PALERMO. Tutto rinviato al 27 giugno. La sentenza era attesa per ieri,
ma il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo,
Piergiorgio Morosini, che dovrà decidere se comminare o meno i due
mesi di reclusione all’insegnante di Lettere di una scuola palermitana
accusata di abuso di mezzi di correzione perché avrebbe fatto scrivere
su un foglio «Io sono un deficiente» a un bambino per punirlo di
presunti atti di bullismo, ha stabilito di risentire la docente lunedì
prossimo. Secondo quanto riferito da Sergio Visconti, il legale della
professoressa, il giudice avrebbe espresso la volontà di ascoltare la
donna da sola.
Mancando la disponibilità di una
saletta adatta all’occorrenza – ieri
mattina erano tutte occupate – il rinvio
è stato inevitabile. La sentenza, comunque,
avrebbe assicurato il Gup,
sarà emessa certamente alla fine del
mese.
La vicenda ha come protagonista un
ragazzo delle medie iscritto a una
scuola non periferica del capoluogo
siciliano che si sarebbe reso responsabile
di un atto di bullismo nei confronti
di una compagno. impedendogli,
con altri tre coetanei, l’accesso ai bagni
apostrofandolo con il termine
«femminuccia» e «gay».
Il fatto sarebbe stato, quindi, denunciato
all’insegnante che avrebbe obbligato
il responsabile a scrivere sul proprio
quaderno «Io sono deficiente» (vergato dall’alunno troppo «vivace
» senza la «i») cento volte.
Il padre del ragazzino, però, non ha gradito e ha sporto denuncia.
Di qui il processo, col rito abbreviato. Il pm Ambrogio Cartosio ha
chiesto per la docente la condanna a due mesi. E così la vicenda è
rimbalzata su tutti gli organi di stampa nazionale, spaccando in due
l’opinione pubblica. Ottimista il legale che ha sottolineato come la
condotta della propria assistita sia stata diretta a tutelare la vittima
di una «prepotenza».
«Sono serena – ha dichiarato l’insegnante – ho fatto quello che ritenevo
giusto. L’alunno – ha spiegato la docente ai cronisti – aveva già
una serie di note. Se gliene avessi data un’altra sarebbe stato sospeso
e avrebbe rischiato di perdere l’anno. Per questo ho pensato alla
punizione del quaderno. Non volevo tutta questa pubblicità – ha
concluso la docente – Insegno da più di 30 anni e ho lavorato anche
in scuole di quartieri a rischio, non mi è mai accaduto nulla di simile
finora».
ROBERTO VALGUARNERA (da www.lasicilia.it)
L’insegnante
rischia la galera
a Priebke
offerto un lavoro
Mi domando che razza di
giustizia abbiamo in Italia.
Se qualcuno è in grado
di rispondermi vi prego
di darmi una spiegazione
plausibile, per favore.
Un’insegnante che fa
scrivere 100 volte «sono
deficiente» ad un alunno
rischia la galera. Ritengo
che una sanzione disciplinare
per abuso di
mezzi correttivi fosse più
che sufficiente. Il ragazzo
è un bullo che offendeva
un compagno omosessuale.
L’intento dell’insegnante
era dunque lodevole:
fermare l’ennesimo
episodio di bullismo.
Magari appunto ha sbagliato
il modo con cui ottemperare
a questo condivisibile
obiettivo.
Ricordiamoci, ed è bene
in un paese civile ricordare
(un paese che non
apprende dal suo passato
non ha futuro!) che un
ragazzino bravo a scuola
di nome Matteo si è ucciso
in quanto deriso per
la sua omosessualità.
Un bullo che vede l’insegnante
in galera penserà
di aver ragione. Insomma
cosa avrà appreso?
Ovvio che ripeterà in futuro
certi atteggiamenti
considerandoli normali.
E mentre si manda forse
in galera quest’insegnante
a Priebke nazista responsabile
di stragi di
ebrei (e per questo condannato
all’ergastolo) si
offre a 93 anni un posto
di lavoro!
Che rispetto è questo per
la comunità ebraica e che
valori diamo ai nostri figli
se non condanniamo
con pene certe nemmeno
uno stragista? Che li
facciamo a fare i “Giorni
della Memoria?” Ma che
Italia è questa?
Mi spiegate per favore?
Rimango disgustato, scusate.
ANDREA MAUGERI
(da www.lasicilia.it)