MATURITA’, GLI ERRORI NELLA TRACCIA SU DANTE...PER UN ESAME PIU' SERIO
Data: Giovedě, 21 giugno 2007 ore 08:33:21 CEST
Argomento: Comunicati


MATURITA’, GLI ERRORI NELLA TRACCIA SU DANTE


No, ancora Dante no. Anzi sì. Ancora Dante sì. Perché è il padre della nostra letteratura e perché nessuno meglio del “giusto trattato ingiustamente” parla al nostro cuore. O forse è preferibile dire così: col cuore a Dante sì, con la mente no.
Infatti la traccia balzata fuori alla prova scritta d’italiano per l’analisi del testo lascia sinceramente molto perplessi. Innanzitutto perchè Dante era uscito due anni fa col canto di Cacciaguida: come mai ritorna dopo così breve tempo? E tornando crea una discrasia vergognosa tra gli ordini di scuola: perché, diciamocelo francamente, al liceo quel canto undicesimo si studia e bene e gli alunni lo conoscono e si cimentano sul deja vu. Ma ci pensate ai tecnici e ai professionali? Qui non ci siamo proprio, soprattutto ai professionali Dante non si tocca proprio, non esiste proprio, quindi si privano i ragazzi di una delle possibilità di scelta: e questo è profondamente antidemocratico.
E qui i maligni bisbigliano: non sarà perché il ministro Fioroni ha il suo figliolo che fa esami in un liceo di Roma e per questo se ne è infischiato dei poveracci degli istituti professionali? Mah. Lasciamo perdere le dicerie…
Quando poi andiamo a leggere direttamente la traccia sul canto di San Francesco, ecco che viene il bello. Perché crediamo davvero di non leggere bene. E pensiamo che chi ha elaborato l’analisi del testo l’abbia fatto sicuramente di gran fretta. O con superficialità. O addirittura senza conoscere bene l’argomento. Nella traccia infatti sta scritto che san Tommaso d'Aquino descrive a Dante «le figure di San Francesco d'Assisi, fondatore dell'Ordine dei Francescani, e di San Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Domenicani». Ma come? San Tommaso d'Aquino si limita a raccontare la vita di San Francesco. Quanto a San Domenico di Guzman, ne parlerà Bonaventura di Bagnoregio nel canto successivo, il dodicesimo. Insomma San Tommaso, che è un domenicano, tesse l'elogio di San Francesco; Bonaventura, che è un francescano, quello di San Domenico (e ognuno dei due termina criticando gli sviamenti dell'Ordine cui appartiene). Capito? Cose da pazzi. I ragazzi lavorano su una traccia sbagliata!
O addirittura mi viene in mente che il MPI sbagli a scrivere: perchè Tommaso non "descrive", bensì esclusivamente "cita" San Francesco e San Domenico per poi parlare solo del primo...Ma se si scirve male si generano solo equivoci.
Nell’analisi poi compaiono ben quattro su sei, dico quattro quesiti…sulla collocazione geografica di Assisi. Dico, è importante…ma non ne bastava una? Peraltro al Ministero pare che abbiano dimenticato la differenza tra analisi del testo e commento al testo: non si chiede altro al ragazzo che di commentare alcune disquisizioni geografiche di Dante.
Siamo dinanzi a una serie di richieste che assomigliano ai quiz della settimana enigmistica, senza approfondimento, senza serietà… Per non parlare del modo in cui le domande vengono formulate, in un italiano discutibile come ci dimostra la seguente affermazione: “Dante evoca importanti questioni di assetto  che andava assumendo al suo tempo la struttura della Chiesa”
Cosaaaa? La Chiesa assumeva questioni di assetto? Ma che italiano è? Quello che dovremmo insegnare ai ragazzi? Cose da pazzi!
Davvero l’esame di maturità quest’anno è diventato più serio. A cominciare, come volevasi dimostrare, dalla prova di italiano…

SILVANA LA PORTA







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