LA CORTE COSTITUZIONALE SI ESPRIME SULLA QUESTIONE ATA
Data: Mercoledì, 04 luglio 2007 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati




La Corte Costituzionale si esprime sulla questione del personale Ata
di R.P.

L'ultima finanziaria del Governo Berlusconi aveva chiarito che lo stipendio del personale Ata passato dagli Enti Locali allo Stato nel corso del 2000 non può essere rivalutato sulla base della progressione economica del contratto statale. La Corte ritiene che in questa norma non vi sia nulla di incostituzionale.
Con una sentenza della Corte Costituzionale del 18 giugno scorso, si pone fine alla lunga e complessa vicenda del trattamento economico del personale ATA che, a seguito della legge 124 del 1999, è passato dalle dipendenze degli Enti locali ai ruoli statali.
Nel 2000 agli 80mila dipendenti di Enti Locali che transitarono nei ruoli statali venne attribuito il trattamento economico in godimento al momento del passaggio.
Ne nacque immediatamente un ampio contenzioso in quanto le organizzazioni sindacali chiedevano che ai collaboratori scolastici e all’altro personale divenuto statale venisse riconosciuto lo stipendio sulla base della progressione che avrebbero avuto se avessero sempre lavorato per lo Stato.
La rivendicazione trovava legittimazione sulla base di una semplice constatazione: i collaboratori provenienti dai Comuni o dalle province risultavano avere uno stipendio quasi sempre inferiore a quello dei colleghi delle scuole medie (da sempre dipendenti statali).
Nel tempo, diversi Tribunali hanno dato ragione a singoli dipendenti o a gruppi di essi che avevano fatto ricorso davanti al Giudice del Lavoro.
Si arriva alla fine del 2005, quando il Governo Berlusconi decide di chiudere la vicenda introducendo nella legge finanziaria per il 2006 una norma ben precisa: "Il comma 2 dell’articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpreta nel senso che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) statale è inquadrato, nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali, sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all’atto del trasferimento".
Quando venne varata la finanziaria del nuovo Governo i sindacati chiesero di porre rimedio a questa forma di disparità di trattamento, ma non ci fu nulla da fare.
Adesso la Corte Costituzionale, chiamata in causa da diversi Giudici del Lavoro, ha respinto definitivamente la richiesta sindacale di considerare incostituzionale l’interpretazione della legge 124 fatta con l’ultima finanziaria del Governo Berlusconi.
Cgil-Flc ha diramato in proposito un durissimo comunicato con il quale accusa la Corte di aver "assolto" la finanziaria del 2006, con esiti "pesantissimi che si scaricheranno duramente su 80.000 persone in carne ed ossa, poveri cristi con retribuzioni solo in pochi casi di poco superiori ai 1.000 euro mensili".
Secondo il sindacato di Enrico Panini, la Corte avrebbe "aderito ad una ricostruzione delle circostanze di fatto non pienamente corrispondente alla realtà" (ma va precisato che tale "ricostruzione" è opera dell’attuale Presidente del Consiglio intervenuto in giudizio nel novembre scorso).
Va detto però che la Corte Costituzionale ha basato la propria decisione su un dato indiscutibile: la legge 124 del ’99 aveva previsto che il passaggio dagli Enti Locali allo Stato non dovesse avere costi per la finanza pubblica e che dovesse avvenire solo su domanda del personale interessato.






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