
svolgimento delle “funzioni tutoriali”, valore aggiunto alla professionalità del
docente che svolge quindi il compito di “referente” dei rapporti con i genitori,
“coordinatore” del tema docente, “curatore” del portfolio.
La collegialità, forza e sostegno del consiglio di classe e di modulo, momento
di cooperazione progettuale comune ed interdisciplinare, viene agita all’interno
della cooperazione del “team docenti” che coinvolge tutti coloro che operano per
il gruppo classe.
Il docente tutor, all’interno del team svolge il compito di coordinatore, di
progettista dell’azione formativa che sollecita la cooperazione di tutti e la
convergenza verso stili e metodi capaci di far conseguire con maggiore efficacia
gli obiettivi comuni.
La classe prima singola, poi modulare, viene adesso vissuta come spazio e
momento di aggregazione sociale, ma anche opportunità per un articolato lavoro
di piccolo gruppo che si aggrega a seconda dei bisogni per livelli, per
competenze e per specifici progetti.
E’ già stata consolidata la metodologia del piccolo gruppo e l’efficacia degli
obiettivi che si conseguono con minor spreco di tempo attraverso un’azione
finalizzata e ben gestita all’interno di un piccolo gruppo omogeneo.La
metodologia del “ccoperative learning” potrà più agevolmente faciliare
l’interazione educativa e formativa.
L’articolazione della classe in piccoli gruppi sollecita la presenza di più
docenti impegnati ciascuno in un lavoro finalizzato e convergente nella
direzione dell’acquisizione di specifiche competenze. L’attività e la pratica
laboratoriale che si alterna al lavoro di classe rende dinamica e viva la
giornata scolastica. I bambini, organizzati in piccoli gruppi, nel rispetto dei
bisogni e dei ritmi di ciascuno, esercitano le abilità e verificano gli
apprendimenti, proposti nelle lezioni di classe.
LA.R.S.A. – (Laboratorio di Recupero e Sviluppo degli Apprendimenti) è la nuova
sigla che compare negli schemi di organizzazione proposti dal Ministero e tali
attività di laboratorio e di ricerca didattica vengono adattate alle esigenze
delle singole realtà territoriali.
Nell’Istituto Scolastico "G. Parini" di Catania si è ritenuto più funzionale,
anche per inerire il progetto sperimentale nel Piano dell'Offerta Formativa
della scuola, l’attivazione delle 27 ore di lezioni per i bambini della prima
classe in cinque giornate da lunedì a venerdì dalle ore 8,15 alle ore 13,15
mentre il mercoledì le attività didattiche proseguono con il pranzo a scuola e
terminano alle ore 15,45. Concluse le attività pomeridiane i docenti sono
disponibili per gli incontri con le famiglie e provvedono alla programmazione
delle attività didattiche. della settimana..
L’organizzazione dell’orario scolastico in cinque giorni risulta più rispondente
alle esigenze delle famiglie che chiedono il “sabato libero” e diventa garanzia
della presenza continuativa di tutti i docenti del team, e del docente tutor,
senza creare vuoti che il diversificato “giorno libero” avrebbe determinato.
La partecipazione ed il coinvolgimento delle famiglie nel progetto sperimentale
risulta di particolare importanza e si evidenzia nella progettazione iniziale
attraverso la riflessione sulle innovazioni organizzative, ed alla fine
dell’anno nella valutazione dei risultati.
La valutazione che è stata sempre definita formativa nel nuovo progetto, si
fonda sulla certificazione delle competenze, accertate e documentate dal
“portfolio” e descritte dal docente tutor che non resta “docente unico”, ma
svolge un compito di prevalenza ei responsabilità nella conduzione del gruppo
classe e nella realizzazione del progetto di crescita e formazione personale per
ciascun alunno.
Il dialogo tra i contenuti scolastici e le acquisizioni delle competenze, pone
la scuola al bivio di una scelta tra il tradizionale sistema della “trasmissione
dei saperi” e l’attenzione verso le competenze spendibili per una lettura ed
interpretazione della realtà esterna alla scuola, ma che circonda e condiziona
la vita di ciascun bambino.
Anche le “nuove discipline” che formano il trio delle “i” inglese, informatica e
impresa, vengono proposte ai bambini già sin dal primo anno nelle forme più
semplici di concretezza e di uso pratico e funzionale della lingua inglese e del
computer.
Tra le difficoltà registrate con l’introduzione dell’informatica nella didattica
curricolare si evidenziano delle carenze sia di strumenti, - in quanto
l’auspicio ideale di “un computer in ogni classe” ancora è molto lontano dalla
realtà concreta - sia di docenti preparati all’uso ed alla didattica
dell’informatica . Per una didattica efficace ed un positivo avvio all’uso delle
nuove tecnologie non sarà , infatti, sufficiente che il docente sappia usare il
computer, ma occorre una competenza specifica nel “saper insegnare l’uso del
computer” ed al momento sono pochi e rari i docenti pronti a svolgere tale
compito.
Il progetto sperimentale ha coinvolto anche la scuola dell’infanzia, consentendo
l’accesso ai bambini di due anni e mezzo, creando in tal modo le condizioni di
una reale e funzionale continuità nel progetto formativo della centralità
dell’alunno, delle competenze, della figura del docente tutor e delle attività
di laboratorio.
Una difficoltà reale che si registra con l’ammissione dei bambini di due anni e
mezzo è l’inadeguatezza delle strutture e l’insufficienza del personale.
I bambini piccolissimi necessitano dei servizi di “badanti” ed “accudienti” che
l’organico della scuola dell’infanzia non prevede, così pure nella giornata
scolastica abbiamo sperimentato che è necessario costruire in classe “l’angolo
morbido”, e qualche lettino, specie nell’organizzazione oraria a “tempo normale”
che prevede la mensa scolastica e le attività pomeridiana.
L’avventura della sperimentazione è già avviata, la percorriamo con entusiasmo e
con spirito critico, raccogliendo le osservazioni di docenti e genitori per
proporre al Ministero le modifiche e le osservazioni su alcune indicazioni che,
sperimentate, possono essere garanzia di maggiore successo.
Giuseppe Adernò
Preside Istituto Scolastico "G. Parini" - Catania